Dove nasce la parola meme e per quale motivo/ambito si usa? Potrebbe sorprendere scoprire che il termine meme nasce in ambito accademico, e più precisamente in ambito evoluzionistico. Nel 1976 esce infatti il libro di Richard Dawkins “Il gene egoista”, a tema genetico-evoluzionistico e dotato, per inciso, di una sostanziale complessità di trattazione. Lontano dai toni accomodanti e divulgativi a cui siamo stati abituati negli ultimi anni, lo scienziato descrive un meme come una unità di informazione residente nel cervello umano, in grado di auto-replicarsi in modo inconsapevole, di persona in persona, oltre che di influenzare l’ambiente che ci circonda.
Il concetto appare vagamente contro-intuitivo ma resta sostanziale per il suo utilizzo in senso lato. Etimologicamente parlando la parola meme deriva dal greco antico mimema (μίμημα), che significa “imitato“. Alla base del concetto di meme c’è la riproduzione di un qualcosa nella sua forma originale su larga scala, seguendo un processo che dovrebbe risultare innato (e che viene considerato generalmente non consapevole).
Per l’Urban Dictionary i meme sono “un antidepressivo naturale“, “uno stile di vita e una forma d’arte utilizzata dai ragazzi e dagli adulti” che non manifestano alcuna depressione, addirittura uno dei motivi per cui la metà del genere umano non è ancora morta. Una ulteriore definizione prevede che si tratti di “scherzi” in grado di durare poco (due giorni, secondo un anonimo contributor) e di produrre un effetto divertente su chi li vede.
Si assume comunemente che questa vignetta del 1921 sia il primo meme della storia, e sembra provenire dal magazine satirico The judge a cavallo tra il 1919 ed il 1920.
Già qui sembra esserci qualche incertezza nell’attribuzione della data, che stando ad un’analisi del sito della BBC sarebbe da riferire al Wisconsin Octopus (una copia si trova ancora qui), il giornale universitario dell’Università del Wisconsin edito tra il 1919 e il 1959. Giornale in cui appare peraltro questa seconda vignetta, che evoca anche qui meme molto popolari oggi.
Due vignette divertenti, ad ogni modo, non è detto che siano meme, per quanto possa sembrarci familiare come stile. Il punto è che – se la forma è simile al linguaggio “da meme” che si usa per la maggiore – non si tratta tecnicamente di meme, visto che la diffusione dell’epoca non poteva certo essere planetaria / su larga scala per ovvie ragioni. All’epoca era difficile che un contenuto fosse replicabile su larga scala, non fosse altro per le limitazioni tecnologiche dell’epoca.
C’è pero’ da aggiungere che la diffusione mediante blog e social di queste vignette possa aver contribuito a renderli tali, ad oggi, per cui non sembra sbagliato parlare di meme (o quantomeno di internet meme, per essere più precisi). Si tratta pertanto, a nostro avviso, di esempi embrionali di meme, per quanto ripescati da un archivio digitalizzato e divenuti tali grazie ad internet. Da un altro punto di vista, è più plausibile che un graffito come Killroy was there, effettivamente propagato su più ambiti in modo spontaneo, sia attribuibile come primo meme della storia.
Ad oggi i tentativi di meme vengono prodotti quasi quotidianamente dagli utenti dei social e di internet in genere, ma soltanto quelli che passano la “selezione naturale” teorizzata da Dawkins, in effetti, possono ergersi del titolo in questione.