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L’exploitation pura di Deodato: “La casa sperduta nel parco”

Alex e Ricky si autoinvitano ad una festa snob, e dopo essere stati derisi decidono di attuare una feroce vendetta.

In breve. Incursione di Deodato nella shoxploitation, solo in parte interessante e degna di nota.

Un classico shoxploitation con richiami agli anni 70, che punta in parte allo shock fine a se stesso ma che riesce, alla fine dei conti, a proporre un intreccio originale e significativo. La regia è di Ruggero Deodato, regista del discusso Cannibal holocaust che neanche qui, per inciso, risparmia dettagli macabri o voyeuristici al pubblico. A detta di molti le citazioni fin troppo esplicite a “L’ultima casa a sinistra” di Wes Craven (a cominciare dallo stesso attore protagonista, David Hess). Sicuramente la storia possiede un equilibrato potenziale di tensione e paura, per quanto non manchino le pecche: a metà film è come se qualcosa non filasse nel modo giusto, e la visione tenda vagamente ad appesantirsi. Ad essere pignoli, anche il personaggio del bravissimo protagonista -per quanto ben caratterizzato – soffre di qualche problema a livello di script – o forse di traduzione italiana – di alcune battute (“hai mai sentito tante stronzate tutte assieme? la chiameremo miss Stronzamerica“). L’ambientazione è completamente calata in un contesto giovanile, un tipico party a base di droga e sesso che finisce per degenerare e mostrare vari “tipi” umani degradati ed imprevedibili.

Alex è un meccanico e stupratore abituale, incapace di controllare i propri impulsi animaleschi, eppure dotato di una capacità notevole di sedurre: è questo, a mio avviso, il ritratto più aderente che si possa fare di questo singolare villain. Al tempo stesso, poi, nell’animo di Alex aleggia una sorta di nobiltà di fondo, che schizza fuori ferocemente nel difendere l’amico menomato Ricky dalla prepotenza degli altri giovani. Nonostante il livello quasi amatoriale di recitazione di più della metà dei protagonisti, la cosa più interessante è l’atteggiamento “a doppia faccia” che le giovani ragazze nutrono verso Alex, attratte e respinte al tempo stesso dalla sua figura.

È anche da segnalare che nessuno, per quasi tre quarti di film, accenni una reazione degna di nota: una cosa che accomuna questo film con altri, analoghi e più recenti, come Funny Games: senza azzardare interpretazioni sociologiche o politiche dietro questa scelta, rimane una scelta totalmente spiazziante. Il messaggio provocatorio è basato interamente su immagini violente ed ostentazione di sangue e sesso, e rimane decisamente straniante per lo spettatore che non venga accennata alcuna reazione sulla base di un qualsiasi istinto di sopravvivenza.

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Il nichilismo della pellicola, peraltro, è totalizzante: l’unico a mostrare un qualche lato umano è Alex, tutti gli altri non aspettavano altro che sfoderare in modo sicuro il proprio istinto animale nascosto. Una metafora dell’ipocrisia e slealtà di alcune categorie di persone spiazzante ed efficace. Il senso di rivalsa che dovrebbe avvertirsi ad un certo punto, in realtà, ha poco del classico revenge-movie, ma questo dipende anche dall’interpretazione non troppo convinta di alcuni interpreti – soprattutto l’odioso (sia per il modo di recitare che per il personaggio in sè) co-protagonista giovane borghese americano, biondo e perfetto, vittima suo malgrado di tutti i peggiori stereotipi. Splendido, poi, il parallelo, tra lo stupro di Cindy da parte del cinico Alex ed il sesso spontaneo tra Gloria e Ricky: in effetti quest’ultimo, lungi dal possedere la cattiveria innata dell’amico Alex, lontano dal branco diventa semplicemente succube. Lisa, poi, rimane il personaggio piu terribilmente ambiguo, soprattutto nel finale del film. Apparentemente terrorizzata dalla situazione, alterna (in una sorta di sdoppiamento di personalità) momenti in cui è schiava delle circostanze ad altri in cui vive addirittura a proprio agio la sottomissione verso i due teppisti.

inutile sottolineare che gli stessi rapporti che si instaurano tra i vari personaggi sono quasi esclusivamente di natura sessuale. Il finale, su cui si è molto discusso, appare forse poco credibile non tanto per le motivazioni, quanto per il modo in cui è stato architettato il tutto. Ad ogni modo, bisogna riconoscere che si tratta di una metafora efficace della sete di vendetta di taluni individui, che se ne fregano di mettere in pericolo la vita dei propri amici e cari per il proprio tornaconto personale. inutile dire che dopo aver visto il film, i ruoli di “buoni” e “cattivi” risulteranno stravolti più volte e sarà difficile cantare vittoria. E questo varrà qualsiasi ottica abbiate voglia di porvi.

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