Spettacolo (esercizi di stile)


(Storia base)

Siamo a teatro.

Dietro le quinte.

Io sono un attore.

Ecco altri attori prepararsi.

C’è frenesia.

Truccarsi.

Ripetere il copione.

Tutti concentrati.

Qualcuno ha paura di sbagliare.

Inizia lo spettacolo.

Vedo un via vai di attori che si avvicendano.

La scenografia cambia in continuazione.

Ad un certo punto ho paura che il collega con meno esperienza entri al momento sbagliato, sarebbe un dramma! Per dare una mano, mi improvviso assistente di scena.

Ma c’è un altro problema: il capocomico è pronto ad entrare, ma ha sbagliato costume. Sta per entrare nella commedia sbagliata. Panico.

Il capocomico entra. Ma è talmente sul pezzo che nessuno si accorge dell’errore.Siccome a teatro ci va sempre meno gente, gli attori non impegnati sulla scena si siedono nei posti riservati al pubblico, in modo da far sembrare che fosse pieno.

 

  • (Formale-ridondante)
  • La S.V. è invitata allo spettacolo meta-teatrale che si terrà nel pregevole teatro della città, riservandoLe un posto in prima fila. Cordialmente, la Direzione.

 

(esistenzialista)

Era un teatro di periferia.

Il teatro delle nostre vite.

 

(rapporto di polizia)

Gli agenti si recevano nella struttura adibita a teatro, dove era avvenuta la segnalazione di atti impropri in luogo pubblico. A quanto risulta da testimoniante attendibili, nessuno aveva pagato i permessi né pagato di diritti d’autore! Viene fermato qualche attore, del quale abbiamo verbalizzato cognome, nome, indirizzo e data di nascita, che stava fumando dietro le quinte, nonostante il divieto. Al momento dell’arrivo nel luogo, gli agenti pervenuti come rinforzo constatavano un trambusto di pubblico, di cui molti attori erano camuffati da pubblico in sala. Gli attori sono stati multati per non essere rimasti nel posto che gli compete, impedendo al pubblico di sedersi. A quanto risulta dal verbale 26 dell’agente presente sul posto, alcuni sono stati minacciati o aggrediti, mentre dal verbale 78 pare che alcuni fossero costretti ad applaudire sotto minaccia. Il protagonista – sedicente tale – è stato arrestato, e sono state verbalizzate in tutto 14 multe e 18 denunce per estorsione, truffa, minaccia e circonvenzione teatrale d’incapace.

 

(snob)

Arrivai alla buon’ora nel grazioso locale adibito alla rappresentazione teatrale. Mi recai subito sul retro, da attore navigato che conosce tutti, per porgere i miei cordiali saluti ai colleghi che gigioneggiavano dietro le quinte. Sapete, io sono un attore, parola la cui etimologia significa “colui che finge”.

I colleghi si preparano ad entrare in scena. Antichi timori! Antico rituale! Il teaaaatro! Frenesia si avvicenda negli animi dei presenti. Paure ancestrali. Truccarsi. Riti risalenti all’antico teatro greco e romano. Qualcuno si interroga sulla possibilità che lo spettacolo possa essere procrastinato a tempi migliori.

Silenzio in sala, si comincia. L’antica e ben nota ritualità del teatro antico viene ripristinata. Magia, pura magia.

Qualche attore si tormenta: non sono pronto, ansia, paranoia. Ignoranti! Ecco un via-vai di attori impegnati ad andare avanti e indietro per dinamicizzare la scena. E poi diciamocelo senza filtro, signore e signori: temo gli attori con scarsa esperienza. Così mi ridussi a fare da tecnico dietro le quinte pur di salvare le apparenze. Il capocomico era pronto ad entrare, ma si era vestito nel modo sbagliato. Incapace! No, non devi entrare adesso, ma dopo. Come ti sei vestito, hai sbagliato! Cambiati! Non mi sentiva.

Entrò in scena, l’imbecille. Il capocomico entra nella commedia, ma era quella sbagliata. Orrore! È talmente immedesimato che nessuno, in apparenza, si accorge dell’errore. Applausi. Applausi scroscianti! Molti degli attori, in effetti, erano seduti in mezzo al pubblico. La magia del teatro! C’era poco pubblico teatro, e così gli attori per fare numero avevano pensato di sedersi tra di loro, tra la gente comune, attori bravi quanto umili. Che spocchia, ragazzi.

