Come farsi lasciare in 10 giorni: trama, cast, critica

Lana: “Come farsi lasciare in 10 giorni”…mi piace. Parti!
Andie: Aspetta Lana, scusa… Perché 10 giorni?
Lana: Cinque giorni sono pochi, e fra undici andiamo in stampa.
Andie: …Dieci…!

Cast

Il cast principale del film “Come farsi lasciare in 10 giorni” (2003) include:

  • Kate Hudson nel ruolo di Andie Anderson, la protagonista femminile, una giornalista di moda che cerca di scrivere un articolo su come farsi lasciare in dieci giorni.
  • Matthew McConaughey nel ruolo di Benjamin Barry, l’uomo che Andie sceglie come oggetto della sua scommessa e che lavora nel settore della pubblicità per un’importante agenzia.
  • Adrianne Palicki nel ruolo di Judy Green, una delle colleghe di Ben, ambiziosa e determinata.
  • Annie Parisse nel ruolo di Connie, l’altra collega di Ben, che è altrettanto ambiziosa e partecipa alla scommessa di Ben.
  • Bebe Neuwirth nel ruolo di Glenn, la direttrice della rivista Composure, che accetta l’idea dell’articolo di Andie.
  • Catherine Hicks nel ruolo di Mrs. Barry, la madre di Ben, che gioca un ruolo importante nella riconciliazione finale.
  • Robert Klein nel ruolo di Mr. Barry, il padre di Ben, che contribuisce alla dinamica familiare.

Il film è diretto da Donald Petrie e scritto da Kristen Buckley e Brian Regan.

Recensione psicoanalitica

“Come farsi lasciare in 10 giorni”

si configura come un palcoscenico per la rappresentazione di una dialettica fondamentale nella struttura psichica del soggetto moderno, incapsulata nel gioco di specchi tra desiderio e identificazione. Il film, sotto la patina della commedia romantica, si disvela come una critica dell’ordine simbolico che regola il nostro rapporto con l’Altro e con il Sé.

La figura di Andie Anderson, interpretata da Kate Hudson, non è altro che l’incarnazione di un desiderio ancorato alla struttura del Grand Altro: il suo tentativo di scrivere l’articolo “Come farsi lasciare in 10 giorni” riflette il desiderio di sfuggire alla rigidità imposta dalla sua posizione nella rivista, simbolo di una castrazione simbolica. La sua scommessa diventa un atto di sublimazione: una discesa nell’abisso dell’altro per tentare di ricostruire una narrazione che la libererà dall’oggetto di un desiderio oggettivato e mercificato.

Benjamin Barry, impersonato da Matthew McConaughey, è l’epitome del Nome del Padre in questa economia del desiderio: l’oggetto per eccellenza che, attraverso il diamante e il suo potere simbolico di eternità, manifesta la funzione paterna come garanzia di stabilità e riconoscimento. La sua sfida di mostrare una fidanzata autentica riflette il mito della merce eterna e la necessità di un segno riconoscibile, in una danza complessa tra il fantasma e la realtà.

La complicità inconscia tra Andie e Ben si snoda attraverso il confronto tra il loro desiderio di autenticità e le manipolazioni superficiali delle loro strategie. La cena e l’evento pubblicitario diventano spazi di esposizione del raccordo fallimentare tra desiderio e realtà, con ogni gaffe e rivelazione svelante la fallacia dell’idealizzazione. La loro interazione trascende il piano della mera seduzione per diventare una riflessione sulla soggettivazione del desiderio in un contesto di regole simboliche.

Il climax del film, segnato dal conflitto aperto e dalla rottura finale, riporta al concetto di “scissione del soggetto”. La scoperta della scommessa e la verità svelata portano a una crisi del senso che mette a nudo l’inconscio di entrambi i protagonisti. In questa crisi si manifesta la realtà della loro identificazione con il fantasma, e la loro riconciliazione diventa una rappresentazione della ricerca di un significato autentico oltre la superficie dell’apparenza e della merce.

In conclusione, “Come farsi lasciare in 10 giorni” è una disamina sottile e ironica delle strutture simboliche e dei meccanismi di identificazione nel contesto del desiderio moderno. È una riflessione sulla ricerca di autenticità in un mondo in cui il significante prevale sul significato, e dove la verità dell’individuo emerge solo attraverso la riconciliazione con le proprie illusioni e la decostruzione dell’oggetto del desiderio.

Sinossi

Nel labirinto dell’esistenza postmoderna, Andie Anderson si erge come il prototipo di un soggetto intrappolato nella contingenza e nella superficialità della cultura consumistica. Imprigionata in un ruolo che sembra destinata a definirla per sempre come “La ragazza come fare…”, Andie è una figura paradigmatica della lotta tra il desiderio di autenticità e la costrizione imposta da una struttura sociale che banalizza il proprio potenziale. Il suo inconscio, permeato dalla frustrazione di non riuscire a trattare questioni di rilevanza sociale attraverso la sua penna, è costretto a indossare la maschera dell’effimero, un sacrificio imposto da un sistema che premia il conformismo e la superficialità.

In contrasto, Benjamin Barry rappresenta l’archetipo dell’autoaffermazione maschile, un soggetto che si misura con il potere simbolico del diamante, oggetto di un desiderio che si proclama eterno e inalterabile. La sua esistenza è governata dalla volontà di superare la propria condizione attuale, intrappolato in una scommessa che riflette la sua ambizione di dominare l’ambito pubblicitario e ottenere il controllo sul settore del diamante, simbolo di una promessa imperitura di successo e stabilità.

Il destino incrociato di Andie e Ben è una danza di seduzione e manipolazione, dove entrambi i protagonisti sono costretti a confrontarsi con le loro verità più profonde. Andie, attraverso la sua scommessa di farsi lasciare in dieci giorni, non solo tenta di esorcizzare il proprio ruolo limitante ma rivela anche una critica alla vacuità delle norme romantiche che la società impone. In questo schema, il suo tentativo di distaccarsi da Ben diventa un atto di resistenza contro la riduzione della propria esistenza a mere logiche di mercato e consumismo affettivo.

Benjamin, d’altra parte, si confronta con il proprio fantasma, rappresentato da una scommessa che lo costringe a esibire una realtà costruita per il pubblico: una relazione che sembra essere una mera merce di scambio per ottenere il riconoscimento e il potere desiderato. La sua resistenza alle manovre di Andie è una manifestazione della sua angoscia ontologica, una riflessione del suo timore di perdere il controllo e di essere costretto a confrontarsi con la verità della propria insoddisfazione.

Il culmine della loro interazione avviene nella rivelazione reciproca di menzogne e illusioni, quando entrambi sono confrontati con la crudele realtà della propria superficialità. La rottura finale, seguita dalla riscoperta e dall’accettazione della propria vulnerabilità, è un momento di disillusione e di riscoperta autentica. La terapia di coppia e la visita a Staten Island diventano simboli di una ricerca di significato più profondo e di un’autenticità che va oltre le apparenze e i giochi di potere superficiali.

Nel finale, Andie e Ben riconoscono la loro necessità di superare le loro false identità e accettare una connessione più genuina. Questo processo di riconciliazione non è solo una risoluzione romantica, ma una manifestazione della loro capacità di confrontarsi con la verità della propria esistenza, oltre le imposizioni sociali e le illusioni di successo. In questo senso, la loro storia diventa una riflessione sulla capacità dell’individuo di trasgredire le proprie limitazioni e trovare una forma di autenticità in un mondo dominato dalla superficialità e dalla simulazione.

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