L’orrore sottile di undici storie creepypasta

Con il termine creepypasta si intendono storie horror che girano su internet , a volte in forma di meme, con storie vere di mezzo o a volte raccontate come se fossero addirittura reali. La suggestione di queste storie, sostanza da urban legend vere e proprie in certi casi, è alla base del loro successo in tutto il mondo. Anche in Italia da qualche tempo sono state pubblicate e tradotte su vari forum e social network: noi oggi ve ne proponiamo un po’ tra quelle che ci sono piaciute di più.

Etimologia

Il termine “creepypasta” è un neologismo formato dalla combinazione delle parole “creepy” (inquietante, spaventoso) e “copypasta” (un termine che indica un testo copiato e incollato in rete). Quindi, “creepypasta” è letteralmente un “testo inquietante copiato e incollato”.

La parola “creepy” ha origini incerte, ma è probabile che derivi dal termine inglese antico “creopan”, che significa “colei che fa strisciare”. “Pasta” nel contesto di “copypasta” si riferisce al fatto che il testo viene copiato e incollato in diverse piattaforme online.

Il termine “creepypasta” è stato coniato per descrivere racconti brevi di natura horror o inquietante che vengono diffusi in rete attraverso il copia e incolla. Questi racconti spesso si diffondono velocemente attraverso forum, social media e siti web, contribuendo a creare una sorta di folklore moderno su internet.

Breve storia delle creepypasta

Secondo la studiosa dell’università di York Sara Bimo, non è facile stabilire quale sia stata la prima creepypasta della storia. Giornalisti come Jessica Roy del Time hanno rilevato somiglianze tra le creepypasta e le catene di Sant’Antonio degli anni Novanta, quelle che diffondevano bufale e leggende metropolitane minacciando un destino terribile agli utenti che non le avrebbero fatte girare. Storie dell’orrore come il Rake, un mostro fittizio creato dagli utenti di 4chan nel 2005, sono state considerate retroattivamente creepypasta.

Altri studiosi del fenomeno considerano la storia del 2001 “Ted the Caver” la prima autentica creepypasta della storia (Ted Hegemann l’ha pubblicata sul suo blog).

Le storie creepypasta originano da 4chan, e la cultura del sito web è stata certamente influente nel plasmare le caratteristiche del genere. Famosi siti dedicati alle creepypasta hanno cominciato a comparire dalla fine degli anni 2000: Creepypasta.com è stato creato nel 2008, mentre il Creepypasta Wiki e il r/NoSleep di Reddit sono stati creati entrambi nel 2010. Secondo Time magazine, il genere ha avuto il suo picco di pubblico nel 2010 quando è stato coperto dal New York Times. da qualche tempo esistono anche versioni italiane di sitidel genere come Creepypasta Wiki.

La definizione di creepypasta si è espansa nel tempo per includere la maggior parte delle brevi opere di fiction horror la cui prima pubblicazione è avvenuta online. Nel tempo, l’autorialità è diventata sempre più importante: molte creepypasta sono scritte da autori nominati o, più frequentemente, da autori anonimi.

SuicideMouse.avi

Suicidemouse.avi è stato probabilmente il progenitore video di tutti gli episodi di creepypasta. Mostra Topolino che camminava lungo una strada senza fine con note random di piano in sottofondo. Il video diventa sempre più distorto e la musica si trasforma in statico. Guarda con i tuoi occhi.

In sintesi, la storia narra di un presunto episodio perduto di Topolino degli anni ’30, noto come “Suicidemouse.avi”. Si dice che questo episodio sia stato rimosso dalla pubblicazione e che sia rimasto inedito per decenni. La storia si concentra su un dipendente della Disney, Leonard Maltin, che scopre casualmente una copia digitale del cartone animato. Tuttavia, ciò che scopre è molto più inquietante di quanto avesse previsto.

Il video inizia come una normale animazione di Topolino che cammina per le strade di una città, ma ben presto assume un tono inquietante. La musica di sottofondo diventa un mormorio angosciante e l’immagine si distorce, mostrando una versione distorta e decomposta di Topolino. La situazione peggiora ulteriormente quando il dipendente di Maltin si suicida dopo aver visto il video fino alla fine, lasciando dietro di sé solo un messaggio criptico.

