Perché Harry Potter è in grado di muovere il mondo?
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Pensateci, questo piccolo maghetto ha incantato milioni e milioni di persone, anzi, generazioni di persone. Cercare una spiegazione logica a questo fenomeno è quasi impossibile e discussioni a riguardo, negli anni, ne ho ascoltato a dire basta. La tentazione di risolvere tutto con un “è quasi sicuramente magia, Johnny” è forte, ma come è prevedibile, è molto più complicato di così e allo stesso tempo, estremamente semplice. Mi spiego meglio.

Harry Potter così come la stragrande maggioranza dei blockbuster delle ultime due decadi, nasce come opera letteraria. In altre parole è un libro, un romanzo divulgato ben anni prima del suo debutto cinematografico. In questo, un po’ di magia c’è; l’adattamento audiovisivo, infatti, è una pratica estremamente delicata che può funzionare solo se si parte da una base già funzionalmente idonea ad essere “trascritta” nel linguaggio del grande schermo. In effetti, nel lavoro della Rowling ci sono tutti i presupposti per far si che l’incantesimo abbia successo.

Archetipi narrativi stabili, una straordinaria coerenza nel susseguirsi del racconto, ritmo avvincente, sospensione dell’incredulità, personaggi interessanti. C’è tutto. Questo però non basta per immortalare un film nei cuori di milioni al mondo. Segue una strabiliante capacità nel mettere le scene giuste al momento giusto, un casting notevolmente verosimile ai personaggi originali e tanta ma tanta bravura nel post-produzione. E mi sembra che anche questo sia andato come si deve.

Ma allora, perché Harry Potter è in grado di muovere il mondo? Solo perché è un buon film? Probabilmente si. Ma aggiungerei anche un pizzico di un ingrediente segreto. Rullo di tamburi, la ricerca di un lieto fine. La serialità della saga, ha conferito al maghetto dei poteri eccezionali. Dal primo Harry Potter e la Pietra Filosofale (che come riporta OggiInTv, tornerà su Italia 1 venerdì prossimo), la fiaba del trio hogwartsiano si adagia lievemente sul palato degli spettatori che non possono fare altro che chiedere il bis.

Se a tutto questo aggiungiamo anche il fatto che gli stessi spettatori, ai tempi, fossero dei bimbi innocenti alla stregua dei protagonisti, potremmo anche aggiungere un po’ di sale in questo pentolone: da che mondo è mondo, il marketing ha sempre saputo agire con lungimiranza e non è un caso che uno dei franchise più forti degli ultimi anni si sia radicato in una platea composta da individui notoriamente influenzabili. Parliamo ovviamente dei bambini di allora e gli adulti di oggi. Non c’era magia in quello che accadeva nelle sale del 1999, però c’erano i sogni e le emozioni che ci hanno spinto, e ci spingono tuttora, ad amare Harry Potter e le sue fantastiche avventure: quelle che gli autori hanno saputo impacchettare e condividerle con il mondo.

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