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eXistenZ: già nel 1999 immaginò un mondo iperconnesso a livello organico

Manifesto del cyber-punk di fine millennio scorso, ed ennesima espressione delle degenerazioni alienanti uomo-macchina, eXistenZ di David Cronenberg è un film del 1999 che lascia straniati, storditi e – al tempo stesso – incredibilmente soddisfatti.

Il film è pregno di un fortissimo simbolismo, visibile a cominciare dal nome con la X e la Z maiuscole, secondo alcuni ad indicare le coordinate di una dimensione nuova: una realtà virtuale mutuata in video-game sul modello adventure, tanto realistica quanto indistinguibile dalla vera realtà. E soprattutto, alla fine, esce fuori l’angosciante interrogativo: cosa è reale e cosa è semplice proiezione di illusioni?

La trama è presto detta: Allegra Geller crea videogiochi, e durante la presentazione del nuovo prodotto subisce un attentato da parte del Gruppo Realista, un’organizzazione terroristica che teme l’impatto devastante di una realtà virtuale sulle vite di ognuno. Il riferimento o quantomeno l’ispirazione, a quanto risulta, è alla fatwah lanciata contro Salman Rushdie ai tempi dei “Versetti Satanici”, ed il parallelo tra le persecuzioni di due individui accusati di costruire una realtà alternativa che metta in discussione i dogmi presenti è quantomeno inquietante. Così, dopo l’assalto iniziale, la protagonista viene salvata in extremis da uno dei dipendenti dell’azienda, iniziando una lunga fuga nella quale cercherà di riparare il pod “malato” con cui stava sperimentando il gioco, e proponendo così l’eterno stilema di confusione sogno-realtà e di fusione virtuale-reale proposta già in modo eccellente dentro Videodrome.

“Dove sono i nostri corpi reali? Staranno bene? Se avessero fame, se fossero in pericolo?

Il mondo virtuale di eXistenZ è tutt’altro che rassicurante, anche se – ci rassicura la sua creatrice Allegra Geller – è davvero divertente e provoca sensazioni mai provate prima. Peccato che i pod per connettersi al videogame richiedano un vero e proprio buco nella spina dorsale, che viene peraltro eseguito da un pochissimo rassicurante personaggio, creato allo scopo di sottintendere una succitata sorta di “clandestinità” nelle operazioni. La realtà attuale, sembra suggerire il film, è semplicemente quella che noi tutti accettiamo passivamente, e subiamo attraverso impulsi che tendono a sopprimere qualsiasi istinto e volontà di cambiamento: nel videogioco, per quanto tale approccio abbia dei limiti sulla realtà, non esistono confini ed ogni personaggio riesce ad essere quello che desidera, anche se qualcuno – ogni tanto – “va in loop” o si blocca inesorabilmente in un punto.

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Cronenberg aveva giù bruciato i tempi su tutto e tutti costruendo diversi anni prima il succitato Videodrome, il capolavoro sul Grande Fratello Virtuale e su una realtà fatta di inconsistenti pixel, predicatori televisivi, sensazioni irreali e soprattutto assenza di contatto fisico. Con eXistenZ il regista canadese si supera, scalando nuove vette e fornendo uno dei punti forse più alti di qualità nel suo cinema di fantascienza. Nel finale, poi, eXistenZ ribalta nuovamente l’assunto iniziale, lasciando lo spettatore altamente disorientato ed incapace – come nel miglior Lynch, ad esempio, o come nel finale de “Il seme della follia” – di capire cosa sia reale e cosa sia finzione.

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