Complottista!
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Definizione complottista

Il termine “complottista” si riferisce a una persona che crede in teorie del complotto. Un complottista è colui o colei che aderisce e promuove spesso spiegazioni alternative riguardo eventi, fenomeni o situazioni, attribuendo la causa a una cospirazione segreta organizzata da gruppi di potere o individui nascosti che agirebbero dietro le quinte.

Esempi di teorie del complotto molto popolari

Alcuni esempi di teorie del complotto che hanno circolato nel corso degli anni:

  1. Teoria del complotto sull’11 settembre: Alcuni complottisti suggeriscono che gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti siano stati un’operazione interna del governo americano o di altre entità segrete, piuttosto che un attacco terroristico coordinato da Al-Qaeda.
  2. Teoria del complotto sugli UFO e l’Area 51: Questa teoria sostiene che il governo degli Stati Uniti sia coinvolto nell’occultamento di prove dell’esistenza degli UFO e che l’Area 51, una base militare altamente segreta nel deserto del Nevada, sia utilizzata per studiare tecnologia aliena catturata.
  3. Teorie del complotto sulla Terra piatta: Alcuni individui credono che la Terra sia piatta e che sia stata mantenuta segreta dai governi e dalle agenzie spaziali mondiali per ragioni sconosciute.
  4. Teoria del complotto sugli Illuminati: Questa teoria suggerisce l’esistenza di un gruppo segreto di potenti individui (gli Illuminati) che manovrerebbero dietro le quinte per controllare i governi, l’economia mondiale e gli eventi globali a proprio vantaggio.
  5. Teoria del complotto sulla vaccinazione: Alcuni complottisti mettono in dubbio l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, sostenendo che siano usati per scopi malevoli, come il controllo della popolazione o l’inserimento di microchip nel corpo umano.
  6. Teoria del complotto sull’assassinio di JFK: Riguarda l’uccisione del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy nel 1963, con alcune ipotesi che suggeriscono coinvolgimenti del governo o di organizzazioni segrete nell’attentato.
  7. Teoria del complotto sul cambio climatico: Alcuni complottisti negano il consenso scientifico sul cambiamento climatico antropogenico, sostenendo che sia una finzione creata da scienziati o governi per promuovere una specifica agenda politica o economica.
  8. Teoria del complotto sugli attentati alle scuole: Questa teoria sostiene che gli attentati a scuole o altri luoghi pubblici siano stati messi in scena o orchestrati da forze esterne per giustificare restrizioni alle libertà civili o per altri scopi oscuri.

Le teorie del complotto sono spesso basate su congetture non supportate da prove concrete o fonti affidabili. Queste credenze possono riguardare una vasta gamma di argomenti, come il controllo del mondo da parte di una élite segreta, la negazione di eventi storici ben documentati o l’attribuzione di eventi tragici a manipolazioni oscure.

È importante notare che la maggior parte delle teorie del complotto manca di sostegno scientifico e può essere dannosa, in quanto diffonde disinformazione e indebolisce la fiducia nelle istituzioni e nelle fonti di informazione autorevoli. Mentre alcuni individui possono aderire a queste teorie a causa di una diffidenza generale delle autorità, altri possono essere influenzati da propaganda o da una tendenza a credere in spiegazioni semplicistiche e sensazionali per eventi complessi.

Perchè le teorie del complotto non sono teorie

Vale la pena notare che la comunità scientifica utilizza il termine “teoria” in modo diverso rispetto all’uso comune. Nella scienza, una teoria è una spiegazione ben supportata da prove empiriche, verifiche sperimentali e analisi rigorose. Nel caso delle teorie del complotto, sembra più una semplificazione giornalistica dovuta ad un uso improprio a livello linguistico.

Nel suo libro La Q di Qomplotto Wu Ming 1 suggerisce saggiamente, a riguardo, di iniziare a chiamarle ipotesi di complotto e non teorie: mettere pure ipotesi allo stesso livello della teoria della relatività einsteiniana o del darwinismo significa, di fatto, dare adito a ulteriore benzina sul fuoco e far diffondere questo genere di illazioni in modo ancora più esasperato. Peraltro sembra che, alla lunga, nemmeno il classico antidoto del debunking funzioni: di fatto si è esacerbato il confronto, con complottisti sempre più convinti e radicalizzati anche a fronte di evidenze scientifiche e sulla falsariga, riteniamo, della rabbia a causa delle numerose blastate ricevute negli anni.

