Intervista ad Alberto Antonini (regista di Seguendo il sangue)

Ciao Alberto e grazie della tua disponibilità. Direi di iniziare con una tua presentazione personale. I soci del nostro circolo hanno avuto occasione di vedere “Seguendo il sangue”, che mi pare tu abbia definito “thriller psicologico”. Mi racconti la genesi dell’opera?

L’ho definito “thriller psicologico” ,in quanto nel film c’è una forte tensione dall’inizio alla fine e il dubbio di non capire dove il film si concluderà…Il film ha inizio nel lontano 2008, quando decisi di invertire la mia posizione da spettatore a creatore di un opera audivisiva; ho iniziato a pensare a cosa avrei voluto dire, il mio particolare messaggio al mondo.Ed il mio messaggio era che si può cambiare e che se nell’animo umano ci sono tante costrizioni e limitazioni ad essere se stessi, ascoltandosi o meglio avvicinadosi a noi stessi e poi cercando di “sentirsi” riusciremo a sorpassare l’ostacolo e arrivare finalmente a Noi Stessi.

Di fatto viene rappresentata la mutazione interiore di un sequestratore, che vive un rapporto morboso tra morte e sesso… Come si lega Freud alla trama del film?

Freud, il padre della psicologia, e in particolare la seconda topica freudiana è stata la scintilla, che ha fatto mettere in moto tutto il lavoro per arrivare poi a Seguendo il Sangue. Nello specifico la seconda topica afferma che ognuno di noi oscilla tra 2 forze tra loro in contrapposizione la Passione, nel film parafrasata con il SANGUE, e il dovere,che impone in quanto tale di non ascoltare appunto la passione o il sangue. Nel film il personaggio è totalmente preda del dovere e proprio con il sequestro cerca di annientare per sempre il sangue/la passione….per poi alla fine del film ribaltare completamente la situazione e darsi ai suoi piaceri, ovvero avrà finalmente la possibilità di aprirsi ad un amore omesessuale….visto la draq queen, che vede ossessivamente in tv e che appunto non può parlarle, non può toccarla, non  può amarla; ma solo dopo la morte del tiranno la forza del dovere introiettata, potrà rivedere la luce del giorno e lasciare l’oscurità del suo animo depresso ed intrappolato; visto che,parafrasando Osho, è solo grazie alla distruzione che ci può essere la rinascita. E’ proprio di questo che si parla nel film la lotta per la rinascita, per un cambiamento interiore verso il sangue, verso quello che scorre nelle nostre vene e che per noi è linfa vitale, necessaria e indispensabile per non morire dentro.

La sequenza migliore del film, a mio avviso, rimane la “televendita” che assume una connotazione decisamente satirica o sbaglio (il “Ministero della Purificazione”, se ricordo bene)?

Si, appunto, volevo mettere alla berlina quelle autorità che si mettono sul pulpito, che non discutono con te, ma ti ordinano , convinte di avere con sé la verità, pronti a giudicare ogni tua piccola mossa, ma appena il riflettore della vita si accende su di loro, li vedi fare affari nel modo più disonesto possibile, sono  mercanti da strapazzo, che vendano attravero la tv, organo principe della menzogna e della mistificazione, la pozione miracolosa il facile rimedio ad ogni male “ l’aria di Napoli” per la nostra salvezza, appunto da ottimi imbonitori e truffaldini mercanti.

Ci sono altri punti che mi hanno incuriosito sul film: la prima cosa è legata al simbolismo della maschera della donna rapita. Mi daresti qualche indizio in più a riguardo? Devo dire che mi ha un po’ spiazzato…

Diciamo che l’utilizzo della maschera è stato dovuto anche piccoli mezzi che avevo a mia disposizione, perchè in realtà doveva essere un trucco sul volto, sempre uguale alla maschera.

L’immagine della maschera l’ho scelta soprattutto per la lingua, in quanto rappresenta l’azione sibillina del personaggio e poi mi ricordava un serpente,  il serpente dell’eden.

Quali sono le tue influenze cinematografiche principali?

