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Zombi di G. Romero è l’horror sociale definitivo

Film cult per l’immaginario dei morti viventi, nel quale la presenza dei cadaveri ambulanti diventa una scusa per fare sociologia e criticare gli eccessi del consumismo e l’avidità umana.

In breve. Capolavoro del cinema horror di ogni tempo e luogo: il suo mix di azione, introspezione ed ambientazione post-apocalittica lo rende uno dei capisaldi del genere. I veri zombi, simbolo di una società omologata e narcotizzata dal consumismo, portati al massimo dello splendore, prima che il morto vivente fosse (definitivamente?) banalizzato dai troppi imitatori di questo film.

Che un horror possa rappresentare orrori reali senza scomodare vampiri o mostri dallo spazio dovrebbe essere un fatto consolidato: eppure con Romero, quantomeno nelle fasi in cui ha potuto esprimere al meglio la propria poetica, questo avviene seguendo un linguaggio fatto di riscoperta, polemiche sociali ed allusivi simbolismi. I detrattori in effetti non fanno che accusarlo di voler fare  l’intellettuale sociologo spicciolo, mostrando gli esseri umani come peggiori dei cannibali ambulanti e rivelandone in ogni film della saga debolezze, incertezze, slealtà e cinismo innato. Per la cronaca Zombi – Dawn of the dead è il secondo capitolo della ideale quadrilogia zombesca del regista americano, anche se i film non sono in alcun modo collegati tra di loro.

La storia è ben nota: in un futuro post-apocalittico cause misteriose hanno reso moltissimi esseri umani degli zombi post-mortem, e quel che è peggio è che il contagio si diffonde a macchia d’olio mediante morsi. I mostri infatti vivono esclusivamente per cibarsi dei propri simili, mentre si consolida lo stereotipo del dovergli sparare in testa per ucciderli.

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Un gruppo di persone, tra cui una giornalista, il fidanzato e due agenti SWAT, riescono a fuggire da uno studio televisivo e a rifugiarsi all’interno di un centro commerciale: e se da un lato mostreranno la propria inguaribile vanità ed avidità saccheggiando negozi pieni di roba che a breve non gli servirà più, dall’altra gli zombi sono spinti sempre più all’interno di quell’edificio che evoca grottescamente i loro ultimi istinti vitali. Il film si concluderà con l’ennesima fuga disperata, lasciando un dubbio sull’effettiva possibilità di continuare a farlo per sempre a causa dello scarso carburante.

Zombi è un classico di George Romero del 1978 che suona ancora attuale, in cui lo splatter (nella versione uncut) raggiunge livelli di realismo davvero raccapriccianti, con smembramenti e scene di cannibalismo sempre bene in vista. Questo ovviamente ammesso che vi procuriate la versione uncut del DVD e non il taglio televisivo, periodicamente in onda sulle reti commerciali a notte fonda, e ridicolmente tagliato nelle parti più cruente (generando a volte dei pazzeschi non sequitur, come gli zombi che aggrediscono i sopravvissuti e due secondi dopo gli stessi che fuggono).

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