Snake on a Train: il trash caciarone di Peter Mervis

Una donna è vittima di una maledizione ed il suo corpo, per questo motivo, si riempe di serpenti velenosi: il marito decide di portarla a Los Angeles dove vive uno sciamano Maya e, naturalmente, decidono di prendere un treno sul quale le viscide bestie inizieranno a riprodursi…

In breve. Film fiacco e dallo scarso mordente, con qualche momento splatter-gore piuttosto forte ma poco credibile nel suo intero apparato. La locandina con il serpente che mangia il treno come fosse un topolino è ormai parte dell’immaginario di moltissimi amanti degli z-movie in generale.

È un film Asylum, riprende il clima dei survivor alla Critters e – e al di là del clima post-trashistico che ci potrebbe anche stare, tutto sommato – la cosa realmente fastidiosa è da un lato legata all’improbabilità assoluta delle circostanze (serpenti che si insinuano dentro il corpo delle persone? A quel punto erano più spaventose le lumache di Slugs…), e dall’altro all’insistente clima da action-movie, il che cerca di rendere il fim movimentato ma, alla lunga, lo rende solo fastidioso e con scarsissimo feeling. No comment su alcune messe in scena ai limiti del ridicolo, come il controllore che “aiuta” un uomo a cui stanno uscendo serpenti dalla bocca porgendogli un sacchetto per vomitare: perdona loro, non sanno quello che fanno.

Del resto “è una maledizione, nessuno capirebbe una cosa del genere“, e ce lo ripetono svariate volte – come se questo messaggio dovesse rimanere ai posteri: come conseguenza indiretta, nessuno è mai riuscito a capire per quale perverso motivo un serpente gigante avrebbe deciso di ingoiare l’intero treno (cosa che avviene verso la fine). In realtà l’idea del serpentone venne apparentemente (vedi step 3) per accontentare i produttori giapponesi, entusiasti (!) di avere a che fare con animali così grandi (e vabbè, ognuno…). Nel film si interseca una storia di spaccio di droga da parte di due ragazze che viaggiano nel treno, ma questo lo riporto solo per completezza perchè – molto semplicemente – non c’entra granchè con la trama. Uno a quel punto può solo sorridere, e prendere la Asylum per quella che è: una casa di sani mockbuster che cavalca con astuzia la fama che si è creata, e che (neanche troppo incredibilmente) possiede un suo pubblico di trash-seeker, intenti quasi esclusivamente a criticarla. “Snake on a train”, da non confondersi con “Snake on a Plane” da cui è parzialmente derivato (alla meno peggio), è quindi un film per veri onanisti del trash e per chiunque abbia voglia di buttarla sul ridere.

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