Il CTO mi ha invitato a una call per insultarmi
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Dice proprio così, il post che ho appena letto: “CTO invited me to a call to scream obscenities at me“.

Sottotitolo: voleva che implementassi qualcosa che secondo me non aveva molto senso (amen, non sai quante volte è capitato a me) e, dopo avergliene spiegato il motivo, ha chiarito subito che non gli importava e che avrei dovuto farlo comunque.

Amen.

Su Reddit esiste un subreddit dedicato agli sviluppatori web, mondo di cui ho fatto parte mio malgrado per molti anni, e che ho messo in secondo piano per esigenze di vario tipo. Un thread di sfogo viene pubblicato l’altro ieri da un programmatore che chiede consigli su come comportarsi, raccontando la propria storia aziendale. Fermo restando le storie inventate da mitomani di vario ordine e grado, in genere le storie di Reddit sono tendenzialmente vere, soprattutto perchè la community è ben moderata e (al contrario di X che accetta di tutto purchè si possa monetizzare) i suoi contenuti non vengono costruiti per diventare virali. Molte notizie riportate dai giornali, del resto, passano prima da Reddit che viene spesso usato fonte originaria (video, foto in anteprima), per quanto non sempre venga citata come tale.

PArtiamo dall’inizio: r/webdev è una community con quasi 2 milioni di utenti, che sono quasi tutti sviluppatori web.  Questa persona racconta di aver lavorato per varie startup da programmatore, finchè un bel giorno si imbatte in un CTO (Chief Technical Officer o direttore tecnico) abbastanza particolare: un laureato di mezza età del MIT il quale avrebbe  iniziato a mettere mano al codice per qualche motivo, pur avendo background da manager e non da programmatore. Mi ah colpito leggere una storia in cui questo elemento, di per sè, per me era diventato perturbante nonchè preludio di problemi che ho avuto anche io nella gestione di progetti web. L’utente scrive: credo che si sia divertito a sporcarsi le mani con Terraform (una piattaforma cloud open source, ndr). Buon divertimento!

Le immagini generate da Midjourney dando in pasto come descrizione la storia di Reddit. Quasi certamente, un’allucinazione algoritmica.

Qui viene il bello: voleva che implementassi qualcosa che secondo me non aveva molto senso (amen, non sai quante volte è capitato a me) e, dopo avergliene spiegato il motivo, ha chiarito subito che non gli importava e che avrei dovuto farlo comunque. L’ha fatto, e – almeno da quello che dice – si è beccato insulti per averlo fatto. Anche qui, un classico da psicosi da IT: ti chiamano come consulente tecnico specializzato, ti trovi spesso a lavorare da solo su un progetto e sei stato chiamato perchè hai quelle competenze specifiche, salvo poi sminuirti, farti obbedire agli ordini, nella speranza di prendersi meriti ed alimentare ego smisurati, obbligandoti spesso ad assecondare capricci senza senso. In fondo in quel momento lo fai, senza ipocrisia, perchè ti pagano per stare lì ma ci ho messo anni a capire che è semplicemente sbagliato stare dentro ad un qualcosa che ti disturba o in cui non credi, almeno in questo ambito.

Tanto più che questi boss con la vituperata “passione” per l’informatica (che è sempre un paravento inossidabile, salvo che poi non sanno programmare per niente, sennò non ti avrebbero chiamato) sono spesso vittima di questa singolare profezia che si autoavvera: dopo averti cercato con passione, fanno di tutto per farti andare via. E poi succede qualcosa di strano: arrivi lì e sembra non vogliano più darti troppa importanza, come se poi uno si montasse la testa o alimentasse pretese. Questa logica stringente modello “welcome to the jungle” è catturata dalla morsa “io vinco, tu perdi“, io sono il capo ed ho sempre ragione, tu il sottoposto e hai sempre torto, con tanto di mansplaning in cui l’autorità ti spiega come funzionano cose per cui, in realtà, eri stati chiamato a lavorare tu, nello specifico. Un pattern perverso e altrettanto diffuso nella mia esperienza di programmatore, soprattutto nelle startup con poca esperienza, che crea dissonanze spaventose e vere e proprie crisi personali.

