meme topolino occhi (in inglese Mickey Mouse Eyes) è uno dei meme più popolari su internet, in particolare su Reddit, 4chan e X/Twitter.
Il “meme topolino occhi” si riferisce a un’immagine di Topolino (il famoso personaggio Disney) con gli occhi spalancati, che è diventata popolare su Internet e è stata utilizzata in molti meme. In alcuni casi si prevede che Topolino abbia le mani dentro agli occhi, e in alcuni casi si veda proprio il sangue. Il significato è legato all’infanzia rovinata, ad un mito caduto, ad un qualcosa che è stato e che ci ha deluso, in qualche modo.
Questa immagine di Topolino con gli occhi spalancati viene spesso associata a situazioni sorprendenti, scioccanti o sconcertanti. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per rappresentare una reazione esagerata a una notizia inaspettata o a una situazione insolita. La versatilità di questa immagine ha portato alla creazione di una vasta gamma di meme che utilizzano Topolino con gli occhi spalancati in modi creativi e (se possibile) divertenti.
Il “King Baldwin meme” ha origine dal personaggio di Re Baldovino IV di Gerusalemme, interpretato da Edward Norton nel film “Kingdom of Heaven” (2005), diretto da Ridley Scott. Baldwin IV, anche conosciuto come Re Baldovino il Lebbroso, era un sovrano storico del Regno di Gerusalemme nel XII secolo, noto per la sua saggezza e compassione nonostante la sua malattia.
Il meme prende spunto dalle sue citazioni e dalla sua calma, mescolando spesso il suo volto o le sue parole con situazioni umoristiche o assurde. Il significato varia a seconda del contesto specifico del meme, ma generalmente si tratta di utilizzare l’immagine del Re Baldovino e/o le sue frasi per ironizzare su una vasta gamma di argomenti, dall’attualità alla cultura popolare. La nascita del meme è stata probabilmente influenzata dalla popolarità del film e dalla capacità del personaggio di Baldwin IV di ispirare riflessioni profonde e citazioni memorabili. Con il passare del tempo, il meme ha acquisito una vita propria sulla rete, con utenti che lo utilizzano per esprimere opinioni, condividere battute o creare situazioni comiche.
“Re Lebbroso” è il soprannome storico di Baldovino IV di Gerusalemme, detto anche Baldovino IV d’Angiò. Baldovino IV di Gerusalemme era conosciuto per questo soprannome a causa della sua lotta con la lebbra. La malattia aveva causato gravi deformità facciali, portandolo a indossare una maschera per nascondere le sue condizioni. La sua storia è diventata leggendaria nel corso dei secoli e ha ispirato varie rappresentazioni, inclusa quella nel film “Kingdom of Heaven”, che ha contribuito alla diffusione del meme di King Baldwin.
Nel turbine digitale della rete, un’anomalia si manifestò con una cifra fredda e spietata: CT446. Un sigillo di disordine, un grido silenzioso nel flusso costante delle transazioni.
Questo errore, un enigma cifrato in una lingua segreta degli algoritmi, si insinuò nei meandri del sistema di pagamento elettronico italiano, PagoPA. Un baluardo dell’efficienza, progettato per semplificare le transazioni con le istituzioni pubbliche, si trovò a fronteggiare un nemico invisibile.
Un errore tecnico, una falla nel cuore del codice, che sfuggiva alla comprensione dell’utente comune. Solo gli eletti, i custodi della conoscenza binaria, potevano sperare di decifrare le sue criptiche intenzioni.
Nel vasto cosmo digitale, un’ombra che una volta aveva gettato il suo velo su ogni transazione elettronica si dissolse. L’errore CT446, una volta un fantasma implacabile nei meandri di PagoPA, si ritirò nell’oscurità.
Ma la pace era precaria, poiché nel mondo dell’elettronica, il passato poteva risorgere come un’ombra inquietante. I sistemi che dipendevano da PagoPA, come stelle legate da un’unica costellazione, rimanevano in guardia contro la minaccia di un ritorno oscuro.
E così, mentre l’orologio digitale continuava a segnare il passaggio del tempo, l’ombra di CT446 rimase sospesa nell’aria. Una spada di Damocle che pendeva sopra la testa di ogni utente e sviluppatore, pronta a scendere di nuovo nell’abisso dell’errore.
Ma nella danza eterna della tecnologia, c’era sempre speranza. Un nuovo giorno avrebbe potuto portare una risoluzione, un rinnovato vigore nella battaglia contro le tenebre digitali.
E così, nell’attesa ansiosa di un futuro incerto, si poteva solo sperare, provare di nuovo e vedere se, nel frattempo, la luce avrebbe riportato la stabilità nel caos digitale.
