Just a tape / Lastcake (A. Antonini, 2012)
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Nel corto “Just a tape” un killer viene assoldato per recuperare una videocassetta ed uccidere il nuovo possessore; “Lastcake” si esprime invece in modo ermetico sul tema del suicidio (in un solo minuto).

In breve. Just a tape è un corto sempre più enigmatico e dall’andamento incalzante, incentrato su una misteriosa videocassetta e su un killer che dovrà compiere la sua missione. Lastcake ne esce leggermente meglio in quanto è brevissimo, essenziale e fatto di due sole inquadrature: poco per raccontare una storia, ma abbastanza per scatenare suggestioni sulle paranoie e l’isolamento moderni.

Just a tape. Alberto Antonini torna sulle scene con questa nuova produzione, un cortometraggio thriller piuttosto complesso da descrivere, fatto per larga parte di sensazioni, suggerimenti, suggestioni pure. Come già in Seguendo il sangue – del quale avevo parlato a suo tempo – il regista si affida ad una sequenza di immagini senza una soluzione di continuità lineare, definendo una storia incentrata sul nastro di una videocassetta, una serie di incontri ed un mistero che nasconde il protagonista. Una persona dall’aria rispettabile che entra nella grossa azienda – dopo uno scambio videocassetta/denaro – e che riesce a caratterizzarsi con discreta efficacia in pochi minuti (opportunista, ambiguo e tormentato da un sentimento di sospensione mai eccessivamente chiarito). Il finale, piuttosto gore e decisamente a sorpresa – tanto da spiazzare grandemente lo spettatore meno attento – sembra richiamare un po’ un notissimo sotterfugio utilizzato in “Hellraiser“, il quale finisce pero’ per diventare troppo criptico, tanto da richiedere una eventuale seconda visione. Ovviamente questo è solo parzialmente un merito per il regista, e credo anche che sia necessario sintonizzarsi adeguatamente con lo stile surreale e grottesco di Antonini, cosa probabilmente non agevole per una certa fetta di pubblico. Se i pregi sono quindi legati ad una discreta essenzialità dei contenuti, unita ad un delinearsi dell’intreccio mai eccessivamente chiaro fino alla fine, probabilmente si presenta qualche difetto recitativo di troppo, che fa intuire fin troppo chiaramente la provenienza regionale della storia e, a mio avviso, la rende parzialmente provincializzata e poco esportabile su mercati esteri. Ovviamente la cosa può avere un suo perchè, e anzi si tratta di una prassi consolidata presso diversi registi indie italiani; resta il fatto che si tratta comunque di un corto piuttosto interessante ed originale nel panorama ripetitivo (e spesso asfittico) del settore. “Just a tape” ha partecipato al Margherita Short Movie Fest, al Cesate Short Film Festival ed al 32° Fantafestival.

Lastcake.Ho cercato un senso, ma le cose presero un’altra piega… ricordi, amicizie, amori. Tutto viene masticato, digerito, dimenticato. Mi uccido perchè non mi avete amato, perchè io non mi sono amato“. Con queste semplici parole vediamo un uomo preparare un dolce per poi suicidarsi poco dopo; il sangue che fuoriesce dalla sua bocca sembra evocare direttamente il colore del cioccolato, evocando così ancora più disgusto di quanto una visione ordinaria avrebbe fatto. Viene in mente il microcosmo delle digressioni episodiche alla “Der todesking” (1989) incentrate anche qui, nel loro piccolo, sul tema della morte per suicidio: l’annullamento totale della vita umana accostata, in modo disturbing, ad immagini di vita quotidiana come può essere la preparazione di un dolce. Un po’ di splatter in più, unito a qualche sequenza più dilungata, avrebbero forse giovato all’idea di questo micro-film, certamente interessante se rapportato agli altri lavori del regista (Seguendo il sangue).  Si può morire davvero con la bocca dolce?

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