Pensare è razionale. Essere sovrappensiero lo è pure?
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Sto pensando troppo? E soprattutto: se il pensiero è razionale (per definizione), cosa potrebbe rendere l’eccessiva riflessione (overthinking) irrazionale?

Pensare in sé è un processo razionale, poiché coinvolge la riflessione e l’analisi dei pensieri. Tuttavia, essere “sovrappensiero” può diventare irrazionale quando si arriva a un punto in cui si sta eccessivamente e in modo dannoso riflettendo su una questione o su un problema. L’eccessiva riflessione può portare a una serie di conseguenze negative, come ansia, stress e indecisione. Quindi, anche se il pensiero iniziale può essere razionale, l’eccessiva riflessione può diventare irrazionale e dannosa.

Sebbene queste osservazioni siano abbastanza comuni, il fenomeno del cosiddetto overthinking (essere sovrappensiero, letteralmente, al punto da esserne ossessionati e non riuscire più nelle attività quotidiane, in alcuni casi) è più complicato di quanto possa sembrare a prima vista.

Tu pensi troppo

Esiste davvero il concetto di “pensare troppo”? Dopo tutto, pensare molto sembra essere ciò che si deve fare per essere razionali. In effetti, i principi del pensiero razionale postulati dai filosofi non trovano nulla di intrinsecamente problematico nel pensare troppo. E ci mancherebbe pure: è uno degli strumenti del mestiere per eccellenza, per qualsiasi filosofo accademico o di strada che possa esserci.

Chi si è già posto questa domanda sa quanto possa essere fastidioso rimanere bloccati a lungo su una preoccupazione o una domanda. Le persone che pensano troppo, o lo fanno in modo cronico, potrebbero rimanere intrappolate in un circolo vizioso senza fine di preoccupazioni e ruminazione, le quali possono compromettere il lavoro, le relazioni e altri aspetti della loro vita. Ma soprattutto, come la risolviamo?

Una possibile spiegazione al “pensare troppo”

Un articolo di Psyche sul tema propone un approccio potenzialmente interessante: prima di tutto, esistono due tipi di razionalità, che sono quella epistemica e quella pratica. Semplice distinguerle, dato che sono due cose molto diverse: la prima entra in ballo nelle nostre credenze e convinzioni, è delegata insomma a decidere cosa (non) pensiamo e perchè (non) pensiamo proprio quello. La razionalità pratica, al contrario, si occupa di decidere come agiamo, come decidiamo di agire e perchè decidiamo di (non) farlo. Piano del pensiero vs. piano d’azione, sembra chiaro.

Nella pratica questa distinzione finisce per venire meno, e fonde i due approcci in un qualcosa di unificato o difficile da distinguere: durante le mie sessioni di psicoterapia, ad esempio, mi è capitato di tirare fuori pensieri irrazionali e di andare in overthinking su alcune questioni che mi preoccupavano. La terapeuta mi ha aiutato, in quello specifico contesto, a riprendere contatto con la realtà, convincendomi di quanto fosse irrazionale quel modo di pensare, e lo ha fatto a livello evidentemente epistemico. Nella pratica, poi, da persona razionale quale mi ritengo, sono stato io ad agire alla luce di quello che la “teoria” mi aveva suggerito, evitando varie trappole più o meno insidiose del mio stesso pensiero.

Jacques Lacan ha sviluppato una teoria psicoanalitica che si basa su concetti complessi, tra cui il linguaggio, il desiderio e la struttura della mente umana. Nel contesto dell’affermazione “Pensare è razionale. Essere sovrappensiero lo è?“, potremmo considerare il concetto di “eccessiva riflessione” come una manifestazione del super-io, una delle istanze nella struttura della mente di Lacan. Il super-io rappresenta le norme sociali, le aspettative e le pressioni che una persona assimila dalla società e interiorizza come una specie di coscienza morale.

L’eccessiva riflessione potrebbe derivare da una pressione interna o da aspettative eccessive imposte dal super-io, che può portare a un’auto-analisi continua e insana. Il “pensiero razionale” potrebbe essere visto come l’attività mentale basata sulla razionalità e sulla logica, mentre l'”eccessiva riflessione irrazionale” potrebbe essere interpretata come una manifestazione di conflitti interni o di angosce che rendono difficile il controllo del pensiero. In una prospettiva lacaniana, potremmo dire che l’eccessiva riflessione può essere vista come una forma di sintomo psicologico che deriva da dinamiche inconscie, dalla tensione tra il desiderio individuale e le norme sociali interiorizzate.

In breve, in una prospettiva lacaniana, potremmo spiegare l’irrazionalità dell’eccessiva riflessione come il risultato di conflitti e dinamiche psicologiche complesse che derivano dalla struttura della mente umana, in particolare dal ruolo del super-io e del desiderio nell’orientare il pensiero e il comportamento.

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