Lenny Bruce: quando comicità faceva rima con processi per oscenità
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Pensando allo stato attuale della comicità moderna che conosciamo meglio – e che sembra andare per la maggiore, la figura di Lenny Bruce (al secolo Leonard Alfred Schneider, scomparso prematuramente nel 1966 per overdose) sembra quasi avulsa dal contesto comico. Le battute di Bruce citate nella maggiorparte dei siti di quotes sono, per l’appunto, citazioni, al netto di qualche inevitabile inesattezza, che pero’ rischiano di generare un effetto differente dalla potenza originaria delle stesse: ad oggi, come qualsiasi umorismo satirico, rischiano di non capirsi neanche più se non inquadriamo il contesto. Il contesto per la comicità è tutto, per lo stesso motivo per cui battute taglienti su Berlusconi o Prodi di 10 o 15 anni fa, lette oggi, non hanno quasi alcun senso. La comicità satirica è un po’ così, alla fine: è breve ma intensa, dura poco o nulla e deve essere rimpiazzata da nuove idee, compulsivamente. E forse Lenny Bruce è stato il primo in assoluto a ricordarci questa lezione.

Al netto del suo personaggio irriverente e spassoso, il Bruce della vita reale non se la passò mai benissimo. La sua vita travagliata, oggetto anche del film Lenny diretto da Bob Fosse (ed in cui il suo personaggio venne interpretato da Dustin Hoffman, doppiato in italiano da Gigi Proietti), fa emergere un comico innovativo per l’epoca in cui venne fuori: l’era degli USA più puritani e conservatori che si ricordino, probabilmente, ed in parte la medesima che sarebbe poi stata rappresentata, qualche anno dopo, nel cult Easy Rider: da un lato un’America sempre più conformista, dall’altro una contro-cultura che rifiutava i dogmi e proponeva modi di vivere alternativi.

Se guardiamo oggi gli spettacoli di Bruce, in effetti, non sempre riusciamo a coglierne la freschezza e l’innovazione, oltre alla sua potente carica sovversiva. Una carica che gli provocò un successo ascendente, con un umorismo raffinato, mai banale quanto diretto, ma anche diversi processi per oscenità, per pagarsi i quasi finì quasi sul lastrico. E le sue battute non si dovrebbero mai parafrasare o provare a riassumere, per lo stesso motivo per cui saper raccontare una barzelletta è diverso dal provare a riassumerla “per sommi capi“, e anche perchè – come se non bastasse – una circostanza del genere fu anche alla base di uno dei processi che gli vennero intentati: il materiale processuale fu considerato, come racconta lui stesso, la trascrizione di ciò che aveva sentito l’agente di polizia durante lo spettacolo, e per il quale aveva ricostruito una sequela di volgarità senza senso. E non che le battute di Bruce fossero semplici barzellette, ovviamente.

Nella sua biografia ufficiale Come parlare sporco ed influenzare la gente (ed. Bompiani Overlook) Bruce contrappone, ad un certo punto, la trascrizione dettagliata delle sue parole durante gli show con la sintesi proposta da quell’agente di polizia, il che assume valenza comica di per sè, proprio per quello che dicevamo poco fa. Da un lato la raffinata parola del comico, dall’altro la brutale sintesi, spesso per semplici sequenze di parole (della serie: cazzo, puttana, merda) che provocava un effetto dadaistico proprio per l’ingrato compito che spettava all’autorità, in quel caso. Il paradosso che emerse da quei processi, peraltro, che si conclusero con una progressiva assoluzione – per l’ultima volta nel 2003 – mostrava un dilemma morale non da poco: quello sulla libertà di espressione, la stessa che ha provocato irritazioni, polemiche e spesso e volentieri anche violenza, purtroppo.

