Prendiamo un film, anche il primo che vi venga in mente (o anche solo il nostro preferito), e proviamo ad immaginare di sezionarlo. Chiediamoci: che cosa c’è davvero al suo interno? Ogni film degno di questo nome presenterà, a farci caso, una specifica “posta” in gioco: un messaggio specifico, sociale o politico, un’analisi psicologica, una speculazione filosofica. Oppure, al contrario, un inutile non sense, un indecifrabile non-messaggio fatto di nichilismo, senso del ridicolo, inconsapevolezza, cinismo, ironia, demenzialità, magari umorismo ingenuo, di bassa lega. Poco importa: la posta in gioco c’è sempre, addirittura anche se il regista non avrebbe mai voluto, e la “scommessa” registica si esplica nel proporre quel contenuto sullo schermo, farlo vedere e farne parlare, in un’ottica esibizionistica quanto esplorativa.
Scommettiamo che…
Il numero di stereotipi legati al mondo delle scommesse nel mondo cinema è enorme: dalla rappresentazione delle sfide più azzardate ed emozionanti della storia, fino ad arrivare alle più becere trame da film hard di serie Z. Quale sarà la prossima idea a farci attraversare da un brivido inesorabile? Scommettere su qualcosa possiede un innegabile fascino che il cinema, ovviamente, non poteva mancare di esprimere alla massima potenza: e forse addirittura poco importa il come lo faccia – se mediante trame sgangherate di casalinghe vs. idraulici oppure, all’estremo opposto, raccontando di micidiali hacker intenti a scommettere sul mondo.
E dire che sono trascorsi 48 anni, al momento in cui scriviamo, da quando Steno ideò Febbre da cavallo, una delle commedie cult più celebrate in assoluto, nel cinema italiano, di questo genere. Nel frattempo il mondo virtuale ha definitivamente preso piede, per cui oggi si parla di scommesse sportive online, con numerosi siti web che richiamano questa idea come ad esempio scommessesportiveonline.org. Quanto riferiamo per le scommesse online in Italia sembra valere, su scale geografiche differenti, anche per il resto del mondo, con l’esclusione (speriamo solo temporanea e più breve possibile) delle zone caratterizzate da situazioni di conflitto, come sappiamo, alquanto complesse e preoccupanti. Piaccia o meno, stiamo globalizzando con passo inesorabile anche questo ambito.
Il lato oscuro del gambling
Da un altro punto di vista, parlando di film e scommesse, il mood relativo al mondo delle scommesse sportive ha conosciuto fasi alterne: se prima si ironizzava facilmente anche grazie alle interpretazioni dei divi caratteristi della commedia all’italiana, col tempo sono uscite fuori storie un po più serie o inquietanti, oggetto delle sceneggiature di film come il recente Il lato oscuro dello sport. Quel film raccontava, tra le altre cose realmente avvenute in ambito sportivo, quella dei giocatori NBA che truccarono il campionato scommettendo su se stessi, in un’esibizione di freddo calcolo finanziario che lascia ancora oggi, almeno in parte, basiti (e su cui i protagonisti si sono ravveduti col tempo, come testimoniato dal documentario stesso, per quanto lo fecero almeno all’inizio per necessità). Cambiano i punti di riferimento, non esiste più una sola faccia della realtà – e a questo punto la celebre parallasse (approfondimento) per interpretare i duplici piani della storia, di cui dissertava Zizek molti anni orsono, sembra che si sta davvero concretizzando.
Tale switch continuo di “umore” sembra sostanziale, e vale la pena approfondirlo: anche perchè, in prima istanza, esso è frutto delle situazioni che viviamo nella nostra martoriata e contraddittoria società, di cui il cinema finisce per essere lo specchio. Sarà senza dubbio curioso scoprire come potrebbe cambiare ancora, radicalmente o meno, in futuro.
Le scommesse e la perdizione di Barry Lyndon
La rappresentazione delle scommesse nel contesto cinematografico, è uno stereotipo di tanti film americani, del resto: basti citare a mo’ di esempio film interpretati da grandissimi attori (anche se non sempre come trame davvero memorabili) come The Gambler, Una notte da leoni – e l’elenco potrebbe continuare per moltissime altre righe. E poi, se proprio volessimo dirla tutta, andrebbe citato almeno Barry Lyndon, uno dei film meno noti e più amati di Stanley Kubrick, in cui l’iniziazione al gioco d’azzardo del protagonista ne segnerà l’inizio della perdizione (indimenticabile, a riguardo, la sequenza accompagnata dal Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello).
In fondo il cinema non è altro se non un simbolo, al limite svuotato di ogni significante, il che non depone necessariamente in favore di vera e propria bassa qualità (e ci serviva Quentin Tarantino per ricordarcelo) e che anch’esso rappresenta il nostro bisogno inconscio di non pensare, di pensare meglio, di pensare meglio, di evadere, di provare il brivido dell’azzardo per provare, in qualche modo, ad inseguire un processo mentale virtuoso, rilassante e coinvolgente.