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Shock è l’horror settantiano di Mario Bava da riscoprire

Opera geniale di Mario Bava, in stretta collaborazione con il figlio Lamberto, che ne ha condizionato in vario modo lo stile e le caratteristiche, declinandole verso un horror più moderno rispetto alla filmografia precedente del regista. In effetti l’opera del maestro italiano del classico e del gotico non puo’ che ricordare quanto poi realizzerà Dario Argento – in particolare all’interno di Tenebre, in cui troveremo nuovamente l’ottimo John Steiner, e Suspiria.

Non sono propriamente un fan del Bava gotico che tutti decantano (questione di gusti, semplicemente), ma devo riconoscere che anche i soli “Cani arrabbiati” e “Reazione a catena” sono opere che hanno il merito di aver creato dei generi (rispettivamente il pulp-movie e lo slasher ante-litteram), e che meritano anche solo per questo di alloggiare nella videoteca di ogni appassionato. Shock è il film che completa una trilogia di terrore – del tutto ideale – del regista italiano, piuttosto simile, nei modi e nei tempi, al grande Dario Argento.

Orrore puro: dettato ambiguamente da forze soprannaturali o da semplice allucinazioni spiegabili scientificamente? Poco importa dove stia la verità, dato che Bava si diverte a disseminare il dubbio fino alla fine, facendo intendere da un lato una spiegazione prettamente razionale e dall’altro l’influenza di fantasmi della mente (che poi non sono altro che rimorsi, i quali si materializzano nel desiderio morboso di distruggere i propri cari). Dora – Daria Nicolodi in una delle sue migliori e più convincenti interpretazioni – è una donna che va a vivere nella sua vecchia casa, abbandonata dopo la morte del marito (eroinomane, morto suicida): la protagonista ha adesso un figlio di 7 anni ed un nuovo marito, Bruno.

Ben presto si manifesteranno presenze maligne all’interno della casa, attraverso gli stereotipi del genere (mani di ceramica che si muovono, finestre murate che non danno scampo, taglierini che si agitano minacciosamente nell’aria) che arriveranno a condizionare l’esistenza della nuova famiglia fino all’esasperazione assoluta. In particolare Dora precipiterà in una spirale di paure rimosse, nascoste, che si declineranno in timori ed ostilità nei confronti della sua stessa famiglia, fino a scoprire l’orrida ed incredibile verità.

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Scomodando idee morbose, rimorsi che tornano dopo anni, uno strano ed ambiguo complesso di Edipo, oltre che l’eterna paura l’uno dell’altro – modello “La cosa” di Carpenter e “Shining” di Kubrick, il regista terrorizza lo spettatore mostrando incubi degni di Freddy Krueger.  Shock è, senza dubbio, uno dei migliori e più “corposi” film di Mario Bava, e va annoverato tra i suoi capolavori da riscoprire. Tra le scene epiche, quella – semplice e spaventosa, per l’epoca, del bambino che corre verso la donna nel corridoio per poi, all’improvviso, ergersi minacciosamente di fronte a lei in forma adulta (il regista la cita in questa intervista, ndr). Cosa forse ancora più importante, Bava riesce a spingere la sceneggiatura al limite, osando in una direzione in cui solo pochissimi, in ogni tempo, avrebbero mai osato: basti anche solo pensare alla rappresentazione morbosa della gelosia del bimbo nei confronti del nuovo genitore –  capace di non perdere la propria aria innocente anche quando afferma “mamma, ti devo uccidere” – da un lato di un condizionamento esterno dovuto a presenze spiritiche, dall’altro selvaggiamente galoppante in una folle razionalità che rimane, terrificante, spiegazione plausibile degli eventi.

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