Versi mortali


Nella città in cui risuonava costantemente il ritmo del basso e le luci al neon illuminavano le strade, c’era un rapper chiamato Dante, noto per la sua abilità nel “dissare”. Le sue rime taglienti penetravano l’anima di chiunque le ascoltasse, e la sua fama cresceva ogni giorno di più.

Dante amava mettersi in mostra durante le sfide di rap improvvisate nei vicoli bui e nei club sotterranei. Le sue parole erano come lame affilate, che tagliavano le insicurezze e i difetti delle altre persone. Ma c’era qualcosa di inquietante in lui, qualcosa che faceva gelare il sangue di chiunque incrociasse il suo sguardo freddo.

Un giorno, mentre si esibiva in uno di quei luoghi bui e affollati, Dante incrociò lo sguardo di una giovane donna. Aveva un’espressione cupa e gli occhi sembravano riflettere il suo stesso oscuro spirito. Dante sorrise con arroganza e iniziò a dissarla senza pietà, cercando di far emergere le sue paure più profonde.

Ma a differenza degli altri, la donna non sembrava affatto colpita. Invece, il suo sorriso si allargò e un raggio di luce malevola brillò nei suoi occhi. Mentre Dante continuava a scagliare le sue parole affilate, qualcosa di strano accadde: le parole sembravano prendere vita propria. Si materializzarono nell’aria come ombre oscure, circondando Dante come una tempesta nera.

Dante iniziò a tossire, come se le sue stesse parole si stessero conficcando nella sua gola. Le sue rime affilate si trasformarono in lame affilate che gli tagliavano la pelle. La folla che aveva applaudito inizialmente ora era inorridita, incapace di fare altro che osservare l’orrore che si stava svolgendo sotto i loro occhi.

Le ombre oscure si avvolsero intorno a Dante, strappandolo via dalla realtà e trascinandolo in un abisso di oscurità. Le sue urla si mescolarono con le sue stesse parole, creando una sinistra sinfonia di terrore. La donna osservò tutto con un ghigno malvagio, prima di svanire nell’oscurità stessa.

La notizia della scomparsa di Dante si diffuse rapidamente, ma nessuno sapeva cosa fosse davvero successo. Alcuni credevano che fosse fuggito, altri che fosse stato vittima di qualche crimine. Ma nessuno sapeva della verità: che le sue parole, così affilate e crudeli, avevano preso vita propria e lo avevano divorato dall’interno.

La leggenda di Dante vive ancora oggi nelle strade oscure della città. Si dice che se ascolti attentamente di notte, puoi sentire un sussurro di parole affilate nell’aria, un lamento soffocato di un’anima che è stata divorata dalle sue stesse rime mortali. E chiunque si avventuri troppo vicino a quel luogo, rischia di incrociare lo sguardo di una figura oscura, un’ombra che attende il momento giusto per sferrare le sue rime mortali una volta ancora.

Che vuol dire dissare

“Dissare” è un termine gergale che deriva dall’inglese “diss” (abbreviazione di “disrespect”), che significa mancare di rispetto o criticare qualcuno in modo sprezzante. Nel contesto gergale, “dissare” si riferisce all’atto di criticare o insultare qualcuno, spesso in modo sarcastico o provocatorio. La parola “dissing” è stata importata nella cultura popolare e musicale, specialmente nella cultura hip-hop, dove i rapper spesso si sfidano a vicenda attraverso testi pieni di “diss” per dimostrare la propria abilità verbale e sfidare gli altri artisti. In generale, il “dissing” può avvenire in vari contesti, come discussioni online, interazioni sociali, battute tra amici o come parte di una competizione artistica. Si tratta di una forma di espressione che spesso coinvolge ironia, sarcasmo e provocazione, ma può anche essere percepite come offensiva o inappropriata a seconda del tono e del contesto in cui viene utilizzata.

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