La storia si conclude con la scoperta che il video contiene un frammento di testo in cirillico che dice:

Le viste dell’Inferno riportano dentro chi le vede.

Si insinua che il video sia maledetto o contenga qualcosa di sovrumano, e che cercare di trovarlo online potrebbe portare a conseguenze fatali.

La storia è accompagnata da presunti link a “Suicidemouse.avi“, ma l’autore avverte il lettore di non guardarlo mai e di contattarlo immediatamente se mai dovesse trovarne una copia, suggerendo che ci sia qualcosa di molto sinistro dietro a questo cartone animato apparentemente innocuo.

Sonic.exe

Ero un grande fan di Sonic, appassionato dei nuovi giochi ma con un debole per i classici. Non avevo mai giocato a giochi hackerati o con glitch, ma tutto è cambiato quel pomeriggio d’estate.

Stavo giocando a Sonic Unleashed quando il postino ha consegnato un misterioso pacchetto nella mia cassetta delle lettere. Era un gioco, Sonic.exe, accompagnato da una lettera strana di un amico, Kyle, che sembrava spaventato.

La lettera implorava di distruggere il gioco, avvertendo che se non lo avessi fatto, sarebbe stato posseduto. Ignorando il consiglio di Kyle, ho inserito il CD nel computer. La schermata iniziale era simile al classico gioco di Sonic, ma con un sinistro tocco.

Quando ho iniziato a giocare, ho notato anomalie: personaggi sbagliati, livelli distorti, e una sensazione di terrore crescente. Il gioco sembrava vivo, e Sonic, il protagonista, mostrava un volto malvagio e demoniaco.

Man mano che procedevo, la realtà del gioco si confondeva con la mia. Creature morte, musica distorta e apparizioni spaventose facevano parte dell’esperienza. Mi sentivo intrappolato, come se il gioco avesse una presa su di me.

E poi, Sonic. La sua immagine spaventosa, i suoi occhi bui e il sorriso distorto, mi tormentavano in ogni livello. La sua presenza sembrava pervadere il mio mondo reale, portandomi sempre più vicino al suo dominio oscuro.

Anche quando spegnevo il gioco, la sua influenza persisteva. Sogni inquietanti, voci sinistre e un peluche di Sonic che mi fissava con occhi vuoti, tutto sembrava collegato al gioco maledetto.

La paura mi avvolgeva, ma la mia curiosità era più forte. Ho continuato a giocare, sperando di trovare una via d’uscita da questo incubo interminabile. Ma Sonic non aveva intenzione di lasciarmi andare così facilmente.

Ad ogni turno, il gioco diventava sempre più oscuro, sempre più demoniaco. Sonic si rivelava un dio malvagio, giocando con le anime intrappolate nel suo mondo distorto.

E ora, sono qui, incapace di liberarmi da questa prigione digitale. Sonic mi osserva, sorridendo con quella faccia distorta, mentre io cerco disperatamente una via d’uscita.

Ma forse, in fondo, Kyle aveva ragione. Forse distruggere il gioco è l’unica via d’uscita. Ma posso farlo? O sono destinato a rimanere intrappolato nel mondo di Sonic per sempre?

Teddy the caver di Ted Hegemann

“Ted the Caver” viene presentato come un diario online di un esploratore amatoriale di grotte. Il narratore si rifiuta, in primis, di rivelare nomi o luoghi effettivi per la presunta sicurezza dei suoi lettori. Racconta del suo amico “B” che avrebbe deciso di fare speleologia assieme a lui, trovano un piccolo buco nella “Caverna del Mistero”. Scopre che il buco porta a un passaggio stretto prima di aprirsi ulteriormente; eccitati all’idea che possa trattarsi di un passaggio inesplorato, i due passano giorni scavando instancabilmente.

Man mano che gli esploratori si addentrano sempre più nella grotta, incontrano strani geroglifici, mentre venti minacciosi sembrano soffiare all’interno. In un ultimo post sul blog, Ted scrive che lui e i suoi compagni porteranno un’arma da fuoco nella grotta dopo aver vissuto una serie di incubi, allucinazioni e un incontro con ciò che potrebbe essere presumibilmente un essere soprannaturale.