Domanda difficile, io prima di ogni cosa sono un grandissimo amante del cinema e il mio posto sicuro è il cinema, quando entro nella sala sono completamente rapito dalla magia, questo per dirti che ho visto veramente moltissimi film e dei generi più svariati; ma sicuramente le mie ispirazioni si rifanno a Bill Viola, La Fura Dels Baus,Lynch, Cronenberg,Lars von trier,Oliver Stone, Tarantino,Fassbinder….ma amo alla follia il primo  Sorrentino,Louis Malle, Monicelli,alcuni film di Steno,Kubrik,Lars von trier,Wim Wenders, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo, Sergio Leone,Francesco Rosi, Pietro Germi, Orson Welles, Martin Scorzese, Abel Ferrara ,i film di totò, tutti i polizzioteschi italiani , soprattutto con il mitico Maurizio Merli… come vedi è un po’ difficile dire chi mi è vicino e chi lontano.

Dovendo indicare i tre film che porteresti con te sulla classica isola deserta, quali sarebbero?

Questa oltre ad essere la domanda più difficile  è anche la più crudele, io amo il cinema e considerare solo 3 film mi sembra di tradire tutti gli altri . Comunque risponderò alla domanda C’eravamo tanto amati, Un anno con 13 lune, Il Settimo sigillo…ma non finirei mai!!!!

Parliamo dell’oggi e del futuro: cosa hai in mente di realizzare nel prossimo periodo?

ho in porto di dirigere alcuni corti e intanto sto già iniziando a pensare al prossimo lungometraggio, sicuramente un noir, genere che mi ha sempre affascinato.

Mi dai un tuo parere sulla situazione distributive del genere horror in Italia? Mi riferisco alle note difficoltà che sta attraversando, nonostante ci sia davvero molta “roba” in giro che pero’ circola poco (Eaters, ad esempio, non esiste in edizione italiana, e questo è a dir poco scandaloso!)

Voglio citare Marco Bellocchio “Tutti si buttano sulla commedia – poveramente, miseramente – perché ha avuto successo; invece bisognerebbe cercare strade nuove”. Secondo me questa dichiarazione riassume bene la situazione in Italia, dove le possibilità per i giovani sono molto risicate …non abbiamo budget e nessuno è interessato a darcelo,però poi veniamo messi al confronto con i film in sala, che magari non hanno una storia, ma tecnicamente completi, e ci definiscono filmetti. Se guardiamo al di fuori dei nostri confini, ovviamente in Usa stanno promuovendo moltissimi concorsi focalizzati a cercare nuove storie tra gli amatori…questo ci dimostra che il cinema ,tranne per qualche splendida eccezione, quest’anno direi Miracolo a Le Havre, che cmq nn ha una storia originalissima basta andare in dietro di qualche anno e troviamo Welcome, Shame, Drive, Cesare deve morire, Melancholia (ovviamente mi riferisco ai film arrivati da noi in sala, perchè altrimenti mi sento di aggiungere Il cavallo di Torino di Bela Tarr ed altri che appunto appartengono alla nicchia dell’indipendente…o basta ricordare le difficoltà di The Road per arrivare in sala da noi) è predominato da storie vecchie e già ormai conosciute, come un abito ormai liso dai tanti anni che si porta sulle spalle.

Ritengo che la questione si possa allargare anche ad altri generi, non solo all’horror ….cmq in conclusione vi voglio lasciare con un mio dubbio…vado quasi 1 volta a settimana al cinema e a vedere i film, tipo quelli citati sopra, siamo veramente in pochi a vederli se non da solo, mentre i film ultramainstream fanno sempre il pieno, Checco Zalone etc etc….forse è lo stesso pubblico che non ha più voglia di mettersi in gioco, anche in un certo modo di cooperare al film, di impegnarsi nel seguire storie di dare una propria visione di giocare con il film e non solo di passare 2 ore di tempo perchè magari fuori piove o non c’è niente di meglio da fare? e perchè si guardano film , che non hanno dire niente altro oltre il trailer?  dove è finita la passione per il cinema ?

Nota: questa intervista è stata da me realizzata nel 2012 e pubblicata all’interno del blog RecensioniHC, i cui contenuti sono stati spostati qui.

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