Il virus VM2 ha iniziato ad infettare buona parte della popolazione europea trasformando le persone in scaltrissimi morti viventi: il solito gruppetto di sopravvissuti cerca di trovare la strada per una nuova vita…
In due parole. Produzione televisiva targata “The Asylum” piuttosto ordinaria e poco accattivante: il titolo sembra quello di un videogame e, in un certo senso, va bene così. Si punta quasi esclusivamente agli effetti visuali computerizzati, non facendo mancare l’aspetto sanguinolento ma peccando pesantemente in fatto di realismo: il risultato non è quindi di quelli memorabili, ed è da visionare per pura curiosità e con poca pignoleria, altrimenti … meglio lasciar perdere.
Il mediocre “Zombi Apocalypse” sembra sposare la “new school” che impone ai cadaveri ambulanti di muoversi più veloci di un mitragliatore: come se non bastasse, quelli di questo film sono anche astuti, tanto da avere la lucidità di organizzare un’imboscata (sic) contro gli umani. Questi presupposti fanno capire che ci troviamo di fronte ad un prodotto (l’ennesimo) di medio-basso livello, per l’appunto una produzione televisiva che nulla aggiunge (e nulla toglie) a quanto già detto sull’argomento anche in tempi recenti. Pur cavandosela discretamente nelle dinamiche puramente da action-movie, nel film mancano quel mordente, quella feature in più, quella trovata geniale (a volte il vero e proprio “colpo di teatro”) che avrebbero reso memorabile la pellicola di Lyon. Ma se è vero che The Asylum si affianca alla Troma in fatto di trash e pochezza di mezzi dichiarata, non si tratta di un risultato troppo scadente per quanto, ovviamente, con parecchi difetti e del tutto privo dell’attitudine anticonformista della casa di Kaufman (il finale, ad esempio, è fin troppo ordinario e “bonaccione”). Se è vero quindi che alcune trovate sono azzeccate (per quanto eccessivamente fumettistiche come l’uso della katana e del martello), molte altre sono dei veri e propri scivoloni (tenere a bada gli zombi con una tromba da stadio – sic – è un qualcosa di mentalmente inaccettabile). Ving Rhames, irresistibile come icona pulp armato del proprio martellaccio, si affianca alla figura dell’affascinante e tostissima Lesley-Ann Brandt, risultando forse la coppia di attori più credibile dell’intero film: gli altri, assorbiti da uno script fin troppo approssimativo, rimangono nel perfetto anonimato senza una sola trovata realmente degna di nota. Quest’ultimo è forse il difetto più grossolano di Zombi Apocalypse, non malaccio come opera televisiva ma molto lontana dall’avere le pretese artistiche di ben altre pellicole. Inoltre bisogna pur ammettere che l’idea della materiale mutazione dei corpi non era neanche malvagia (anche se non certo una novità per la Asylum, sfruttatissima ad esempio in “Snakes on a train“), per quanto l’abuso di CGI renda complessivamente troppo artefatto il tutto. Il trucco degli zombi si segnala comunque per qualche sua singolare (ed artigianale) peculiarità, mutuata dall’arte di arrangiarsi degli anni 80 e fatta di face-painting da black metaller principianti, parrucche posticcie e movenze praticamente – quando non orgogliosamente – casuali dei morti viventi.
Special guest: la Belva finale, immancabile in un film Asylum (nota per la realizzazione di monster movie a basso costo), ovvero” venghino, siore e siori, a vedere la Tigre-zombi!” Miao, bastardo! (cit.)
Ingegnere per passione, consulente per necessità; ho creato Lipercubo.it. – Mastodon