Un film giallo-erotico, dai toni che oggi appaiono relativamente misurati, che lascerà spiazzati in positivo i fan del regista: quelli che conoscono solo le sue uscite splatter e gore, il suo lugubre pessimismo e la sua poetica di morte.
Fine anni sessanta: Lucio Fulci proviene da esperienze cinematografiche western e comiche, non ha ancora realizzato Una lucertola con la pelle di donna e Non si sevizia un paperino ma qualche ottima idea su come dirigere un giallo mostra di averla. In effetti la stessa definizione di “giallo erotico”, termine stra-abusato negli anni a venire, sembra stare un po’ stretta all’intreccio de “L’una sull’altra“. Ovviamente la storia è incentrata per buona parte sull’aspetto sessuale e voyeouristico, ma non risulta eccessivamente “di cassetta” come si potrebbe dedurre dal titolo. Nel frattempo la censura ha picchiato giù duro contro l’oscenità del film, e questo non per via delle scene di sesso (riprodotte in modo molto originale mediante un efficace gioco di specchi, veli ed inquadrature capovolte), bensì per colpa di una scena lesbica solamente accennata. Qualcuno ha detto che, giustamente, non si poteva chiedere di meglio all’epoca: resta il fatto che troppe chiacchiere hanno finito per danneggiare parecchi film validi del genere, e da’ fastidio saperlo perchè questo ha in parte messo in ombra l’effettiva qualità dell’opera.
George Dumurriel (Jean Sorel) è un medico gestisce una clinica negli Stati Uniti assieme al fratello: noto per le sue teorie innovative sulla medicina ed amante delle donne, vive un rapporto complicato con la moglie Susan (Marisa Mell), da cui pero’ non divorzia per via dello stato precario di salute della donna, pur avendo un’amante fissa (Jane, interpretata da Elsa Martinelli). Un giorno riceve la notizia che la consorte è disgraziatamente morta per via di un errore dell’infermiera; tornato a casa, scopre di avere un’eredità di un milione di dollari a proprio nome. A questo punto l’agenzia assicurativa si insospettisce ed inizia a far pedinare l’uomo, mentre una misteriosa spogliarellista (Monica Weston) compare nella vita del medico: è la sosia perfetta della moglie, ma sembra non ricordare o non sapere nulla del suo passato…
Qualcuno ha scomodato riferimenti al cinema di Hitchcock (il capolavoro “La donna che visse due volte“: ma l’ispirazione è un po’ troppo “letterale” per essere realistica), in altri casi pur apprezzando la forma ha lamentato un intreccio poco verosimile: in effetti il gusto della sorpresa che contrasta con la necessità di mantenere credibile la storia è stato il problema di molti gialli dell’epoca. In fondo, pero’, il confronto con altri prodotti simili – spesso contorti e ricchi di assassini sbrigativamente “pazzi” – orientati sul versante erotico low-cost per fare staccare qualche biglietto in più all’ingresso, non regge. “Una sull’altra” è infatti molto più che un giallo piuttosto spinto: è un film studiatissimo e sui generis, con un’incredibile rivelazione al suo interno ed almeno un paio di azzardi a livello di messa in scena. C’è addirittura qualche richiamo all’horror, con il gusto della narrazione macabra firmata Fulci, oltre ad un’ulteriore idea geniale – ed inaspettata – nel finale: quest’ultima riesce a catturare lo spettatore, tenendolo inchiodato alla poltrona durante tutti gli interminabili minuti conclusivi. Un film che lascerà spiazzati in positivo i fan del regista, uno di quelli che ne esalta forse maggiormente lo spirito “terroristico” di genere. Guardare per credere.
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