Pro-Life: l’horror etico sull’aborto di J. Carpenter, anno 2006

Una ragazza fugge nel bosco, e viene accolta da due medici che lavorano in una clinica. La ragazza è incinta, e la sua pancia continua a crescere. Determinato a “salvare” la figlia incinta da una clinica per aborti, un fanatico religioso ei suoi figli pianificano un violento assalto. I medici sospettano che la sua gravidanza potrebbe non essere qualcosa di questo mondo.

Diretto da John Carpenter e scritto da Mick Garris, Drew McWeeny, Rebecca Swan, Pro-Life è un mediometraggio horror del 2006 della serie Masters of horror, e si pregia delle musiche del figlio del regista (Cody Carpenter). Pro-Life associa l’immaginario horror tipicamente ottanta-novantiano ad una tematica etica considerevole, quella dell’aborto e delle sue implicazioni. Ciò basterebbe a rendere Pro-Life un film attuale, attualissimo, come va di moda nel revival moderno ed in considerazione della recente, molto controversa, cancellazione del diritto da parte della Corte Suprema giusto negli USA.

Il film è di quasi venti anni fa, e potrebbe far pensare ad un gioiello premonitore di tendenze inquietanti o di eventi globali spaventosi, un po’ come potrebbe esserlo l’epidemia che apre Todo Modo (Elio Petri, 1976) o le tendenze voyeuristiche di Videodrome, oggi normalizzate dal cybersex e dalle videoconferenze dilaganti. Certo Pro-Life è un film politico a tutti gli effetti, e su questo va considerato come l’etichetta sia del tutto legittima e anzi, per certi versi, doverosa.

Al tempo stesso vanno riconosciuti i limiti della pellicola nonostante la regia sia pregevole: lo script sembra un po’ fallace, il demone sovrannaturale che esce fuori dal pavimento dell’ospedale durante l’assalto degli integralisti armati fino ai denti fa più sorridere che altro, mentre il film si presta più a battutine irritanti che a riflessioni sostanziali. Sia chiaro, se non altro, che le posizioni del regista sono tutt’altro che pro-aborto, proprio perchè la mostruosità che fuoriesce ha un valore nichilistico, è la raffigurazione del Moralista supremo e, nel suo modesto voler fare paura, se non altro manda il messaggio in modo chiaro.

C’è anche da dire che gli horror sull’aborto sono estremamente popolari, per quanto non tutti ce l’abbiano come tema portante ma solo come riferimento etico-sostanziale, ed in genere incentrare l’intero film sul tema sembra un po’ eccessivo. Almeno, lo sembrava fino a prima del 2022, dato che l’attualità racconta della cancellazione di quel diritto e ciò, ovviamente, fa assumere al film quantomeno una collocazione differente.

C’è la critica anti-anti-abortista. C’è anche, ovviamente, la polemica anti-religiosa. C’è il “mostro”, che a me è piaciuto  per come realizzato, per quanto lo stile fumettistico travalichi – e a volte quasi banalizzi – la sostanza di ciò che si trasmette. Per il resto transeat su una recitazione un po’ piatta, forse ulteriormente penalizzata da un doppiaggio italiano non eccelso. Passi che certi personaggi che era meglio lasciarli a casa. Passi una (scialba) citazione di “Distretto 13“. Quasi verrebbe da dire che si debba accettare tutto questo anche solo per la scena finale, in cui si porta alle estreme conseguenze la volontà divina, che viene trasfigurata in senso orrorifico (si perdoni la circonlocuzione, ma era davvero impossibile dirla diversamente senza fare spoiler).

Sia fatta la tua Volontà, John; ma i film che meritano la visione – in senso politico o artistico  che dir si voglia – rimangono, sinceramente, ben altri. Amen.

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