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SIEGED THE PRESS VS. DENIALISM: il documentario di Cavechini che racconta il Covid-19 in Brasile

SIEGED: THE PRESS VS. DENIALISM (in italiano Sotto attacco: la stampa contro il negazionismo, in originale Cercados, in portoghese circondato) è un documentario di Caio Cavechini che racconta il lavoro della stampa brasiliana durante la pandemia nell’anno 2020, quando ancora non era disponibile un vaccino e la comunità scientifica ancora brancolava quasi nel buio.

Un lavoro pregevole, meritorio sia pur nella sua (relativissima) semplicità, in cui l’emotività di una tragedia che ha scosso chiunque impatta, in primis, con immagini vivide, come quelle dei parenti in fila negli ospedali in attesa dei propri cari ricoverati. Vediamo anche un medico aggirarsi nell’ospedale con una telecamera fissata sulla fronte: esigenza dettata dall’impossibilità, all’epoca, per i giornalisti anche solo di avvicinarsi alle sale d’ospedale. Qualche minuto in soggettiva con il medico che parla, interviene, prova a salvare vite umane. Uno spaccato del dramma vissuto in quei mesi anche dal personale sanitario, con quegli interminabili minuti a fare da sfondo. E poi c’è amarezza, dolore, ansia: e ci sono anche sanitari sotto anti-depressivi, e una ragazza che decide di lasciare il lavoro in terapia intensiva, perchè – semplicemente – non regge più la pressione.

Nel Brasile decimato dal Covid-19 nessuna misura di distanziamento o di sicurezza vera e propria è stata messa in atto: da ciò che vediamo nell’opera, il presidente Jair Messias Bolsonaro sembra farne una questione di mero calcolo politico, di mantenimento del consenso a prescindere dal resto – tanto da licenziare due ministri della sanità di fila, contraddicendo fino alla fine le loro posizioni e finendo per lasciare per 4 mesi il posto addirittura vacante. Giusto oggi, mentre finiamo di editare il pezzo, il presidente pare che possa essere accusato di crimini contro l’umanità per la gestione della pandemia.

SIEGED: THE PRESS VS. DENIALISM ha il merito di mostrare il lato più oscuro della pandemia brasiliana: se è vero che il virus colpisce chiunque, senza distinguo di merito, classe sociale o ricchezza, è altrettanto evidente che la maggioranza di quelli che hanno sofferto per causa sua siano non agiati. Alcuni di loro, ad esempio, viene raccontato impietosamente come non possano permettersi 20 dollari per far mettere una croce a memoria di un parente defunto. Vediamo il Brasile del 2020, già in difficoltà di suo e con l’aggravante di ospedali al collasso in pochi mesi, diffusione di bufale e fake news, cimiteri improvvisati che sono null’altro se non vere e proprie fosse comuni.

In questo quadro drammatico, in cui molti dei giornalisti interpellati in materia fanno fatica a trattenere le lacrime, si contrappongono scenari grotteschi: a chi fa notare il numero di morti crescente, ad esempio, in almeno un’occasione il presidente risponde seccamente di non essere un becchino. Anche se non fosse negazionismo vero e proprio, ma puro cinismo o quell’atteggiamento mix di sicumera, machismo e favoritismo per l’economia, “ovviamente” a discapito della sanità (che abbiamo conosciuto anche in Italia, visto che è stato vantato da alcuni personaggi), anche se non lo fosse di sicuro ha creato un retroterra, un background perchè molti brasiliani si sentissero legittimati ad assumere posizioni di denialism. Facile prendersela con “l’internet”, in effetti, per spiegare certe posizioni: molto più utile e impegnativo sarebbe, a ben vedere, individuare le responsabilità umane.

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Il ritornello sul Covid-19 che non esiste oggi fa quasi sorridere – o meglio, come dire, esiste, ma qui “abbiamo di meglio da fare“, contagi e morti sono inevitabili, arrangiatevi. Una politica che se all’inizio appariva “come tante” adesso è diventata l’emblema di un mondo stravolto quanto irrispettoso delle volontà della popolazione, tanto che è stato coniato il termine “necro-politica“.  Sembra quasi di assistere ad un post apocalyptic horror di Stephen King, per certi versi, ma non si deve banalizzare neanche incidentalmente, dato che i vari elementi della storia vanno a completare un quadro già controverso di suo. Innumerevoli, infatti, le dichiarazioni del presidente negli anni passati in favore di autoritarismo, posizioni reazionarie e razzismo: il negazionismo era, quantomeno, prevedibile. In altre circostanze il documentario mostra affermazioni ciniche, scomposte e quasi sempre aggressive verso i giornalisti. Dalla parte di Bolsonaro, una base di sostenitori (piccola ma agguerrita, per così dire), a cui viene regolarmente “dato in pasto” il dissenso: ed il “giro” riparte ogni volta dall’inizio. Il denialism oggetto del documentario, in presa diretta, vivido e tragico nel suo realismo, è l’ultimo tassello di un quadro politico unico nel suo genere, che questo documentario, presentato in Italia il 6 e 7 ottobre al Palazzo delle Esposizioni (Roma), sembra voler presentare senza filtro.

Il presidente, dal canto suo, minimizza la portata della malattia: in principio fa suo l’evergreen che il Covid-19 “è solo un raffreddore” (falso palese e spudorato, quanto posizione mantenuta da molti politici e addirittura medici, in alcuni casi, anche dalle nostre parti, per quanto per un brevissimo periodo). In seguito lo vediamo sposare la causa della promozione dell’idrossiclorochina (che è il caso di ribadire che non è un rimedio), per il resto il politico si limita a rispondere alle domande che più lo aggradano, evitando le domande scomode o imbarazzanti, alla peggio sfruttando toni modello hate speech contro la stampa (in molti casi aizzando indirettamente le folle contro i giornalisti). SIEGED: THE PRESS VS. DENIALISM esprime un dualismo tragico ed esasperante: nel bel mezzo della pandemia che produce, in Brasile, migliaia di morti al giorno, assistiamo ad una lotta verbale, senza esclusione di colpi, tra una stampa che si assume l’onere di informare correttamente la popolazione ed un politico che nega il problema all’origine, per una questione di opportunismo personale ed economico. Nel frattempo, i morti di Covid-19 in Brasile sono diventati oltre 500.000.

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