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Atto di forza: un capolavoro tuttora ineguagliato di fantascienza

Nel 2084 Douglas Quaid è un umile operaio edile, con il sogno insoddisfatto di fare finalmente una vacanza su Marte: poichè non può permettersi di meglio, si rivolge all’azienda Recall, specializzata nel trapianto di ricordi fasulli nella mente dei clienti. Sarà l’inizio di una nuova storia che si confonderà con la vecchia…

In breve. Sogno, realtà e vita reale: un buon archetipo di fantascienza cyberpunk da cui Cronenberg, a livelli decisamente più “colti” se vogliamo, saprà trarre “eXistenZ”; Verhoeven mostra comunque di sapersi cimentare abilmente con il tema del futuro distopico (come aveva fatto nel notissimo “Robocop”, del resto), mentre Schwarznegger interpreta dignitosamente un ruolo che non sembra essergli troppo congeniale. Per chi avesse letteralmente vissuto su Marte (!) e non lo sapesse, la storia è ispirata a “Ricordiamo per voi” di Philip Dick.

Atto di forza, un cult di fantascienza anni ’90, nasce dal sodalizio tra Schwarzy ed il regista Verhoeven, all’epoca noto per Robocop (una fantascienza distopico-satirica considerevole anch’essa), film che aveva fornito discreta popolarità al regista. A quanto pare fu lo stesso futuro governatore della California a mandare lo script al regista e proporglielo, che Verhoeven accettò a patto di apportare alcune modifiche in senso realistico.

L’accordo per realizzare Atto di forza venne firmato a fine del 1998, e venne filmato a Città del Messico per via delle sue architetture futuristiche. Oltre 500 persone furono coinvolte nella sua realizzazione, costruendo 45 set e rendendo Total recall uno dei film più costosi della storia, subito dopo Rambo (1988). Lo script venne lavorato a Dan O’Bannon, tra gli altri, che concepì la storia di Alien parallelamente a quanto aveva fatto per questo film. Il film avrebbe dovuto essere realizzato da Dino De Laurentiis, che sembra non vedesse di buon occhio il ruolo di Schwarzy – tant’è che poi il film venne comprato da Mario Kassar su pressione dell’attore.

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Un ruolo certamente inedito per il buon Arnold, in grado di conferire un discreto spessore psicologico e tormentato al proprio personaggio (inevitabile, trattandosi di Philip Dick). Menzione particolare, infine, per il personaggio di Sharon Stone, sex symbol ottantiano per eccellenza e qui dotata di una doppiezza magistrale. Tanto che si guadagnò la fama di “female Terminator” (il terminator donna) grazie ad un’interpretazione imprevedibile che le valse anche il ruolo di protagonista, poco dopo, in Basic Instinct. La colonna sonora del film, affidata a Jerry Goldsmith, è considerata dal musicista una delle migliori che abbia mai realizzato.

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