Pesci, piovre e calamari: come scegliere chi amare

Secondo una nota affermazione basterebbe “trovare la persona giusta” per essere felici in amore.

Concetto apparentemente impeccabile (per quanto semplicistico, non è questo il punto), ma resta l’amare considerazione che la “persona giusta”, per quanto prima o poi trovata, possa essere già impegnata, non senta la necessità di impegnarsi in una relazione, voglia avere molti altri partner, preferisca rinviare l’unione indefinitamente, essere indecisa e via dicendo. Non sono tutti requisiti che impediscono di averci una relazione, ovviamente. Ma conta forse di più considerare ciò che rimane come verità inconfessabile attorno all’amore, ovvero il fatto le esperienze più profonde, toccanti o autentiche spesso portano con sé un tocco di dolore, disagio o imperfezione. Paradossalmente sembrerebbe che l’amante ideale, la persona “giusta” per noi – quale che sia il significato che vogliamo dare alla giustezza, in effetti – non abbia per forza caratteristiche che lo rendano “perfetto”, bensì possieda una sorta di singolare mix di bellezza e aspetti spaventosi. Se preferite, un amore non sembra mai del tutto “giusto”, a meno che non sia anche un po’ “terribile”. L’apparente successo sociale dei bad boys e delle bad girls si spiegherebbe, peraltro, anche in questa veste.

Sai come si sente

un cuore smarrito

al pensiero di ricordare

un amore che non può vivere

ma non muore mai

finché non hai affrontato ogni alba

con occhi insonni

Non sai cos’è l’amore

(You don’t know what love is, Diamanda Galas)

Un esempio pratico potrebbe essere tratto dall’esperienza che potrebbe aver avuto qualcuno di noi: un flirt prolungato con qualche collega appena conosciuto, un contatto che faceva emergere una persona strutturata, con interessi comuni ai nostri, anche attraente fisicamente. C’è un problema, tuttavia: la persona di cui parliamo è impegnata in un’altra relazione. Questo aspetto, invece di farci rinunciare razionalmente, ci lega ancora di più alla persona, con l’idea di cambiarla o di farle cambiare idea in merito all’amore. Il mix di ciò che assimiliamo alla bellezza (interessi comuni, aspetto fisico, comunicazione proattiva verso di noi) unito ad un aspetto spaventoso che convive con la stessa (per intenderci, la prospettiva che possa scaricarci da un momento all’altro, dato che è già impegnata) ci impegna in un singolare storytelling, una storia surreale che finiamo per raccontarci: andiamo avanti lo stesso a frequentarla, con l’idea di poter far cambiare idea a questa persona, convincerla a passare dalla nostra parte. Questo avviene in particolare se ci siamo sentiti spesso con persone care e parenti idealmente “contro” di noi, e cerchiamo così di compensare questo aspetto. È la storia di un tentato riscatto emotivo che, per quanto non sia impossibile che finisca a nostro vantaggio, è più plausibile che possa finire male e arrecarci una discreta dose di sofferenza.

Le esperienze più autentiche e profonde sono spesso intrecciate con una dose di dolore, senso imperfezione o disagio. La tensione tra il bello e il terribile rendono queste esperienze significative, sostanziali, deprivando molti di noi della necessità di cercare delle alternative. Non sembra la persona giusta, suggerisce The school of life, se non possiede anche qualcosa di orribile. Questa singolare attrazione sembra determinata da spiegazioni di vario genere, che possono afferire alla psicoanalisi freudiana: i modelli di amante che stiamo cercando sono in qualche modo familiari per noi, e anche se ci hanno fatto soffrire (genitori ipercritici o possessivi, ad esempio) sono comunque ciò che noi conosciamo come amore. Eppure questo strano amore che in molti cercano invano si potrebbe trovare in modelli del tutto contro-intuitivi, in cui si smette che un pesce debba per forza fare coppia con un altro pesce, e che lo stesso pesce possa, al contrario, trovare l’amore di una piovra.

Se preferite, provare ad essere felici con qualcuno che voglia il nostro bene in modo corretto e profondo.

Ci sono numerosi testi di riferimento a riguardo, anche solo tra i classici. Bowlby ha sviluppato la teoria dell’attaccamento, la quale esplora come le prime esperienze con i genitori influiscono sulle nostre relazioni future. Se una persona ha vissuto un attaccamento insicuro o ambivalente durante l’infanzia, potrebbe inconsciamente cercare relazioni che riproducano questa dinamica di “paura e desiderio”, attratta da situazioni che offrono sia connessione che distanza, proprio come descritto nel testo (un amore che è al tempo stesso “bello” e “terribile”).  Sigmund Freud ha esplorato ampiamente l’inconscio e la ripetizione di modelli relazionali appresi nell’infanzia, che influenzano la nostra vita amorosa adulta. Secondo Freud la scelta del partner potrebbe essere inconsciamente legata ai modelli di relazione con i genitori (complesso di Edipo). La ripetizione di schemi familiari, anche se dolorosi, è alla base della nostra attrazione per partner che ricreano dinamiche familiari, anche se queste dinamiche sono imperfette o difficili. Eric Fromm esplora l’idea che l’amore, piuttosto che un sentimento passivo, è un atto di impegno e di conoscenza reciproca. Il concetto di “persona giusta” come qualcuno che ci completa perfettamente potrebbe essere visto come un’idealizzazione, mentre Fromm suggerisce che l’amore maturo richiede consapevolezza, azioni e coraggio di accettare anche l’imperfezione nell’altro.

Carl G. Jung ha introdotto il concetto di “ombra”, ossia quella parte di noi stessi che rifiutiamo e che, per forza di cose, proiettiamo sugli altri. Le nostre attrazioni più intense per gli altri potrebbero riflettere aspetti della nostra “ombra”, che includono paure e desideri repressi. Le relazioni che sembrano essere più “intense” o “complesse” spesso toccano questi lati oscuri di noi stessi, creando un’esperienza che risulta affascinante quanto, a conti fatti, dolorosa.

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