Nella storia di cui parliamo, il boss verbalizza la richiesta in modo vago (come sempre in questi casi), mentre il programmatore prova a realizzare qualcosa che si vvicini alla specifica. Non trova riscontro positivo, ovviamente, e scatta il classico boicottaggio che ho conosciuto bene anche io: io le cose te le ho spiegate, il fatto che tu dica che non si possono fare mi permette di metterla sul personale e quindi la colpa è del programmatore che ci boicotta. La storia continua così, con una riunione trappola in cui avviene quello che normalmente viene chiamato sbrocco:

Mi ha invitato a una riunione e mi ha urlato e maledetto per avergli dato del “non professionale”, ironicamente. Pensavo che gli sarebbe venuto un infarto, tanto respirava affannosamente e parlava così velocemente. Questo è un ragazzo che fino a quel momento sembrava incredibilmente calmo e amichevole. Poi ha iniziato a darmi un “feedback” su tutte le cose che secondo lui “fallisco regolarmente”, ma io non ho mai sentito queste cose perché per tutto l’anno ha cancellato ogni incontro individuale che gli chiedevo abitualmente. Per mettere le cose in prospettiva, io e un altro ingegnere siamo “le” persone che arrivano per salvare la giornata, settimana dopo settimana. Anche se il suo “feedback” era valido, la consegna è stata la cosa più poco professionale che abbia mai sperimentato in vita mia sul lavoro.

A fronte di situazioni del genere, in genere il lavoro finisce e si va altrove: profezia che si autoavvera, così il boss potrà anche dire che non lo capisce nessuno e che i giovani non vogliono lavorare. Comodo, no? Ammesso che non si tratti di un TCRAI (il tweet che racconta aneddoti inventati, tipico di certi post virali molto diffusi su X, tanto più che lì non c’è praticamente moderazione), quello che posso aggiungere è che a me sono capitate miriadi di situazioni analoghe, che ho fatto giusto l’errore di accettare nella loro vaghezza: si lavora per i soldi, in fondo, non certo per la verifica formale di un’ipotesi di lavoro. Persone che, in momenti diversi:

  • mi hanno chiesto siti copiati da portali famosi che ho realizzato nei limiti del possibile, esigendo garanzia di successo e proponendo formule di pagamento al limite del grottesco (del tipo “ti pago non appena ricevo i primi ordini dal sito e-commerce).
  • esigevano da un sito web comportamenti e funzionamento non usabili, non conformi agli standard del web, controproducenti per il sito stesso (ad esempio: griglie di prodotti che distribuivano contenuti per righe verticali, anzichè orizzontali). Poi, semplicemente, al 99% non voleva pagare il lavoro.
  • in un caso, davano la colpa a chi aveva ristrutturato il loro sito (in base ad accordi precisi, ovviamente) in modo più usabile per aver perso posizionamenti su Google, arrivando all’insulto e alle minacce telefoniche, nonostante la situazione fosse recuperabile con un backup da me previsto. Poi, semplicemente, al 99% non voleva pagare il lavoro.

L’elenco potrebbe continuare, ma mi fermo qui. La storia di Reddit che ho riportato è solo un epitome di quanto è avvenuto nella mia carriera, al punto da spingermi a trovare un secondo lavoro pur non di abbandonare una materia che continuo ad amare. Al netto di inutili ed interminabili call, pretese di avere di tutto a 500€ al mese, maleducazione, prepotenza connaturata al ruolo rivestito in azienda, startup che si comportavano come se fatturassero quando la Apple, comportamenti sociali che, in definitiva, lascio valutare agli esperti in materia.

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