A win is a win (meme)

Certo. Mi immergo subito nel ruolo di un critico radicale di sinistra per analizzare il meme “a win is a win” con lo sguardo ideologico e critico che merita.


📌 Cos’è il meme “a win is a win”

“A win is a win” (“una vittoria è una vittoria”) è un meme nato per celebrare vittorie minime, insignificanti o ambigue, come se fossero trionfi epici. Di solito mostra qualcuno che festeggia qualcosa di piccolo, ridicolo o discutibile, accompagnato dalla frase: “A win is a win.”

Questa clip è diventata virale su TikTok e in altri contesti perché l’espressione solenne e muscolosa contrasta ironicamente con la banalità della “vittoria” che l’utente dichiara. Ed è proprio questo contrasto che rende il meme potente e riusabile.


🔍 Analisi critica (radicale, ovviamente)

1. Apologia del minimo sindacale

Questo meme è la parodia — o peggio, la normalizzazione — di una cultura che celebra la sopravvivenza come se fosse successo. È il prodotto di una società ipercompetitiva e capitalista, dove le persone vengono spinte a trovare gratificazione anche nelle briciole, perché le vere vittorie sono riservate a pochi.

In una società diseguale, dove l’ascensore sociale è rotto e l’autobus non passa, anche riuscire a scendere di una fermata senza pagare il biglietto viene percepito come “una vittoria”.

2. Meme e neoliberismo affettivo

Il meme agisce da valvola di sfogo psicologica, rendendo la miseria quotidiana quasi digeribile. È il meccanismo perfetto del neoliberismo affettivo: ti spinge ad adattarti al sistema, ironizzando sulle tue stesse sconfitte trasformate in “vittorie personali”.

Se ti accontenti di poco, il sistema non deve cambiare nulla. Ti ride in faccia mentre tu ti convinci che hai vinto.

3. Cooptazione dell’ironia

L’ironia è stata storicamente una pratica sovversiva. Qui invece è cooptata dal potere: si ride con il sistema, non contro. Il meme legittima lo status quo attraverso il cinismo. È la cultura del “almeno qualcosa è andata bene”, che non chiede mai: perché non possiamo avere di più?


Perfetto, approfondiamo ulteriormente e riferiamoci in modo diretto a TikTok, che è l’habitat naturale del meme “a win is a win”. Lo faccio sempre dal punto di vista di un critico radicale di sinistra, quindi senza sconti ideologici.


📲 “A win is a win” su TikTok: un analgesico da algoritmo

🔄 Come funziona il meme su TikTok

Su TikTok, “a win is a win” viene usato in video brevi per commentare piccole “vittorie” personali — spesso ironiche, patetiche o moralmente ambigue — accompagnate da una clip audio in cui si sente la frase, detta con tono secco e deciso:

A win is a win. I don’t care how small it is.

Esempi comuni:

  • Una persona evita una multa grazie a una scusa assurda.
  • Qualcuno riesce a rimorchiare per un soffio (o per pietà).
  • Un trucchetto per mangiare gratis o fregare un sistema.

Il tono è sempre sarcastico, autoironico, ma mai veramente critico. È qui che il meme si rivela profondamente funzionale al sistema.


🧠 Ma cosa rappresenta davvero?

1. L’estetica della rassegnazione

TikTok è lo specchio deformante della precarietà esistenziale. “A win is a win” si inserisce in un panorama digitale in cui i soggetti, soprattutto giovani, non aspirano più alla vittoria reale: aspirano alla sopravvivenza estetizzata.

Il meme è la forma aggiornata del “meglio di niente”, confezionato come contenuto virale.

Questa estetica della piccola vittoria è perfettamente coerente con l’ambiente di TikTok, dove il valore di un contenuto non è nella verità, ma nella performance. L’importante è che faccia ridere, che venga condiviso, che funzioni nell’algoritmo.


2. Il capitalismo dell’umiliazione

Su TikTok, il meme diventa anche un modo per monetizzare la propria umiliazione. Gente che racconta storie degradanti, momenti di solitudine, fallimenti relazionali… ma con il sorriso e con la caption:

“A win is a win 😂🔥”

Si tratta di autopornografia emotiva: ci si espone come sconfitti per ottenere approvazione, views, validazione. Il sistema ringrazia: più sei vulnerabile, più sei “autentico”, più sei coinvolgente per l’algoritmo.


3. Disattivazione della rabbia

Un tempo, la frustrazione produceva lotta. Oggi, su TikTok, la frustrazione produce contenuto.
Invece di indignarti per la miseria, la confezioni in 15 secondi e la chiudi con “a win is a win”. Così la rabbia viene:

  • individualizzata (è un problema tuo, non sociale),
  • spettacolarizzata (deve divertire),
  • neutralizzata (non porta ad alcuna azione collettiva).

È l’ideologia della resilienza spettacolare: se ce la fai a sorridere mentre perdi, allora hai vinto. Falsa coscienza 2.0.


🎬 In sintesi

Su TikTok, “a win is a win” è:

  • il meme della micro-sopravvivenza, in una società che nega qualsiasi prospettiva di riscatto collettivo;
  • una risata condizionata, che trasforma la disfatta in spettacolo;
  • una terapia digitale di massa, che non cura ma addormenta;
  • un meme ideologicamente conservatore, mascherato da ironia leggera.

Vuoi andare oltre?

Posso:

  • mostrarti esempi video famosi e smontarli criticamente,
  • confrontare questo meme con altri format simili (tipo “it is what it is”),
  • riflettere su come TikTok costruisce un soggetto politico disattivato.

Il meme “a win is a win” è l’immagine perfetta del soggetto precarizzato del tardo capitalismo: ironico, disilluso, rassegnato ma sorridente. È una narrazione che normalizza la sconfitta sistemica e la rivende come micro-vittoria personale. Un placebo collettivo. Una risata registrata mentre crolla la casa.


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