L’universalità della commedia di Bruce è ben visibile da un episodio raccontato nel libro stesso: il comico sta rientrando da Londra negli Stati Uniti, e viene sia perquisito nei bagagli che personalmente. La circostanza di dover stare nudi e farsi perquisire davanti a delle autorità (un’immagine che è fortemente evocativa, e creerebbe scompensi psicologici un po’ a chiunque e per varie ragioni) è evidentemente umiliante, ma Bruce ha un’intuizione che capovolge grottescamente la situazione: immagina infatti un’erezione improvvisa, e gli imbarazzi conseguenti che finirebbe per provocare.

E se ti viene un’erezione?

“Bene, si tolga anche le scarpe e… ma che diavolo le piglia?”

“Chiedo scusa?”

“Roba da matti! Lo faccia sparire!”

“E dove lo ficco? In una scarpa?”

“Voglio dire, lo faccia smosciare. Roba da matti! … Si fa venire un’erezione alla Dogana. E va bene, si rivesta!”

“Volentieri, signore. Ma non se ha notato i miei calzoni… Sono molto attillati. Mi toccherà aspettare che si smoscia.”

Non sono troppi gli esempi di battute universali del genere, effettivamente, ed ho voluto citare questa perchè la ritengo una delle più indicative dello stile in nuce che poi sarebbe stato ripreso dalle generazioni successive: George Carlin, Richard Pryor e naturalmente Billy Hicks. La sua scomparsa prematura, peraltro, ci lascia colmi di una curiosità insoddisfacibile, che è quella di immaginare cosa avrebbe racconto, oggi, sulla censura nei film, sulle recenti amministrazioni USA, sulla pandemia, sul terrorismo o sulla scomparsa di molti video da Pornhub. Le parole sono il problema, come notato da Bruce stesso: proprio perchè nelle tette, di per sè, non c’è nulla di osceno, ma nella parola che viene pronunciata effettivamente sì.

Le battute di Bruce non furono mai assimilabili alle barzellette replicabili e oggetto di potenziali meme, analoghe a quelle espresse da vari, sia pur rispettabili, comici nostrani: furono un caso unico, per l’epoca, a parte, determinato dalle sue esperienza nell’esercito americano (dal quale si fece anche radiare per aver inscenato, a quanto pare, uno spettacolo comico davanti ai commilitoni vestito da donna), con un matrimonio appassionato e fallito prematuramente con una spogliarellista, Honey Harlow, che spinse a lasciare il lavoro pur di stare con lui e provvedere ad entrambi, inventandosi i più clamorosi sotterfugi per guadagnare soldi. Bruce non fu mai un santo, e nella sua biografia lo racconta chiaramente: come quando, ad esempio, per racimolare circa 8000 dollari dell’epoca arrivò a spacciarsi per un prelato della Brother Mathias Foundation, andando a visitare vari VIP e benestanti della zona per raccogliere fondi per una colonia di lebbrosi nella Guinea inglese dell’epoca. Una parte di quei soldi andarono effettivamente in beneficenza, ma gli altri se li tenne per sè: una volta scoperto rischiò un ulteriore processo, che poi decadde perchè non fu possibile incriminarlo formalmente.

Quella di Bruce era satira pura, e la satira non è mai un giudizio “dall’alto”: chi la pratica non ha generalmente la pretesa di essere migliore dei propri bersagli, e questa sua umana imperfezione probabilmente raffinò la sua stessa tecnica comica. Ciò, alla lunga, gli venne anche riconosciuto da vari studiosi e giornalisti dell’epoca, nonostante fossero i puritani anni 50 e 60 che, di fatto, guardavano con sospetto anche le prime forme di rock’n roll che, viste oggi, fanno al massimo sorridere senza scandalizzare più nessuno. E la satira, nel suo colpire i bersagli prescelti, a volte fa sorridere di riflesso, ed altrettanto spesso faceva ridere per far riflettere.

La sua condanna per oscenità del 1964 fu seguita da una grazia postuma nel 2003, la prima nella storia dello stato di New York, da parte del governatore George Pataki. Una circostanza sulla quale, molto probabilmente, il buon Lenny avrebbe inventato qualche ulteriore battuta (foto di copertina tratta da The Guardian).

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