Ma nell’oscurità digitale, c’era una luce di speranza. Gli artefici di queste meraviglie tecniche, i programmatori, si impegnarono nella ricerca della soluzione. Armati di logica e determinazione, si misero all’opera per sconfiggere questo oscuro avversario.
E mentre l’utente medio rimaneva impotente di fronte a questo mistero, la sua unica speranza era segnalare il bug alle orecchie attente degli sviluppatori e attendere, nell’incertezza digitale, che la soluzione fosse trovata.
“L’orrore di Dunwich” (scritto da H.P. Lovecraft nel 1928) ruota attorno alla cittadina di Dunwich, Massachusetts, e alla famiglia Whateley, notoriamente eccentrica e oscura. La storia narra di Wilbur Whateley, figlio di Lavinia Whateley, una donna della cittadina, di padre ignoto. Wilbur mostra una straordinaria crescita, prontezza e cultura sin dalla nascita, suscitando sospetti e timori tra gli abitanti del luogo.
Giovanissimo, inizia a studiare antichi testi arcani e a compiere strani rituali nella sua casa isolata dal resto del mondo. Nel frattempo il lettore si rende conto che c’è qualcosa di innaturale riguardo alla famiglia Whateley e alla loro terra. Il ragazzo cresce in modo innaturale, e mostra una maturità superiore all’età biologica.
Il dottor Henry Armitage inizia ad indagare sui misteri di Dunwich e sulla famiglia Whateley, scoprendo che Wilbur sta cercando di accedere a conoscenze proibite contenute nel Necronomicon, un libro di magia nera. Con l’aiuto di alcuni abitanti locali, Armitage e il suo gruppo tentano di fermare i piani di Wilbur e di prevenire una catastrofe imminente. Wilbur, nel frattempo, è stato visto recarsi in una biblioteca alla ricerce del tomo proibito, chiedendo invano di poterselo portare a casa, e raggiungendo la ragguardevole altezza di oltre due metri.
Wilbur è in realtà una cosa informe e mostruosa, che viene trovato dal dottor Armitage richiamato sul posto a causa degli odori nauseabondi e degli strani movimenti che si sono registrati nei pressi della casa.
Il vero orrore si nasconde dietro le mura della casa Whateley, con la rivelazione di un’entità cosmica di antica malvagità che minaccia di portare distruzione su Dunwich e forse anche oltre. La storia termina con una sensazione di terrore e minaccia imminente, lasciando molti misteri irrisolti e un senso di inquietudine permanente.
“La cosa che giaceva semicurva su un fianco in una fetida pozza di giallo-verdastro e di appiccicosità catramosa era alta quasi due metri e mezzo, e il cane le aveva strappato tutti i vestiti e parte della pelle. Non era non era del tutto morta, ma si contorceva silenziosamente e spasmodicamente mentre il suo petto si contorceva all’unisono mostruoso con il folle canto delle delle piroette in attesa fuori. Pezzi di pelle di scarpe e frammenti di abbigliamento erano sparsi per la stanza, e appena dentro la finestra un sacco di tela vuoto giaceva un sacco di tela vuoto dove evidentemente era stato gettato.
Sarebbe banale – e non del tutto esatto – affermare che che nessuna penna umana avrebbe potuto descriverla.
Era in parte umano, senza dubbio, con mani e testa molto simili a quelle di un uomo, e il volto caprino e senza mento viso caprino e senza mento aveva l’impronta dei Whateley. Ma il torso e le parti inferiori del corpo erano teratologicamente favolose, così che che solo un abbigliamento generoso avrebbe potuto permettergli di camminare sulla terra incontrastato o non eradicato.”
Le Gorgoni, le Idre e le Chimere – storie terribili di Celeno e delle Arpie – possono riprodursi nella mente superstiziosa – ma si trovavano già lì. Sono trascrizioni, tipi – archetipi dentro di noi, eterni. Come altrimenti potrebbe influenzarci ciò che sappiamo essere falso?Forse perché concepiamo naturalmente il terrore da taluni oggetti, considerati nella loro capacità di infliggerci danni fisici o dolore? Vale per tutti gli oggetti. Tali terrori sono di origine più antica. Essi risalgono al di là del corpo – o senza il corpo, sarebbero stati gli stessi… Che il tipo di paura qui trattato sia puramente spirituale – che sia forte in proporzione alla sua assenza di oggetto sulla terra, che predomini nel periodo della nostra infanzia senza peccato – sono difficoltà la cui soluzione potrebbe offrire una probabile visione della nostra condizione ante-mondana e una sbirciatina almeno nella terra d’ombra della preesistenza. (Charles Lamb: Witches and Other Night-Fears)
Le regole del gioco, titolo originale Lucky You, è un film del 2007 diretto dal regista americano Curtis Hanson, su soggetto e sceneggiatura di Eric Roth. Il gioco è da sempre uno dei temi più amati dall’arte, dalla letteratura e soprattutto dal cinema. Basti pensare a grandi pellicole come Cincinnati Kid di Norman Jewison, o a Casinò di Martin Scorsese. In particolare, il poker negli ultimi anni ha riscosso grandissimo successo, divenendo un fenomeno di costume. Il film è uscito proprio nel periodo in cui il poker ha raggiunto uno dei massimi picchi di popolarità.