 

(Ansioso-Fatalista)

Ero a teatro per recitare uno spettacolo scritto di merda e recitato peggio, composto da frammenti scopiazzati e scandalosi errori di ortografia. Doveva far ridere. Almeno, così ho capito durante la prima riunione, in cui sono riusciti subito a litigare con uno che non faceva che contraddirmi. Ma non sono sicuro di aver capito, ero già in ansia, mezzo ubriaco. Le sedie facevano schifo, il bagno del teatro aveva la porta bloccata, il regista era un tiranno. La mia parte faceva schifo. C’era tensione tra gli attori, mancava una direzione. Il tecnico, lì, un deficiente borioso, mi guardava male senza motivo. Mi feci un altro cicchetto, e provai a prendere in mano la situazione. Che altro potevo fare? Non ho mai creduto a quello che stavo facendo sulla scena. Mi chiesero di fare il tecnico, figurarsi, ma lì pero’ mi incazzo, basta, gli risposi “idiota, come ti viene in mente?”, un ruolo insostenibile, ma poi era l’unico modo per uscirne vivi e fui costretto a farlo. Bevvi ancora, per consolarmi. Eravamo tesi. Nessuno ci stava capendo un cazzo. Il capocomico poi… non ne parliamo, rovinò tutto il resto. Lo spettacolo lo videro in pochi, e molti attori si finsero del pubblico tanto per tamponare la situazione. Che figura di merda!

 

(Ludopatico)

Avevo scommesso col capocomico che sarei arrivato a teatro prima di tutti: ho vinto 20 euro.

 

(Futurista)

Al momento della caotica entrata in scena, ci ritrovammo seduti in mezzo al pubblico! Zzzzz, il sipario, click, i fari, tap tap, i passi sulla scena. La scena cambia vorticosamente, clang clang, zap zap: era quello il nostro ssssspettacolo! Fu straordinario, finì in pochi secondi. Ode al futuro del teatro! Applausi scroscianti da parte di un numeroso e velocissimo pubblico composto da noi stessi attori. Pochi istanti dopo, bang bang: eravamo tutti sul campo di battaglia, dato che la gente voleva indietro i soldi del biglietto.

 

(Scolastico)

Svolgimento.

Oggi non siamo andati a scuola perché la prof ci ha portato a teatro. Evviva! Sono rimasto per tutto il tempo a giocare con il cellulare. Chiudo subito questo tema orrendo di cui non mi importa un accidente. Lo spettacolo? Ma che ne so: ero su Tik Tok.

 

(Psicoanalitico)

Il teatro è una metafora dell’esistenza del soggetto.

La grande illusione del soggetto consiste nel riempire un teatro di attori, il che dà l’idea della fase dello specchio: il bambino riconosce sé stesso grazie alla figura dell’assistente di scena, di cui finirà per innamorarsi o attivare un transfert irrisolvibile.

Il capocomico è il Grande Altro, abile a farsi rispettare quanto inconsistente: tutto dipende dal fatto che il soggetto creda o meno in lui.

 

(Recensione)

La regia avrebbe voluto realizzare una piece composta da vari classici modernizzati, riuscendo solo nell’intento di risultare confusa e stucchevole. Fischi dei pochissimi presenti in sala, sacrosanti.

 

(Film d’azione)

Siamo a teatro. ANCORA TU, FIGLIO DI PUTTANA!

Dietro le quinte. CAZZO!

Io sono un attore. SIAMO FOTTUTI!

Ecco altri attori prepararsi. SI VA IN SCENA.

C’è frenesia. SIAMO NATI PRONTI, AMICO!

Prepararsi. GET READY, MOTHERFUCKER!

Truccarsi. VIENI A CASA MIA DOPO LO SPETTACOLO, TESORO?

Tutti concentrati. CHE STAI PENSANDO, JACK? CHE DEVO RIPRENDERE LE MIE LEZIONI DI YOGA.

