Un giovane imbalsamatore (Francesco) perde la propria fidanzata (Anna) in circostanze oscure; letteralmente ossessionato dalla ragazza decide di tenerla per sempre con sè ricorrendo a metodi estremi, mentre la governante Iris trama nell’ombra…
In breve. Il film di Joe D’Amato che lo ha reso famoso, e attenzione a prenderlo come se fosse un “filmetto” perchè il tutto è stato sviluppato in termini di morbosa ossessione e crudele splatter (a tratti molto, molto realistico). Cupo e macabro tributo al genere horror, vagamente “casereccio” nella realizzazione e – anche per questa ragione – spaventoso all’ennesima potenza. Erotismo e Morte che vanno a braccetto, per formare uno dei più estremi, cinici e inquietanti lavori mai visti al cinema, seppur con un toccante nostalgismo di fondo, autenticamente romantico e completamente fuori di testa.
Cosa scrivere su “Buio Omega” che non sia stato già detto da altri? Uno splatter all’italiana realmente come pochi, e questo perchè rappresenta la dualità tra Amore e Morte in termini – oserei dire – prettamente materialistici, fuori di metafora, proprio perchè quello che conta sono le ossa, il sangue, la carne morta. Una tematica certamente di rilievo per un horror di quelli che spaventano (ma prima di farlo, riescono a disgustare e mostrare sostanziali tabù: nello specifico, la necrofilia), che appare tanto possente da sembrare addirittura insolita, in un contesto del genere; probabilmente il livello di sangue elevatissimo, unito al livello recitativo non certo eccelso, farà gridare allo scandalo i più esigenti.
Nonostante tutto, pero’, la trama scorre davanti ai nostri occhi inesorabile, rappresentando – tra momenti durissimi ed altri un po’ troppo lenti – l’ennesima crudeltà che non vedi l’ora che finisca. La cosa che rende il lavoro di Massaccesi di culto, nonchè estremamente fuori dalle righe, è proprio quel realismo gelido che accompagna le scene più splatter del film; neanche numerosissime, per la verità, perchè c’è tutto il tempo di approfondire un minimo di trama, certo essenziale ma altrettanto ben concepita.
La malefica governante, ad esempio, che vorrebbe avere Francesco tutto per sè, ricorre ai più spregevoli mezzi per conquistare la fiducia del giovane, da parte sua talmente rapito dall’amore verso Anna (la Monreale, nota tra gli altri per L’Aldilà! e i Guerrieri dell’anno 2072 di Fulci) da arrivare, come si vedrà, alla follia più completa. Del resto la trama non è di certo intricata, ma è sufficentemente elaborata da non far precipitare nella banalità l’intera opera, costellata di momenti gore veramente fuori dall’ordinario come intensità, realismo e crudeltà. La scena dello smembramento degli organi della povera ragazza, del resto, vale da sola a rappresentare l’estremo orrore di tutto “Buio Omega“, e si tratta di sequenze che non si dimenticheranno facilmente. Tutti elementi che finiranno per piacere al pubblico di genere più “tradizionalista” e che, probabilmente, piaceranno molto meno (forse per nulla) a tutti gli altri. “Buio Omega” è eccessivo (e sembra quasi banale scriverlo), maledettamente gore nel suo concepimento e con la priorità di tessere la trama quasi sempre in funzione delle nefandezze rappresentate. Ma va bene così, alla fine: anche a costo, per dirla tutta, di inserire elementi come la sorella gemella della defunta (Teodora), che in un certo senso appaiono un po’ come forzature; quest’ultima rimane un’impressione forse soggettiva, comunque, anche perchè per il pubblico splatter – che dovrebbe apprezzare a priori – non dovrebbe essere un problema di entità enorme. Prendere o lasciare, questo è quanto.
Esattamente il celebre “dare al pubblico quello che il pubblico voleva“, citando lo scomparso regista, che qui si viene a concretizzare con un prodotto che esalta la forma e, con qualche limite, anche la sostanza della storia, mostrando quanto possa spingersi in basso la crudeltà e l’immoralità umana, e rivelandoci forse solo nell’ultimo fotogramma che si è trattato solo di un incubo cinematografico. Considerazioni prettamente esteriori a parte, e tenendo conto che si tratta pur sempre di un film sulla necrofilia con pochi termini di paragone a questi livelli (forse Macabro e Der Todesking), un film certamente imprenscindibile nel panorama dell’horror-gore più estremo. Un film che, per dirla in breve, lascia un profondo segno nello spettatore, nonchè svariati picchi di originalità raramente sfiorati ancora oggi. Colonna sonora stellare, ancora una volta, dei soliti Goblin.
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