Blastare non serve a niente (una provocazione)
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Blastare non serve a niente. Ma resta un modo per parlarci tra omologhi (persone che la pensano allo stesso modo).

La tesi che si vuole dimostrare mira a determinare l’utilità effettiva del blastare (insultare pesantamente una persona o un gruppo di persone sui social, al fine di zittirli e determinare la propria superiorità intellettuale o morale), con il dubbio che sia diventata una pratica auto-incensante o auto-referenziale.

Inconsistenza incel

Ma partiamo dall’origine. È sera. Armando vive in un paese di neanche mille abitanti. Si annoia. Hanno messo da poco la fibra nel paesello da cui non è mai uscito, e adesso può finalmente scaricare un po’ di musica. Può ascoltare il rock che ama. Può commentare nei blog di musica. E finalmente potrà prendere di mira quel recensor antipatico che ha osato esprimere un parere diverso dal suo.

Si firma come Eva, nel farlo, perchè vuole che il commento sia approvato – nella sua atipica visione del sesso, figlia di frustrazioni autoreferenziali e dell’essere totalmente privo di esperienza, immagina che alla gente sexy sia concesso tutto, che abbiano sempre la strada spianata, che lo stesso nome Eva evochi fantasie erotiche di livello in chi approverà quel commento, un po’ come succedeva nelle commedie anni Settanta a cui è legatissimo. Se uno si eccita, gli puoi fare tutto, del resto. O almeno, Armando la pensa così.

Quel brodo di cultura incel di cui è impregnato da quando legge quelle argomentazioni su Reddit o nei sociaò lo fa sentire così: il mondo per Armando è diviso in due, gente brutta (come si sente lui) sottomessa alla dittatura dei belli, persone attraenti che fanno quello che vogliono e decidono le sorti del mondo, non ce lo dicono. Armando ha appena commentato la recensione di quel misero recensore che ha osato parlare bene dei Nine Inch Nails, e si è firmato Eva. Commento approvato. E per lui va bene così. Dal punto di vista del moderatore, sembrava semplicemente interessante pubblicare un commento dissidente, per quanto non proprio ben argomentato – del resto siamo su internet, signora mia.

Il blastatore seriale

Per la definizione, meravigliosa, di blast sull’Urban Dictionary, blastare significa mettere fuori gioco gli affari di qualcuno o farlo vergognare di fronte a un gruppo di più persone. Ho visto Eva, l’ex di Armando, che l’ha blastato al centro commerciale, davanti a tutti. Armando non ha detto nulla, ma si vedeva che covava rabbia. Ma non è lui il blastatore seriale.

Il blastatore seriale è un intellettuale qualsiasi su internet, alla fine. Legge molto, conosce Dunning Krueger e la regressione alla media. Sa distinguere una bufala dalla realtà, in genere. Sembra uno che sa il fatto suo, e poi ama molto rispondere per le rime a gente come Armando. Per un blastatore seriale conta soltanto mettere in mostra la propria conoscenza. In fondo non è così diverso da Armando, che voleva mettere in evidenza di aver letto qualcosa su dei forum incel. Per Jacques Lacan quando si parla, del resto, non si ha la minima idea di quello che stiamo dicendo.

Perchè blastare non serve a niente

Blastare non serve a niente perchè contribuisce soltanto a polarizzare i pareri, senza che nessuno cambi idea e anzi, tendendo a radicalizzare le opinioni (cfr. Misinformation, ad esempio). Chi blasta lo fa in favore di un pubblico, che è il pubblico che la pensa esattamente come lui. Chi viene blastato lo fa in favore di un pubblico, che è diverso da quello precedente e che consiste in coloro che tenderanno a dargli ragione e farlo apparire come vittima. È chiaro che nelle questioni di rango sui social nessuno uscirà mai vincitore: il mezzo resta paritario per definizione, e nessuno potrà mai dire di aver fatto rispettare la propria autorità sui social (a meno che, ovviamente, non si tratti di un boomer).

Ed ecco perchè blastare non serve a nulla: perchè tanto parliamo sempre da soli e coi nostri simili, e perchè Armando non si convincerà certo dell’inconsistenza delle proprie posizioni se verrà perennemente blastato.

Del resto blastare è anche un modo sicuro (safe) per comunicare tra omologhi, sempre solidali quando si tratta di odiare qualcuno. Tutto quello che può essere etichettato, può essere odiato.

Che significa blastare

To blast letteralmente significa “raffica“, “esplosione“, ma viene usato in senso lato, in contesto internet.

Blastare è un termine informale derivando dal mondo dei videogiochi e di internet, che può avere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Essendo un termine colloquiale, il suo significato può variare a seconda del contesto e del contesto culturale in cui viene utilizzato. Ecco alcune delle possibili interpretazioni:

  1. Nel contesto dei videogiochi: “blastare” può significare eliminare o distruggere rapidamente un nemico o un oggetto utilizzando armi o abilità speciali.
  2. Nel contesto della musica: “blastare” può significare suonare la musica ad un volume molto alto o ascoltare una canzone con l’audio al massimo volume.
  3. Nel contesto delle comunicazioni e dei social: “blastare” significa mettere in cattiva luce qualcuno, svergognarlo di fronte a un gruppo di persone. In inglese la parola to blast può avere anche significati molto differenti, tuttavia non diffusi nel nostro paese.

Nella foto: blastare qualcuno su internet, nell’interpretazione dell’intelligenza artificiale di StarryAI

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