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La casa 2: l’horror ottantiano che è quasi migliore del suo predecessore

Ash si reca in compagnia della ragazza all’interno di una casa maledetta, e le conseguenze saranno ancora più imprevedibili di quelle del capitolo precedente.

In breve. Da vedere ad ogni costo: uno dei migliori horror-commedia americani del periodo, una sorta di versione “riveduta e corretta” del primo episodio. Raimi sorprende, esagera con gli effetti speciali e da’ maggiore spazio all’aspetto cartoonesco della vicenda, sfiorando a più riprese il puro slapstick. Un autentico masterpiece tra i b-movie dell’epoca: “La casa 2” si collega vagamente al primo episodio ma, probabilmente in un momento di “follia” artistica di Raimi, diventa quasi un episodio a se stante, perchè nel frattempo sorge l’idea di realizzare un ulteriore sequel: “L’armata delle tenebre“, che chiuderà la trilogia.

Ma come scrivevo per il suo predecessore, in realtà la serie è tutt’altro che monotona o ripetitiva: a differenza delle tonalità prettamente oscure e del primo, nel secondo episodio si registra un’immagine anzitutto più vivida, più sostanziale e complessivamente più divertente. Questo tono scanzonato sarà definitivamente elevato nel seguito dell’opera, arrivando a delineare il genere, in voga ancora oggi, dello “splatter-demenziale”.

Ash, protagonista indiscusso della vicenda, consolida la propria fama di “eroe umano” o pseudo-supereroe, uno di noi insomma: condizionato da ovvie paure ma spinto dall’istinto di sopravvivenza a superarle, con risultati spesso grotteschi. Indimenticabile, ad esempio, la sequenza in cui la propria mano “impazzisce” e cerca prima di soffocarlo, poi di cavargli gli occhi ed infine di terminarlo con una mannaia. Prendendo in prestito svariate sequenza tratte da un vero e proprio cartoon, Raimi realizza così uno dei suoi capolavori.

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Il tono è quindi tutt’altro che drammatico, sconfinando nello splatter demenziale, in pupazzi che si vede benissimo che sono tali e, a momenti, nello slapstick vero e proprio; questo probabilmente perchè Raimi si è reso conto del fenomeno di culto che sta nascendo attorno all’epoca, e ne prende in qualche modo le distanze “divertendosi a divertire” il suo pubblico di affezionati. Celebri, in questo film, le lotte “fantozziane” tra Ash e la propria mano, i surreali dialoghi del protagonista con le “creature”, gli oggetti del soggiorno che si animano e lo prendono in giro, un occhio che schizza e si infila in bocca. Tutti elementi di cui ogni appassionato di horror, con una punta di nostalgia per il passato e di antipatia per il tono “colto” ed insopportabile di alcuni equivalenti moderni, non potrà che apprezzare.

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