Le tombe dei resuscitati ciechi: il film De Ossorio che anticipa l’horror di Fulci
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La campeggiatrice Virginia incontra una vecchia amica, Betty; ooco dopo decide di scendere dal treno in corsa ed accamparsi in un villaggio abbandonato, giusto nei pressi del cimitero dell’abbazia di Bercham…

Le tombe dei resuscitati ciechi” è una produzione spagnolo-portoghese del 1971, del regista Armando De Ossorio: un film che vive su stilemi che evocano il cinema fulciano di qualche anno dopo, declinando i consueti orrori sepolti e mai sopiti. Un classico del genere certamente da conoscere, il primo della saga sui templari (quattro episodi in tutto: si contano pure Return of the Blind Dead (1973), The Ghost Galleon (1974) e Night of the Seagulls, 1975) ricco di particolari interessanti e di scene cult. Esistono secondo IMDB almeno due versioni del film: quella spagnola (La noche del terror ciego) e quella inglese. Quest’ultima presenta un flashback che viene riportato all’inizio della pellicola, ed è priva di molte scene caratterizzate da sesso e gore.

Se c’è qualcosa di davvero incredibile – o ridicolo, a seconda dei punti di vista – all’interno della filmografia di genere è la capacità smisurata dell’essere umano di mettersi da solo nei guai, nelle situazioni più improbabili. Dovrebbe essere quello che oggi prova lo spettatore, nel vedere la donna solitaria che si accampa imprudententemente giusto nell’antico territorio del templari. Durante la notta verrà assalita da un gruppo di scheletri-cavalieri .. Per la cronaca, i cavalieri sono ciechi per aver rinnegato la fede ed aver scelto di adorare il diavolo, e perchè quando furono condannati a morte dal re – si racconta nel film – i corvi ne divorarono gli occhi. E cercano ancora sangue…

Il resto del film è un po’ dejavu di poliziotti incompetenti, una morta vivente ed i consueti ostinati razionalisti che rifiutano di credere al sovrannaturale, pagando quasi sempre con la vita il proprio scetticismo. Qualche tocco di sesso e di nudo femminile, mai troppo esplicito, contribuisce a rendere ancora più malsana e “di cassetta” l’atmosfera di questo classico “Le tombe dei resuscitati ciechi“. Il finale, poi, si segnala per il suo tono particolarmente apocalittico.

Una colonna sonora, tipicamente anni 70, agghiacciante ed azzeccatissima, è stata realizzata da Antón García Abril che scandisce alla perfezione i vari momenti della storia, specie quelli più surreali e spaventosi, sempre efficaci e contestualizzati. La sceneggiatura mi sembra abbastanza solida, la storia interessa anche se cala un po’ nel finale, mentre il regista sa farci spaventare più che altro giocando sull’imprevedibilità di alcune scene e sul dettaglio macabro che appare all’improvviso.

Tra le curiosità del film si annovera il fatto che molte parti della versione uncut italiana non sembrano essere affatto state doppiate, come ad esempio nella scena in cui si mostra lo sfacciato interesse dell’uomo verso Betty, ed alcuni discorsi che fanno inquadrare una sorta di triangolo amoroso. Se non è un caso, bisogna pensare ad una censura vagamente bacchettona. Ad ogni modo, rimangono in lingua originale una parte del racconto del professore sui templari, e svariati dialoghi che sono presenti solo in spagnolo, qualsiasi sia il motivo.

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