Cose preziose: l’horror anni 90 da riscoprire oggi (Fraser Heston, 1993)
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Un negozio di antiquariato apre nella piccola cittadina di Castle Rock, nel Maine: l’antiquario è un uomo affabile ed elegante in grado di procurare alle persone ciò che hanno sempre voluto. Ma quale sarà il prezzo da pagare?

In breve. Un horror televisivo dalla forma semplice e scorrevole, che possiede come unico difetto una lunghezza superiore alla media del genere. Godibile ed emblematico di un modo di fare horror tipico del periodo e dalla valenza molto simbolica, e che solo qualche anno dopo (siamo nei primi anni ’90) sarebbe scomparso.

Film di debutto per il regista Fraser Heston, lo stesso che interpretò Mosè da bambino nel kolossal I dieci comandamenti (1956), e che volle Max von Sydow come protagonista (che curiosamente interpretò Gesù ne La più grande storia mai raccontata del 1965). Il tono di “Cose preziose” è quello tipico delle ambientazioni americane nei piccoli centri, con personaggi raramente equilibrati e scenari archetipici del genere: da qui Rob Zombie avrebbe tratto parte dei suoi film, dall’atmosfera particolarmente derivativa ed incentrata sulle classiche “maschere” e situazioni della zona (l’agricoltore dai modi bruschi e dal cervello fino, il poliziotto buono che viene dalla grande città, i piccoli screzi tra concittadini che diventano sempre più grandi).

In questo senso – e direi solo in questo – il film è stereotipato, ma questo soltanto perchè l’opera di King, in parte, finisce per esserlo: comunque rimane un discreto horror, anche perchè l’idea dell’antiquario e dei suoi orrori nascosti non è male, per quanto sia tirata, forse, eccessivamente per le lunghe. L’ambientazione è la stessa originaria de La zona morta e La metà oscura, quindi spudoratamente kinghiana con tutti i limiti ed i pregi del caso. In quest’ottica il format televisivo, del resto, era il più adatto a questo horror, forse più da leggere che da guardare, ma nonostante tutto ben realizzato ed interpretato ed in grado di riservare qualche sorpresa. Esiste peraltro una versione più lunga del lavoro, una vera e propria mini-serie che pero’, per via di problemi legali, non è mai stati pubblicata in video ad oggi. Certo il tempo è passato, e nella pellicola si nota abbastanza, anche se questo contribuirà comunque a renderlo “di culto” per gli appassionati del genere.

Ogni abitante di Castle Rock nasconde un segreto, una debolezza, un qualcosa in grado di creare empatia con il grande pubblico: e dietro ogni storia, sembra ricordare King, può esistere un cammino oscuro verso la perdizione completa. Ogni personaggio di “Cose preziose“, soprattutto, è alla ricerca di qualcosa: un oggetto, forse meglio ancora un feticcio, un qualcosa che consideri raro ed inimitabile e che ritenga di aver sempre voluto. Non importa cosa sia: importa che dietro la figurina rara del giocatore di baseball, la giacca dei bei tempi di gioventù, la copia autografa de “L’isola del tesoro“, la riproduzione del Sacro Graal ed il soprammobile legato ad infiniti sensi di colpa, ci sia un prezzo da pagare. E se quest’ultimo viene apparentemente scontato mediante un controvalore apparentemente innocuo (l’antiquario chiede in molti casi di fare giusto degli scherzi innocenti), le piccole cose diventano enormi. Cose prezione in tal senso è un po’ l’horror da effetto farfalla, il fenomeno secondo cui le cose evolvono in natura seguendo trame imprevedibili per cui, ad esempio, le stupidaggini possono diventare causa di morte. Ed il delirio anarcoide e da “legge della giungla” che si scatenerà a Castle Rock, del resto, è lo stesso (o è comunque molto simile) a quello lovecraftiano del miglior Carpenter anni 90, quello che giocava sul baratro della manipolazione e della pazzia con Il seme della follia
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