A.S.A.P briefs webinar target


P.S. Fammi sapere ASAP.

La mail che aveva sotto gli occhi. Quella riga. Quella riga maledetta che per Marco non aveva alcun senso. Domande si affastellavano nella sua mente. E adesso che gli rispondo?

In seguito si rese conto che stava leggendo la mail partendo dalla fine: era abituato così, perchè di solito le rotture di cazzo erano annidate tutte alla fine, quindi tanto valeva leggere dalla fine, no?

Gentile team,

Vi scrivo per informarvi che è necessario creare un brief dettagliato per l’approccio strategico del prossimo webinar. Vi prego di lavorare insieme per raccogliere le informazioni chiave e le metriche di riferimento al fine di formulare un piano efficace. Una call di coordinamento verrà organizzata per chiarire ulteriori dettagli e per assicurare una comprensione condivisa degli obiettivi. Vi chiedo inoltre di brieffare il reparto creativo affinché possano iniziare a lavorare sul materiale promozionale. Il report dei risultati del webinar precedente è atteso entro la fine della settimana, al fine di identificare punti di forza e aree di miglioramento. Vi ricordo che il target di partecipanti per il prossimo webinar è stato alzato, pertanto è essenziale un impegno totale da parte di ciascun membro del team.

Vi ringrazio per la vostra collaborazione e dedizione. So che gestire tutte queste attività può risultare impegnativo, ma come si suol dire, “non è strano che uno poi voglia cambiare mestiere e piantare le ciliegie.” Continuiamo a lavorare sodo per raggiungere i nostri obiettivi.

Cordiali saluti, [Il tuo nome]

Chi? Dove? Come? Perchè? Il nome di chi? Il tuo nome?

Ma scherziamo?

Vi presento la storia di Marco, l’eroe inaspettato del mondo tecnologico aziendale. Marco, un impiegato d’ufficio tranquillo e amante della grammatica impeccabile, si trovò un giorno a dover fronteggiare una tempesta di inglesismi in una misteriosa email. In un attimo, la sua pazienza raggiunse livelli sovrumani.

Dopo aver letto la diabolica email piena di “briefs,” “webinars,” e “targets,” Marco iniziò a sospettare che gli inglesismi nascondessero qualcosa di inquietante. Decise di scherzarci sopra e mandò un emoji “thumbs up” in risposta, ignaro delle conseguenze che avrebbe scatenato.

Alcuni giorni dopo, i server aziendali iniziarono a comportarsi in modo strano. Files scomparivano, stampanti stampavano fogli pieni di nonsense e il frullatore nell’angolo della cucina sembrava stesse facendo il moonwalk. Marco realizzò che il suo emoji “thumbs up” aveva innescato un virus inglesismo che stava causando il caos digitale.

Non uno a dare indietro, Marco si immerse in ricerche su ricerche, imparando tutto ciò che c’era da sapere sui virus informatici. Armato di questa nuova conoscenza (e di un manuale di volo scaricato da Internet), Marco prese a noleggio un aereo e sorvolò la città, lanciando volantini con scritte del tipo “andate affanculo voi e gli inglesismi.”

La gente inizialmente rimase confusa dai volantini sospesi in aria, ma presto scattarono foto e iniziarono a ridere della situazione assurda. Marco era diventato il loro eroe anti-inglesismi, una leggenda locale.

Con il tempo, Marco riuscì a decifrare il codice del virus inglesismo e ristabilì l’ordine nei server aziendali. Lasciò un messaggio ironico sul sistema, dicendo: “All your base are belong to us.” La morale della storia? Mai sottovalutare il potere dell’ironia quando si tratta di sconfiggere i nemici digitali, o di prendere a noleggio un aereo per lanciare volantini ribelli.

Su uno pare ci fosse scritto vaffanculo voi, l’aziendalismo e gli inglesismi di merda che ostentate.

Marco andò a coltivare le ciliegie vivendo felice il resto della propria esistenza.

Il nostro voto

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