Non è vero che non sei capace

Il brano Una chiave di Caparezza che esplora temi complessi come l’identità, la solitudine, le aspettative sociali e l’autosabotaggio, e offre un viaggio attraverso le insicurezze e le difficoltà personali. Partiamo passo per passo per analizzare il brano in modo più dettagliato, cercando di arrivare alla “chiave” di tutto il discorso.

Il testo inizia con una serie di descrizioni visive molto precise, che mostrano come il protagonista venga riconosciuto attraverso i suoi tratti esteriori, come i capelli crespi o il modo in cui cammina. Questi dettagli fisici sono un modo per Caparezza di entrare nell’introspezione, suggerendo che l’apparenza esteriore può dire molto di noi, ma non tutto.

“Ti riconosco dai capelli, crespi come cipressi… dagli occhi spalancati come i libri di fumetti che leggi…”

Le descrizioni, come quelle degli occhi “spalancati”, creano un’immagine di una persona che non si nasconde e che vive la propria vita con una certa intensità, come se fosse sempre pronto a reagire, ma anche un po’ vulnerabile. Il riferimento ai libri di fumetti potrebbe suggerire che l’individuo ha una visione del mondo piuttosto personale, fantasiosa, ma anche un po’ infantile, come un lettore di fumetti che vede le cose in modo semplice e diretto.

Il testo prosegue esplorando la psicologia del protagonista, in particolare le sue insicurezze e la sensazione di essere sopraffatto dalle aspettative sociali. Si fa riferimento a questi pesi invisibili, che però sono sempre presenti, e li paragona a buste della spesa, quasi a voler comunicare che questi fardelli sono diventati una routine quotidiana.

“Dall’invisibile che indossi tutte le mattine… Le spalle curve per il peso delle aspettative…”

Questa sezione parla della fatica di chi sente di dover soddisfare le aspettative degli altri, come se ogni giorno fosse una corsa per dimostrare qualcosa. La timidezza e l’imbarazzo sono elementi ricorrenti, simboleggiati dal fatto che il protagonista si nasconde dietro un sorriso che è come un ombrello rotto.

Nonostante questa continua lotta contro le proprie insicurezze, Caparezza ci invita a riflettere sulla possibilità di cambiare, di abbattere le barriere che la vita ci impone. Il “schermo degli anni” è una metafora che suggerisce il peso del tempo e delle esperienze che ci formano, ma che potrebbero anche bloccarci, se non affrontati con consapevolezza.

“Potessi abbattere lo schermo degli anni… Ti donerei l’inconsistenza dello scherno, degli altri…”

Questa frase implica che, se fosse possibile distruggere le barriere mentali che ci limitano (come la paura o le opinioni degli altri), il protagonista sarebbe libero di rivedere il modo in cui vede sé stesso e il mondo.

Il protagonista è descritto come una persona che cerca sempre di fare il prossimo passo, ma si sente bloccato e isolato. Il contrasto tra la libertà di sentirsi un individuo unico e la realtà di essere ancorato dalle proprie paure è evidente.

“Sguardo basso, cerchi il motivo per un altro passo… Ma dietro c’è l’uncino e davanti lo squalo bianco…”

Questa immagine del “dietro” con un uncino e “davanti lo squalo bianco” rappresenta il dilemma di trovarsi tra il passato che ci trattiene e il futuro che sembra minaccioso. La solitudine appare come una sorta di auto-esclusione dai gruppi, come se il protagonista volesse allontanarsi dalle aspettative collettive e fare il suo percorso, ma allo stesso tempo è incatenato da paure interne.

Nella parte successiva, Caparezza descrive come la percezione del mondo sia influenzata dalla propria condizione interiore. Nonostante il protagonista sembri voler nascondersi, c’è un sottile richiamo a quella forza interiore che non smette mai di cercare una via di fuga o di riscatto, ma la strada sembra sempre più difficile da percorrere.

“La vita è un cinema tanto che taci… Le tue bottiglie non hanno messaggi…”

Queste parole sembrano un richiamo al fatto che, pur vivendo una vita che potrebbe sembrare come un film, il protagonista non riesce a comunicare davvero se stesso. Le bottiglie senza messaggi sono un’immagine potente di solitudine e di incomunicabilità, dove anche i gesti quotidiani sembrano privi di significato.

Alla fine del brano, Caparezza sembra voler rivelare la chiave per superare le proprie difficoltà: la consapevolezza di sé e il coraggio di affrontare le proprie paure. La ripetizione del “non è vero” e della frase “non sei capace, che non c’è una chiave” è un invito a smettere di credere nelle proprie limitazioni. La chiave rappresenta la possibilità di rompere il circolo vizioso di insicurezze e di trovare il proprio cammino, nonostante tutte le difficoltà.

“No, non è vero che non sei capace, che non c’è una chiave…”

Il “non è vero” diventa una sfida contro le voci interiori che ci dicono che non siamo abbastanza o che non abbiamo le capacità per affrontare la vita. La chiave non è un oggetto fisico, ma una metafora per il coraggio, la consapevolezza, l’autosufficienza, e il superamento delle proprie paure. È la forza di andare oltre i propri limiti mentali e riconoscere che non tutto è predestinato a rimanere bloccato.

Infine, c’è una sorta di trasformazione che avviene dentro di noi. Non si tratta di eliminare il dolore, ma di imparare ad affrontarlo. La chiave è dentro di noi, e a volte basta solo cambiare prospettiva per vederla. La fine del brano, con l’immagine di un incontro con se stessi (lo spettro di se stesso), suggerisce che il confronto con le proprie paure è il primo passo verso la liberazione.

In sintesi, la chiave del brano sta nel comprendere che siamo spesso noi stessi a mettere le catene, ma anche noi stessi possiamo trovarne la via di uscita. La chiave è dentro di noi: la consapevolezza che possiamo cambiare, la determinazione di andare avanti, e la capacità di affrontare le proprie vulnerabilità senza lasciarsi sopraffare.

Visualizzazioni: 0

Lipercubo.it is licensed under Attribution-ShareAlike 4.0 International - Le immagini presenti nel sito sono presentate a solo scopo illustrativo e di ricerca, citando sempre la fonte ove / quando possibile. Chi siamo | Sai chi? | Contatti | Sitemap | Privacy e cookie - Questo sito contribuisce alla audience di sè stesso (quasi cit.)