Un gruppo di rapinatori architetta un piano ingegnoso per rapinare una banca; ma qualcosa va storto…
In breve. Horror anomalo per come parte (una rapina in banca in pieno stile action-thriller), un po’ meno per come evolve (carnefici che diventano vittime); timido e probabilmente poco incisivo nella sua evoluzione e risoluzione.
The Vault è un discreto caper movie (i film di genere incentrati su una rapina o un colpo grosso: pensiamo ad esempio a La stangata, Le iene o Giungla d’asfalto) contaminato da dinamiche da horror sovrannaturale ed in parte exploitation. Se i presupposti sembrerebbero anche interessanti, il film si diluisce in un eccessivo prolugamento della storia, e in una narrazione che finisce per essere scontata ed alquanto prevedibile.
Io sono un ostaggio come te…
Assecondando le regole dell’exploitation, almeno alcune di esse (dalla maschera bianca e inespressiva, alla Michael Myers, del rapinatore fino al totale capovolgimento di fronte in una situazione claustrofobica), Bush dirige in modo interessante e su toni prevalentemente scuri, presentando il caveau (The Vault, per l’appunto) di una banca quale custode di segreti oscuri e fuori da questo mondo.
Se molti degli spettatori capiranno quasi subito, durante il film, quale sia il segreto (che nel frattempo rischierà di diventare un segreto di Pulcinella) il film risulterà accattavante per certi versi (la polizia che scopre della rapina, quando non dovrebbe saperne nulla) e un po’ più fiacco per altri (le presenze misteriose nel sotterraneo, in bilico tra realtà vendicative e fantasmi da psichiatria). Trovare una spiegazione di The Vault è impresa difficile (il passato ritorna, probabilmente, ma non si capisce bene in che modo lo faccia), peraltro, proprio per via di come sono presentati gli eventi e di qualche buco narrativo che si ricompone nel finale, ma non sorprende neanche troppo.
La contaminazione tra due generi era inedita e certamente lodevole come idea, ed è difficile anche individuare precisamente cosa non funzioni nel film, visto che difetti o errori veri e propri non se ne ritrovano. Tuttavia vediamo fantasmi apparire e ricomparire dal nulla, senza chiarificare neanche le identità dei singoli (tutti gli spettri o presenze, peraltro, sono messi indistintamente dalla parte dei “cattivi” – in una caratterizzazione che risulta, a ben vedere, piuttosto semplicistica).
Se ci mettiamo una narrazione per certi versi confusa e difficile da assimilare per lo spettatore, nonostante alcuni intensi momenti di splatter, ne esce fuori un film che non convince appieno: il che rivelerebbe proprio in sede di intreccio il suo principale e programmatico difetto.