Il blog non è stato più aggiornato da allora.

Il telefono

Estate, tempo di vacanze: ero a casa dei miei genitori, di notte. Forse le 3 del mattina, ancora al PC a sbirciare siti e video improbabili sul web. Squilla il cellulare, era mia sorella. Cosa strana doppiamente perchè, al di là della stanza, mia sorella era in casa con me in quel momento.

Ho pensato che volesse parlare con me, quindi mi sono alzato e sono andato in camera sua. Non appena ho raggiunto la sua porta, ha iniziato a urlare che qualcuno era nella stanza con lei. Sono entrato e non c’era nessuno. Dopo aver smesso di piangere mi ha detto che si è svegliata e ha visto un’ombra scura a pochi centimetri dal suo viso, ed è allora che ha gridato.

Quando le ho detto che mi ha chiamato, mi ha detto che era impossibile: il suo telefono non era nella sua stanza, l’aveva dimenticato al piano di sotto, nella borsa, in soggiorno. Sul telefono risulta la chiamata ricevuta da lei a quell’ora, ma sul suo non risulta nulla.

SlenderMan

Molto prima che questo personaggio diventasse caratteristico di videogame e serie TV di successo, Slenderman (un ghoul minaccioso e dall’altezza spropositata) ha caratterizzato vari oscuri forum su internet, con i suoi arti innaturalmente lunghi.

In genere Slenderman colpisce i bambini, e più in generale coloro che diventano ossessionati dalla sua esistenza, anche se nessuno sa esattamente cosa succede ai corpi catturati poiché nessuno è mai sfuggito a un incontro con lui. Slender Man è alto e magro, con una faccia bianca del tutto priva di lineamenti. Indossa un abito nero, e talvolta viene mostrato con tentacoli che fuoriescono dalla schiena. Può causare amnesia, attacchi improvvisi di tosse e comportamento paranoico nelle vittime.

Nel 2014 è avvenuto un fatto di cronaca nera ispirato a questa leggenda: Payton Leutner è stata portata in una foresta da Anissa Weier e Morgan Geyser, dove è stata pugnalata dalle due per 19 volte. Riuscita a fuggire, è stata salvata da un ciclista, mentre Weier e Geyser sono state mandate in un ospedale psichiatrico. All’epoca dei fatti, avevano solo 12 anni.

La casa che trema

Eravamo ragazzini: circa dodici anni di età media, tutti i miei cugini e fratelli erano assieme a noi, mentre i genitori e i nonni erano fuori a cena. Mentre guardavamo un film dell’orrore la casa iniziò a tremare, e abbiamo visto un grande lampo dal cortile sul retro. La sensazione era come se fosse caduta una bomba poco distante, abbiamo avvertito questo: eravamo forse soltanto dei bambini molto impressionabili. Andammo a vedere in giro, fuori e dentro la casa, ma non c’era niente nè nessuno, tantomeno danni alla casa.

I cugini più grandi del gruppo hanno discusso sulla possibilità di chiamare la polizia, ma poi hanno deciso di chiamare i nostri genitori. Dopo pochi minuti ci siamo fatti coraggio e ci siamo avventurati di nuovo in soggiorno, questa volta con le armi (per ogni evenienza). Dopo mezz’ora senza altri problemi, i genitori sono tornati a casa e hanno pensato che fossimo impazziti. Non c’era niente di sbagliato nel cortile, nessun vicino aveva segnalato nulla.

Sono passati dieci anni e ne parliamo ancora adesso, ogni tanto, cercando di capire cosa fosse successo. È stata di gran lunga la cosa più spaventosa che mi sia capitata.

La casa abbandonata

Ai tempi del liceo, i miei amici e io ci eravamo impegnati a trovare case abbandonate in cui organizzare feste. Finchè non fui io ad individuarne una che vedevo sempre di sfuggita tornando da scuola, ogni giorno. Sembrava una casa abbandonata tipo quelle dei b-movie, diroccata e posta lì, antica, spettrale, quasi avulsa dal contesto. Così convinsi uno dei miei amici ad andare a vederla, in orario notturno, per capire se potessi organizzare il nostro party proprio lì.