Protagonista della pellicola è Huck Cheever, un giocatore di poker professionista, interpretato da Eric Bana, da tutti conosciuto per il suo carattere difficile e per il suo fare da sbruffone. La passione e il talento per il gioco gli sono stati tramandati dal padre, L.C., ben due volte campione del mondo di Texas Hold’em. Quando siede al tavolo verde gioca sempre il tutto per tutto, osa moltissimo, ma nella vita ha un atteggiamento molto differente. È una persona molto cauta per tutto quello che riguarda il sentimento. Evita ogni coinvolgimento. È distaccato, freddo, scostante. Finché un giorno le cose cambiano radicalmente. Incontra Billie Offer, una ragazza che si è trasferita a Las Vegas sognando una carriera di successo come cantante. Lei è interpretata da Drew Barrymore.
L’amore porterà grossi stravolgimenti, ma questa pellicola è molto di più che una semplice storia d’amore. Vediamo che Huck prova un forte rancore nei confronti di suo padre, colpevole di aver abbandonato la madre, morta poi solo dopo un anno dall’abbandono. Questo pensiero è una costante per Huck, che vince moltissimo al poker, ma puntualmente poi perde tutto per le ragioni più varie. Lui ha un’unica grande e potente aspirazione, ovvero quella di battere il genitore. Raccoglie 10.000 dollari e si iscrive al Main Event delle World Series of Poker. Grazie alle sue spiccate qualità di giocatore riesce a farsi strada nel torneo e a conquistare il tavolo finale. Proprio a questo tavolo, tra i suoi avversari incontra il padre. Inizia così una sequenza di fortissima tensione. Dopo aver eliminato i principali avversari, Huck si ritrova a giocare contro il genitore. La partita è molto tesa e dopo varie eliminazioni rimangono in gara solo Huck, un giocatore che aveva incontrato in passato (la prima volta che aveva partecipato a un torneo di poker dal vivo) e il padre. Nella pausa padre e figlio hanno un incontro diretto. L.C. approfitta del momento e racconta al figlio come sono andate veramente le cose tra lui e la madre. La cosa cambia di molto le carte in tavola. La posta in gioco è qualcosa di molto grande per entrambi.
Il gioco tra i due diventa un simbolo. In un certo senso, le regole del poker diventano a tutti gli effetti una metafora delle regole della vita. È sano applicare strategia e tanta competizione nei rapporti personali? In diversi casi questo è un atteggiamento spontaneo, in altri casi meditare ogni mossa diventa un atteggiamento necessario. A fare da cornice a questa riflessione c’è Las Vegas, una città ritratta in modo piuttosto inedito. Niente sfarzo, niente insegne luminose, la Las Vegas di questo film è quella delle sale da gioco professionali, ben più raccolte delle grandi sale da gioco per turisti.
La regia di Curtis Hanson è raffinata e ispirata ai grandi classici della tradizione cinematografica americana. I dettagli sono molto curati. Per certi versi la pellicola manca di sorprese e non tutte le sue parti sono sempre coerentissime con l’economia del film. Molto convincente la prova attoriale di Eric Bana, scelto da Eric Roth, che era rimasto molto sorpreso dalla sua interpretazione nel film Munich di Steven Spielberg. Drew Barrymore stupisce per le sue doti canore. Piccola gemma, il cameo di Robert Downey Jr.. Nel film appaiono inoltre dei veri e propri campioni del poker contemporanei, pokeristi riconosciuti a livello globale come Daniel Negreanu, Doyle Brunson, Phil Hellmuth, Sam Fahra, Cyndy Violette e molti altri ancora. Inoltre, il commentatore del torneo World Series of Poker nella versione italiana del film è doppiato da Fabio Caressa. Questa pellicola, con tutti i suoi dettagli e le sue citazioni, è sicuramente una gioia per gli amanti del poker.
Utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e per mostrare annunci (non) personalizzati. Il consenso a queste tecnologie ci consentirà di elaborare dati quali il comportamento di navigazione o gli ID univoci su questo sito. Il mancato consenso o la revoca del consenso possono influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e per mostrare annunci (non) personalizzati. Il consenso a queste tecnologie ci consentirà di elaborare dati quali il comportamento di navigazione o gli ID univoci su questo sito. Il mancato consenso o la revoca del consenso possono influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.