La casa dalle finestre che ridono: quando il thriller all’italiana ha fatto scuola
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Capolavoro di horror gotico all’italia di Pupi Avati, ambientato in un suggestivo paese italiano che diventa teatro di orrori nascosti per decenni…

Stefano è un maestro di restauro, interpretato da Lino Capolicchio, che viene inviato in una chiesetta di uno sperduto paese padano – interessante la ricostruzione dei luoghi fatta sul Davinotti online, a tal proposito – per recuperare un prezioso dipinto raffigurante il martirio di San Sebastiano. L’autore dell’opera è un pittore pazzoide morto anni prima apparentemente suicida, alla cui storia il protagonista inizia ad interessarsi morbosamente. Con lo svolgersi dell’intricatissima trama si verrà a scoprire di una misteriosa “casa dalle finestre che ridono”, così chiamata per le finestre bizzarramente dipinte con delle caratteristiche labbra, che nasconde la verità sulla morte del pittore ed un’imprevedibile verità sul prete del paese.

L’autore dell’opera è il defunto Buono Legnani, artista maledetto “Pittore delle Agonie”, che amava ritrarre le persone pochi istanti prima della loro morte, usando il proprio braccio come tavolozza dei colori. Il passato del Legnani sembra essere macchiato da torbidi e morbosi segreti; il protagonista si troverà coinvolto in un’atmosfera maligna e perversa, nella quale in definitiva niente (e soprattutto nessuno/a) è quello/a che sembra.

Un cult recentemente rieditato in DVD per il suo 25° anniversario dall’uscita, ricco di contenuti speciali ed approfondimenti, trasmessi sulle televisioni commerciali più volte negli ultimi anni in edizione uncut. Magistralmente diretto, discretamente interpretato e con vari richiami a situazioni degne del primo Dario Argento, “La casa dalle finestre che ridono” è un’opera classica e dall’intreccio avvincente (specie nel sorprendente finale, ispirato ad una storia vera sentita da Avati da giovane) da affiancare all’orrorifico Zeder, film entrambi sceneggiati da Antonio e Maurizio Costanzo.

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