Nel mondo post-digitale emerge il Metaverso – come un dominio in cui gli individui si congiungono, fanno sorgere, collaborano e si rincantuccano – oltrepassando gli steccati materiali e le insidie del concreto. È una trincea.
È una trincea intrisa di coinvolgimento e immersione – pervasa da un assortimento infinito di aperture alla connessione e alla esplorazione, nell’ampio spettro di un ecosistema digitale rinnovato.
Meta-verso come meta-universo. Il termine “metaverso” vede la luce nel romanzo di fantascienza Snow Crash del 1992, come una parola formata da “meta” e “universo”.
Non uscire di casa – Mai. L’avatar sei tu.
Indossa visore – Digitale tridimensionale – Metaverso – Soglia virtuale, città viva – Un avatar si muove, interagisce, comunica – Esplora città, visita negozi virtuali – Sei tu.
La privacy digitale, la dipendenza degli utenti e la sicurezza degli stessi suscitano preoccupazione all’interno del metaverso, rispecchiando le sfide affrontate dai social media e dalle industrie dei videogiochi nel loro complesso, le cui soluzioni non sono ancora chiare (se verranno affrontate).
Acquista oggetti digitali, personalizza avatar – Sei tu.
Incontra amici, partecipa ad eventi virtuali: concerti, conferenze, spettacoli teatrali – Sei tu.
Gioca multiplayer – Sfida utenti da tutto il mondo – Ambientazione fantastica, interattiva – Lavora insieme – Completate missioni, competete in tornei – Sensazione reale – Non uscire di casa – Mai.
Fai sesso in webcam. Certo. Non uscire mai. Sei tu?
Interagisci oggetti, comunica vocalmente – Utilizza Metaverso per apprendere – Unisciti lezione virtuale – Classe virtuale – Studenti, insegnanti da tutto il mondo – Ambientazione coinvolgente – Apprendimento interattivo – Esplora modelli tridimensionali – Partecipa discussioni, lavora su progetti collaborativi.
L’avatar, nel sinistro scenario dei simulacri che pervade la nostra epoca, si erge come un duplicato digitale di noi stessi, una rappresentazione iconoclasta in cui l’essenza umana si disperde nella dissolvenza dell’identità. Come una marionetta digitale, l’avatar esibisce una maschera virtuale, un’alterità simulata che oscilla tra l’estraneità dell’automaton e la compiacenza di un’illusione emotiva. L’avatar, un oblio carcerato nell’interfaccia digitale, si manifesta come un simulacro che sfuma tra l’umanità e la macchina, rivelando così il subdolo intreccio tra il sé e l’artificio nell’era dell’iperrealità.
Sei tu?