Vai al contenuto

The wicker man: un film di culto, e non a caso

Un sergente di polizia riceve una lettera anonima riguardo ad  una bambina scomparsa: si reca immediatamente sul posto, uno sperduto villaggio scozzese, alla sua ricerca.

In breve. Un horror evocativo e bizzarro che è passato alla storia: basato sulla contrapposizione tra un protagonista cristiano ed un gruppo di antagonisti pagani, mostra indirettamente la follia della religione e ne esalta gli aspetti orrorifici. Singolari, e in certi casi musicate apposta per il film, le canzoni tradizionali scozzesi della colonna sonora.

Descritto fantasiosamente dalla critica (“il Quarto Potere dei film horror” secondo Cinefantastique, un “musical scozzese di fanta-paganesimo agricolo” secondo il giornalista Alan Jones) venne girato negli anni ’70 tra Scozia ed Africa del Sud. Ci troviamo un cast di grande livello, tra cui Christopher Lee – in un personaggio atipico rispetto a quelli a cui aveva abituato il pubblico; l’attore accettò pure di lavorarci gratis – l’indimenticabile sergente interpretato da Edward Woodward, il fascino enigmatico di Diane Cilento, Ingrid Pitt e Britt Ekland unito alla massa di abitanti del villaggio inebriati di fede pagana. La Ekland, in particolare, fu sostituita da una controfigura nella scena in cui danza nuda (una sequenza altamente evocativa e conturbante; la sostituzione avvenne a sua insaputa, a quanto pare), tanto che rifiutò di autografare una foto di scena che la ritraeva in quella posa, affermando orgogliosamente che il didietro ritratto non fosse il suo.

Se andassimo alla ricerca di un horror pagano, The Wicker Man rientrerebbe a pieno titolo nella definizione: il terrore che traspare dalla pellicola è vivido, di natura fisica, deriva da un rinnovato contatto tra uomo e natura – esseri umani adepti di un misterioso culto contrapposto al rigido moralismo cristiano della figura del sergente. Un horror atipico perchè, peraltro, con la parvenza di film musicale, date le insistite parti cantate e ballate di musica tradizionale scozzese – tanto che il regista Robin Hardy sorprese il cast durante le riprese annunciando che The Wicker Man fosse proprio un musical. Uomo di paglia del titolo che, peraltro, costituisce l’Easter Egg sorprendente la cui natura viene rivelata solo negli ultimi,terrificanti e molto teatrali, minuti finali, tanto da evocare una tragedia greca.

Il conformismo religioso di tutti i personaggi rende la storia particolarmente paurosa, con l’irreprensibile atteggiamente del sergente protagonista (fervente cristiano) contrapposto al paganesimo giocoso e irriverente degli abitanti dell’isola, che vivono inebriati e incoscienti la propria fede, nascondendo apparentemente un sacrificio umano all’anno. Alla base del film vi sarebbe The Wicker Image,  un’antica incisione del 1676 ad opera di Aylett Sammes. Nessuno sa con precisione se l’uomo di paglia, un gigantesco fantoccio di legno che veniva bruciato una volta all’anno con le vittime del sacrificio al dio del sole al fine di propiziare il raccolto, sia realmente esistito: potrebbe essere semplice propaganda dell’antica Roma relativamente ai culti di Druidi e Celti. Esiste tuttavia prova storica, a quanto pare, che all’epoca i sacrifici umani fossero realmente contemplati nel culto.

Il gioco delle incomprensioni tra il senso di giustizia del protagonista e l’atteggiamento indifferente, blasfemo (dal suo punto di vista) e allusivo pare ricalcare la sci-fi classica anni ’50, in cui nessuno sembra credere a ciò che crede il protagonista (che poi, puntualmente, ne finirà travolto). The Wicker Man spaventa ancora oggi nella sua semplicità di fondo: nel suo tono grottesco, soprattutto, e perchè gli abitanti del villaggio considerano normale ciò che accade nell’isola e si prodigano in bizzarri rituali (il rospo vivo in bocca alla bambina con il mal di gola, le danze propiziatorie attorno al fuoco, il sesso libero all’aperto) i quali scandalizzano (e soprattutto terrorizzano) il protagonista.

Ti potrebbe interessare:  Heat - la sfida: cast, produzione, sinossi, curiosità e spiegazione finale del film

Qualsiasi film successivo in cui sentirete qualcuno affermare “ti stavamo aspettando“, del resto, deve più di qualcosa a questa perla di horror inglese anni ’70, dai risvolti imprevedibili a livello di trama, con un Cristopher Lee in grandissima forma – per un film tra i più famosi ed influenti del periodo, oggetto di un controverso remake del 2006 (“Il prescelto“, con Nicholas Cage protagonista per la regia di Neil LaBute – vincitore, per la cronaca, di innumerevoli Razzie Awards).

Ma cosa diavolo avete in testa da queste parti? Falsa biologia, false religioni… Avete mai sentito parlare di Nostro Signore Gesù Cristo?
Certo… Parla di quel personaggio che, se non vado errato, è nato da una vergine messa incinta da uno spirito, vero?

Film dalla distribuzione controversa, stroncato quasi all’unanimità al momento dell’uscita, censurato brutalmente e, nonostante questo, considerato da Cristopher Lee il miglior film che avesse mai girato, The Wicker Man è un oggetto di culto: specie se si considera la sua versione restaurata con le scene mancanti (di circa 95 minuti di durata), un Final Cut che probabilmente (secondo Lorenzo Del Porto di Nocturno, ad esempio) non è nemmeno quella effettiva e mancano ancora delle scene. Per quel che ne sappiamo, il negativo originale del film venne seppellito nell’autostrada M3 durante la sua costruzione, perchè non fu apprezzato dal produttore Michael Deeley, all’epoca boss della EMI. Il restauro successivo avvenne su un recupero delle copie diventate rarissime, e vennero fuori sia una versione uncut che almeno un altro cut con scene inedite o censurate.

Nel libro “Inside The Wicker Man“, Allan Brown racconta di una curiosa sequenza questa volta mai inserita nel film: uno degli abitanti del villaggio, intepretato da un uomo del posto (Jimmy Kirkpatrick), si sarebbe tuffato nell’acqua circostante l’isola, vestito di tutto punto, in stato confusionale. La scene venne scartata per problemi metereologici il giorno successivo, e non è chiaro come sarebbe stata inserita nello script (non c’è traccia di una cosa del genere nello stesso).

Il singolo degli Iron Maiden omonimo, risalente al 2000, si ispira a questo film.

Il nostro voto
Cosa ne pensi?
[Voti: 0 Media: 0]
Questo sito contribuisce alla audience di sè stesso
Il nostro network informativo: Lipercubo.it - Pagare.online - Trovalost.it.