Ci andammo di notte, e mentre la illuminavamo coi fari senza scendere dalla macchina, un camion si stava avvicinando proprio nella nostra direzione. L’istinto ci suggerì di scappare: ma il camion iniziò a seguirci. Continuò a farlo per chilometri, noi sempre più spaventati. Alla fine riuscì a tagliarci la strada costringendoci a fermarci nei pressi di una stazione di servizio. Il mio amico pronto a chiamare la polizia col cellulare in mano, il camionista scese dalla macchina: bussò al finestrino chiedendo di aprire. Ero in preda al panico, non sapevo cosa fare. L’uomo ci chiese cosa ci facessimo lì, e noi blaterammo confusamente che eravamo lì soltanto perchè avevamo sbagliato strada. L’uomo restò in silenzio, poi sorrise, ci salutò e se ne andò.

Tutte le volte che ripasso da quella strada, per tornare da scuola, non riusciamo più a vedere alcuna casa: era come sparita, scomparsa nel nulla. Tempo dopo scoprimmo che era avvenuto uno spaventoso incidente in quella zona, molti anni prima, che aveva causato la morte di un camionista. Ed è da allora che i party li organizziamo sempre a casa di qualcuno, mai più in case altrui abbandonate.

Mai dormire in soggiorno

In quel periodo avevo il permesso dei miei genitori di dormire in soggiorno: c’era questa grande finestra che dava sul giardino, che era scarsamente illuminato la sera perchè c’era un guasto. Guardavo un film e poi dormivo lì, anche perchè era estate e volevo sentirmi in vacanza, entuasista dell’idea di spulciare tra le vecchie videocassette di casa.

Una notte mi sveglio con la sensazione di essere osservato: dal finestrone mi sembra di scorgere una sagoma, si tratta forse di un uomo, molto piccolo ma un uomo. Alla luce della luna lo vidi, e lui accortosi che l’avevo notato si dileguò. Avvisai subito i miei genitori, e mentre mia mamma mi tranquillizzava mio padre andò a controllare, accompagnato dal nostro cane: ma non aveva trovato nessuno, almeno così disse. Mi rimisi a dormire: la sagoma ricomparve, e mette un dito davanti alla bozza che scorgo nella penombra, sfoggiando anche un colore della pelle che non sembrava per nulla umano. Poi se ne andò, e non lo rividi mai più.

La bici scomparsa

Qualche estate fa sono andato a fare un giro in bicicletta intorno a mezzanotte con un amico: ci siamo separati alla fine della serata. Avevo ancora due isolati da percorrere per tornare a casa. Ho camminato per un po’, poi l’imprevisto: c’era quest’uomo che camminava da solo, forse sulla quarantina, un po’ trasandato, forse un vagabondo. Il marciapiede era stretto e non volevo spaventarlo, così quando fui a pochi metri da lui mi disse “stai attento”, guardandomi in malo modo. Corsi via ma lui iniziò a seguirmi, chiedendomi “dove vai, dimmi dove fai”. Mi resi conto che si trattava di una persona instabile, che avrebbe voluto forse abusare di me. Correva fortissimo ed io avevo paura di cadere dalla bici.

Ero vicino casa, per cui feci un giro più lungo dell’isolato, accertandomi che non mi seguisse più. Poi tornai a casa seguendo un percorso molto contorto, e non lo vidi in giro. Arrivato sotto casa, posai la bicicletta e lui sbucò fuori dall’oscurità, mentre io correvo di nuovo via: non avendo la forza di raggiungermi, iniziò ad infierire sulla mia bici colpendola a martellate. I miei genitori sentirono tutto e come uscirono, l’uomo scappò via. Scoprimmo che era una persona instabile che poi venne curata per molti anni da uno psichiatra.

