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Surf nazis must die: il film Troma che funziona solo in parte

Volendone cercare uno per frza, il problema dei film Troma accomuna la stragrande maggioranza dei cosiddetti cult: vengono osannati in modo sconsiderato dai fan, e con la stessa brutalità distrutti dagli “ntellettuali. Eppure il recente revival sul genere sembra essere orientato a rivalutare questi prodotti, ed il pubblico ci va spesso a nozze, disgustato dai soliti caroselli del già sentito, del già visto e della prevedibilità. Tale rivalutazione, a mio avviso, avviene adducendo ai b-movie una sorta di intrattenimento liberatorio, “brutto”, sgradevole e spesso in risposta anticonformista al tono troppo mieloso, politicamente corretto e allineato (spesso) anche della cosiddetta “controcultura”.

In questo “Surf nazis must die” non fa eccezione, in nessun senso.

In due parole: la Troma satireggia e sbeffeggia come di consueto, ma il film riesce solo in parte. Per chi non conosce Kaufman e soci, in particolare, le opere da vedere vanno cercate altrove.

In seguito ad un terremoto la città di Los Angeles è in preda al panico ed al caos: una banda di surfisti di ispirazione nazistoide si impadronisce della spiaggia del posto, condizionando l’esistenza di svariati ragazzini e trascorrendo le giornate tra violenza, sesso, svastiche disegnate col pennarello ed armi artigianali. Il figlio di un’infermiera afroamericana viene assassinato dal gruppo in questione per futili motivi: da questa tragedia insensata nasce un desiderio di vendetta da parte della donna che affronta così da sola l’intera banda.

I surfisti nazisti sono (ovviamente) ridicoli, grotteschi e solo vagamente paurosi: associano l’anarchia agli omicidi sconsiderati, uno di loro si puo’ proclamare “furher della spiaggia” (con effetto di ridicolo involontario ben reso solo in parte): un susseguirsi di accostamenti tra il serio ed il faceto, unito a dialoghi paradossali, poco credibili e così poco hollywoodiani.  Il buono viene inaspettatamente fatto fuori dopo neanche mezz’ora di film, e questo segna un distacco dalle storie con l’eroe necessariamente positivo che lotta, soffre e alla fine vince. È probabilmente il punto di forza più rilevante di Surf nazis, ma è probabilmente anche l’unico sostanziale.

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Nel frattempo si trova il tempo di fare il verso a “I guerrieri della notte“, mostrando componenti di bande con la bombetta, lotte all’arma bianca forsennate e le immancabili battaglie territoriali. I dialoghi sono a tratti davvero carenti (nel 1987 un critico americano abbandonò, per questo motivo, la visione del film a Cannes), ma sono l’aspetto meno preoccupante dell’intera opera. In certi punti è proprio storia visibilmente non regge, e – quel che è peggio in assoluto – è che non intrattiene, non diverte nel senso “classico” che ti aspetteresti da un film Troma.

Sono il tuo incubo peggiore, Adolf: mi senti?

Nel frattempo la signora acquista bombe a mano ed una P38, imbraccia una motocicletta modello Easy rider e si reca nel covo dei teppisti: inutile stare a descrivere la mattanza che la donna, modello terminator de-noantri, di lì a poco eseguirà. In definitiva, nonostante sia apprezzabile dai meno raffinati e dagli amanti dei b-movie, non si tratta certo di una delle migliori opere della Troma, per non dire che è un filmbrutto, a questo punto, praticamente per definizione.

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