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Vacancy: puro orrore hitchcockiano

Una coppia in crisi si ritrova per caso in uno sperduto motel: ne esce fuori un buon thriller.

In breve. Diretto da Nimrod Antàl. Nonostante le apparenze di “già visto”, Vacancy colpisce nel segno, ed è l’iniziatore di una discreta mini-saga. Da non perdere.

Descrivere quello che sembrerebbe a tutti gli effetti uno spin-off poco originale di Hostel dovrebbe essere banale quanto stroncarlo a prescindere, per via di alcuni difetti che in questo filono di solito non mancano mai (la scarsa originalità su tutti, la tendenza a crogiolarsi negli stereotipi del genere). Eppure Antàl ci ha saputo fare, ed è riuscito nell’intento di inchiodare lo spettatore alla poltrona, pur giocando con classici luoghi comuni e stereotipi dell’orrore, sia pur elaborati in chiave moderna.

Un thriller che qualcuno definirebbe derivativo, poichè insanamante debitore di certe pellicole ed atmosfere: certamente Psyco per via del motel (ma il paragone potrebbe fuorviare, in parte), molto di più parte di certi road movie all’italiana come, ad esempio, Autostop rosso sangue (anche lì abbiamo una coppia in conflitto alle prese con la violenza da parte di sconosciuti).

Poi che volete, in questo genere di horror non possono proprio mancare i telefoni che non funzionano mai quando servono, i motel infimi e pieni di insetti orrendi, ed il direttore della struttura vagamente inquietante.

Sorprendente come il regista abbia fatto un film con così pochi personaggi, peraltro caratterizzando in modo apprezzabile il rapporto di amore-odio tra i due coniugi, che hanno perso un figlio in passato e che stanno per divorziare: due espressioni di personalità che praticamente si ribaltano nella situazione di pericolo, piuttosto insolita, in cui si trovano. La stanza del motel in cui i due sono costretti ad alloggiare per via di un guasto alla macchina li costringe a restare sul posto, nonostante non appena vi mettono piede si sentano delle urla strazianti.

Sì certo, magari sarà la televisione: ma questo è un motivo valido perchè chiunque, nel dubbio, se ne scappi a gambe levate, altro che “prendiamo una stanza per due“. È un peccato che lo script non faccia i conti con una pecca del genere, ma alla fine stanno vedendo un horror e, se posso dire così, tutto (o quasi) è ontologicamente consentito. Del resto perchè viaggiare per forza di notte su stradine sperdute, per poi incappare in un circolo di pazzoidi amanti degli snuff movie? Del resto, si sa: comunque vada, nessuno è al sicuro in un motel sperduto lontano dalla strada principale (in questo caso senza alcuna palude in zona). Quindi non fatevi troppe domande, che è decisamente meglio.

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Sul tema snuff , inoltre, è già stato detto anche troppo: basterebbe vedere Tesìs , e farselo bastare, o magari il terribile Snuff 102. La lista potrebbe continuare con Hostel 2 e chissà quanti altri titoli underground, ma il tutto senza dimenticare Videodrome, il pluri-citato per eccellenza. Nonostante questo malloppo ben consolidato e sul quale è spesso difficile ri-creare qualcosa di nuovo, ricrea qualcosa di pienamente meritevole di essere visto, sebbene la linearità della trama – e la prevedibilità di certe sequenze “telefonate” – non lo renda proprio un capolavoro.

Parlarne troppo, in questi casi, guasta il gusto della visione: per cui accomodatevi pure, specie se non siete troppo avvezzi alle contorsioni mentali e preferite il thriller diretto e spicciolo (ma non per questo banale, s’intende). Questo film riuscirà a farvi paura senza ricorrere al gore gratuito, e questo è forse uno dei sui meriti principali.

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