Una giovane donna subisce un pesante trauma nell’infanzia, che la rende completamente muta: anni dopo, viene rapita da uno sfruttatore di prostitute e ne rimane schiava per diverso tempo, finchè non inizia a preparare la propria vendetta…
In breve. Pluri-osannato – ed in parte iper-valutato – da Tarantino, che si ispirò al personaggio di Frigga per costruire Elle Driver nel suo Kill Bill, è uno dei più famosi sexploitation mai realizzati, archetipo di film rape’n revenge a cui moltissimo deve I spit on your grave di M. Zarchi.
Se è vero che il cinema di Tarantino si è sempre detto ispirarsi a quello di genere italiano dei tempi d’oro, Thriller di Fridolinski dovrebbe essere citato praticamente in automatico: visto oggi, appare come una versione primordiale di Kill Bill e, anzi, la pellicola del regista americano a confronto appare quasi sbiadita, in parte ripulita ed adeguata a canoni più “ragionevoli”.
Thriller – en grym film è un film sporco, sudicio e crudele in ogni singola sequenza, per il quale il personaggio di Frigga/Madeleine crea immediata empatia nel pubblico. Riesce a mantenere l’attenzione viva ancora oggi, e non risente neanche troppo – secondo me incredibilmente – dell’età che lo caratterizza. È vero, comunque, che film del genere sono piuttosto rari e che, per questo, è altrettanto facile (e secondo me Tarantino lo fa) sopravvalutarne l’impatto. Di fatto è un film senza eguali, un porno-thriller come nessuno avrebbe osato.
Il sesso – doloroso, violento e tutt’altro che allegro – che si vede in Thriller – en grym film, presente in forma di pornografia solo nella versione uncut (Thriller: A Cruel Picture), e non in quella “perbenista” dal titolo Thriller: They Call Her One-Eye, sarebbe addirittura funzionale, se non fosse che quelle sequenze (tre minuti extra, non di più) ne esasperano l’aspetto voyeur, dato che diventano esplicite e fini a se stesse come in un qualsiasi porno. Questo, secondo me, rende Thriller – oltre che sanamente nichilista – leggermente fiacco e, se vogliamo, meno credibile di quanto sarebbe stato privato di quelle sequenze (girate da una coppia di sex-performer girovaghi che si prestarono a controfigura).
Del resto, sembra che Fridolinski (nome d’arte del Bo Arne Vibenius, aiuto regia di Bergman per il suo “Persona“) abbia voluto shockare il proprio pubblico in modo programmatico, realizzando un film sostanzialmente commerciale – ma al tempo stesso privo del perbenismo del settore che conosciamo a menadito. In un certo senso, a conti fatti, l’idea di affiancare sesso esplicito a violenza “ad orologeria” (in una storia soffocante, claustrofobica e tutt’altro che stupidotta, come si potrebbe temere) è almeno in parte vincente, proprio perchè non ti aspetteresti mai una cosa del genere.
Questa scelta, almeno nella versione senza tagli (la versione doppiata in italiano è perduta, salvo ritrovamenti e riedizioni che, secondo me, prima o poi si vedranno), mantiene vivo l’interesse dello spettatore fino alla fine. Interesse che, a dire il vero, non si sarebbe smarrito: Thriller è accattivante, diretto, ben interpretato (forse l’unico vagamente sottotono è l’antagonista Heinz Hopf, mentre la Lindberg è sublime) e con una storia davvero ben congegnata.
Thriller – en grym film è, almeno in questa scelta, fuori da qualsiasi canone, ed è questo al tempo stesso il suo principale punto di forza e vulnerabilità. Resta un buon film soprattutto per il ritmo, per i particolarissimi slow motion – girati con una videocamera in uso presso l’esercito, a 500 fotogrammi al secondo – e per il personaggio di Frigga/Madelein, simbolo di innocenza martoriata e di età adulta raggiunta, suo malgrado, in un mondo di abusi, violenza e cinismo, e della quale invochiamo ansiosamente la vendetta.
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