Paura di sbagliare. HO UN BRUTTO PRESENTIMENTO.

Inizia lo spettacolo. BOOM, SI PARTE.

Vedo un via vai di attori che si avvicendano. CHE CAZZO SUCCEDE, AMICO?

La scenografia cambia in continuazione.  MORIREMO TUTTI!

Temendo che quello con meno esperienza entrasse al momento sbagliato, mi improvvisai assistente di scena. NON HO ALTRA SCELTA!

Ma c’era un altro, vero problema: il capocomico era pronto ad entrare, ma si era vestito per un altro spettacolo. Stava per entrare nella commedia sbagliata. CHE STA SUCCEDENDO COBRA, RISPONDETE!

Il capocomico alla fine entra nella commedia, in quella sbagliata. È FINITA!

Ma è talmente sul pezzo che nessuno si accorge dell’errore. NON ANCORA, JOHNNY!

 

(prime armi)

Sono un esordiente! Wow! È bellissimo stare sul palco.

Il regista aveva detto di non farci vedere prima dello spettacolo, noi attori, ma mrima ho spiato dal sipario, ma non c’era nessuno, a parte mia madre e mio cugino più piccolo.

Vedo gente che fa cose intorno a me e non capisco un cazzo di quello che stanno facendo.

Sento di aver finalmente realizzato il mio sogno di fare l’attore.

Tutta questa gente che corre per preparare mi mette eccitazione, è fantastico.

Di che parla lo spettacolo? Non lo so.

Mi chiedono una mano a fare qualcosa, ma mi tiro indietro.

Non è venuto quasi nessuno, stasera: lo spettacolo è andato male.

Adesso paghiamo la sala di tasca nostra. Evviva!

 

(Pignolo)

Ci recammo in un teatro di 198 posti, con una capienza effettiva di soli 189. Il palcoscenico era largo 8 metri per 6, e non era illuminato in modo corretto in quanto le superfici assorbenti riducevano i lumen di almeno 70%, dai calcoli che ho fatto. A dirla tutta era pure areato malissimo: me ne accorsi misurando la densità dell’aria, prossima alla soglia di svenimento per un essere umano di età media 45 anni. Lo spettacolo è avvenuto in barba a tutte le norme di sicurezza, in particolare quella del DPRS 87/12 inerente la corretta viabilità delle file centrali.  Mancavano i 3 estintori all’ingresso, come sarebbe dovuto avvenire in proporzione all’area di teatro occupata all’interno dell’edificio.

(dubbioso/insicuro)

Mi trovo probabilmente in un teatro, almeno credo, così sembra, non lo so, le persone attorno a me sembrano essere degli attori. O si tratta di gente del pubblico dal lato sbagliato? Anche io sono uno di loro, penso. C’è un’atmosfera frenetica: bisogna entrare in scena. Sarà, ma non ne sono convinto. Prepararsi, truccarsi, prendere fiato. E poi? Non mi sento pronto, voglio la mamma. Vedo un via vai di attori vestiti di nero che si avvicendano. La scenografia cambiava in continuazione in base ai nostri movimenti. Gli ingressi sono connessi con le quinte mediante varchi spazio-temporali. Le quinte si confondono con semplici stanze dalle quali entriamo ed usciamo. Sembra che non ci sia continuità nello spettacolo e che stiamo provando disperatamente a trovarne uno che possa piacere al pubblico. E alla critica, naturalmente. Temendo che qualcuno con meno esperienza entrasse al momento sbagliato, mi improvvisai assistente di scena. Guidavo il mio capocomico: era convintissimo di essere nella commedia giusta ma in realtà, io lo sapevo, era in quella sbagliata. Non devi entrare adesso, ma dopo, ma lui non mi ascoltava. Aveva a mio parere i vestiti sbagliati per quella parte. Il sogno finisce con me vestito neutro in nero, gli altri con abiti di scena, io he non riuscivo a fermare il capocomio che alla fine entrava nella commedia sbagliata. Ma quella ennesima, mutevole commedia era in realtà una platea, con tutti i posti occupati da attori ed ex attori. Io urlavo “capo, è il passato, quello!”, e a quel punto, forse, mi sono svegliato.

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