Una teoria del complotto potrebbe essere non falsificabile perché è costruita in modo tale da respingere qualsiasi prova contraria o critica, per sua stessa definizione (quindi è come se dovesse essere vera per forza, e questo vale curiosamente per qualsiasi complotto). Ad esempio, supponiamo che esista una teoria del complotto secondo cui una particolare organizzazione segreta controlla il mondo da dietro le quinte. Se qualcuno sottopone questa teoria a delle prove, il sostenitore del complotto potrebbe rispondere in due modi:

  1. Respinta delle prove contrarie: Indipendentemente dalle prove presentate, il sostenitore del complotto potrebbe respingere qualsiasi dato che contraddice la sua teoria, attribuendolo a una disinformazione orchestrata dall’organizzazione segreta stessa. In questo modo, la teoria rimane immutata e non può essere smentita, indipendentemente dalle evidenze contrarie.
  2. Mancanza di prove specifiche: Il sostenitore del complotto potrebbe affermare che le vere prove sono nascoste o segrete e che solo coloro all’interno dell’organizzazione segreta hanno accesso a queste informazioni. Di conseguenza nessuna prova tangibile può essere presentata per confutare la teoria, e rimane intatta anche in assenza di evidenze concrete.

Questo aspetto rende la teoria del complotto non falsificabile, poiché non è possibile fornire prove empiriche o empiricamente verificabili per confermare o confutare la teoria. Inoltre, la teoria del complotto non è scientifica, poiché manca di una base empirica e non si presta a un’analisi obiettiva o a una verifica sperimentale. Quindi non si tratterebbe di una “teoria”, ma al massimo di un’ipotesi.

In sintesi, una teoria del complotto non è falsificabile perché respinge qualsiasi prova contraria o presenta una mancanza di prove specifiche, rendendola immune alla verifica empirica e al metodo scientifico. Questo aspetto la esclude dal rango di teoria scientifica. Il problema è che non finisce qui, anche se molti se ne lavano le mani già a questo punto: bisogna riuscire a riportare sulla via del razionalismo chi è accecato dal fideismo complottista, non semplicemente dargli dello stupido e chiuderla lì. Questa è veramente la sfida intellettuale più grande che ci attende, a mio parere, nei prossimi anni.

Va comunque ntenuto debito conto di come le teorie del complotto siano ormai infiltrate nella società moderna, e non siano più da anni retaggio di forum su internet di nicchia (come avveniva ad esempio a fine anni novanta): il complottismo deve essere affrontato con gli strumenti più moderni e idonei, e non può essere declassato a scemenza. Di fatto, si rischia che il marginalizzare chi crede a queste teorie alimenti il rancore sociale di questi individui, trasformandosi di fatto da marginalizzazione a radicalizzazione. Siamo pronti ad affrontare le conseguenze di una radicalizzazione complottista in parte già in atto? Siamo sicuri che sia la cosa migliore da fare, fermo restando ovviamente quanto scritto?

Falsificabilità, questa sconosciuta

Del resto Karl Popper è ormai celebre per la sua filosofia della “falsificazione“, un concetto in parte anti-intuitivo che può essere prezioso come criterio di demarcazione tra ciò che è scientifico e ciò che non lo è. Secondo Popper, infatti, una teoria scientifica deve essere formulata in modo tale che sia potenzialmente falsificabile, ovvero che sia possibile concepire un esperimento o un’osservazione che possa confutarla. Se una teoria non è falsificabile, non può essere considerata scientifica.

Se ipotizziamo che una pianta cresca più velocemente quando viene annaffiata con acqua arricchita con sostanze nutrienti rispetto a quando viene annaffiata con acqua senza alcuna aggiunta, prendiamo due gruppi di piante dello stesso tipo e le coltiviamo in condizioni simili di luce, temperatura e suolo. Nel primo gruppo, annaffiamo le piante con acqua arricchita con sostanze nutrienti, nel secondo no. Se dopo un certo periodo di osservazione non rileviamo una differenza significativa nell’altezza tra i due gruppi di piante, allora l’ipotesi sarà falsificata, indicando che l’annaffiatura con acqua arricchita di sostanze nutrienti non influisce sulla crescita delle piante.

Foto: un ritratto cyberpunk di Karl Popper, generato da StarryAI

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