Meglio non dormire sul ciglio della strada

Circa due anni fa, stavo tornando a casa da una riunione di famiglia piuttosto tardi la sera: il viaggio era di circa due ore. La maggior parte del viaggio era su strade con fitti cespugli e alberi su entrambi i lati, quelli veramente raccapriccianti: sapete, di quelli che si vedono frequentemente nei film. Comunque, stavo guidando da circa 45 minuti e stavo cominciando a stancarmi davvero. Sai come a volte diventi improvvisamente davvero stanco, dal nulla? Ebbene sì, è successo a me. Sapevo che non avrei mai resisito, ma non ho incontrato nessun posto in cui sentivo di poter parcheggiare e dormire in sicurezza.

Ad ogni modo, dopo che mi è diventato chiaro che non avrei trovato un posto dove fermarmi, e la mia stanchezza non stava andando via, ho deciso di fare qualcosa di parecchio discutibile. Mi sono fermato sul ciglio della strada sull’erba, dietro alcuni cespugli, per cercare di nascondere la mia macchina a chiunque altro sarebbe passato (le strade non erano vuote, mi sono imbattuto in un’altra macchina ogni pochi minuti circa ). Ho visto che erano le 11:22, e poi mi sono addormentato. Venni svegliato da un suono molto intenso.

Guardai subito l’orologio, che segnava appena le 11:50. Il suono si interruppe dopo pochi secondi e, poiché ero ancora estremamente stanco, non mi preoccupai di guardarmi intorno e tornai semplicemente a dormire. Più tardi fui svegliato dallo stesso suono, ed erano le 12:40. Questa volta mi ero davvero spaventato: mi quasi convinsi che fosse solo un animale, ma perché quella regolarità? Ho guardato nello specchietto retrovisore, e sono riuscito a intravedere qualcosa che si nascondeva nella foresta. Un uomo, un assassino, una creatura dei boschi, non saprei dirlo.

Fanculo, ho pensato tra me e me, quindi me ne sono andato. C’era una curva a non più di un centinaio di metri più avanti, e mentre la aggiravo, c’era una macchina del cazzo, parcheggiata sul lato della strada con la portiera del guidatore aperta. Ho rallentato solo per vedere se c’era qualcuno lì dentro (non c’era). Poi ho guardato nello specchietto retrovisore. Non ho visto niente e all’improvviso questo ragazzo arriva correndo dietro l’angolo. Inizia a urlarmi contro, gridando qualcosa tipo “Ehi! Ehi tu! Esci dalla macchina! Adesso!

Sono uscito di lì e sono andato via. E non ho mai più visto nessuno. Morale della favola? Non dormire mai e poi mai sul ciglio di una strada deserta.

Il cadavere ritrovato

Qualche anno fa stavo camminando un po ‘per i boschi, fuori dai sentieri battuti. D’un tratto mi è capitato di sentire un odore dolciastro davvero molto forte, quasi insopportabile. Mi sono spinto in quella direzione e, alla fine, ho trovato il cadavere di un uomo. Un uomo apparentemente giovane che era chiaramente lì da un po’ di tempo, e non aveva certamente un bell’aspetto :tutto gonfio e nero-verdognolo, con vari pezzi di carne in fase di decomposizione.

Ho chiamato la polizia, la quale mi ha detto di aspettare in zona fino al loro arrivo. Essendo nel mezzo del nulla, ci è voluto un po ‘prima che arrivassero: minuti interminabili, nel frattempo si è fatto buio e sono rimasto seduto vicino a lui per molto tempo. Poi si è scoperto che si era suicidato. Mi resterà impressa per tutta la vita la sensazione di dolciastro, inaspettatamente dolce legata ad un cadavere in decomposizione. È la risposta a chi si è chiesto (quale mente perversa avrebbe mai potuto!) che odore abbia realmente un cadavere che si decompone.

La cosa sarebbe finita qui se non fosse che, nei miei sogni, quell’uomo torna a disturbarmi. Mi inquieta anche solo pensarci: lo avevo disturbato nel suo riposo eterno, e voleva vendicarsi di me. Spingendomi al suicidio ancora una volta. Di tanto in tanto compare ancora nei miei sogni, e senza dubbio lo farà anche stanotte, dopo che avrò finito di scrivere queste righe…

0 Noctis 0, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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