Io zombo, tu zombi, lei zomba: una parodia almeno in parte sottovalutata

Horror commedia che parodizza “Zombi” di Romero e gioca con gli stereotipi del genere: imperdibile.

“Sempre in bicicletta! Sempre in bicicletta! Io l’ammazzerei!”
“Già fatto! Più morto ammazzato di così, si muore!”
“Ecco cosa succede quando i nipoti non danno retta alle zie!”

In breve: parodia di film di zombi molto prima che uscissero fuori le saghe alla “Scary movie“, gustosa e divertente anche oggi. Se vi state chiedendo cosa ci faccia un film del genere in un sito come il mio, state facendo la domanda sbagliata. La domanda vera da porsi è: un filmetto zoppicante come tante altre commedie scollacciate, oppure si tratta di un unicum italiano?

Da quel che ho potuto vedere, infatti, questa piccola chicca, riedita da qualche tempo da Raro Video, costituisce seriamente un unico e rarissimo – manco a dirlo – esempio di cinema “B-trashione e caciarone” che sbeffeggia la moda dell’epoca: i B-movie di zombie. Un B-movie al quadrato.

E’ vero, forse l’unico davvero all’altezza dell’interpretazione è il grande Montagnani (D’Angelo, Mazzamauro, Solenghi e gli altri sono appena al di sopra delle righe), mentre anche la presenza di Duilio Del Prete rende il film troppo malamente simile, in alcuni passaggi, ai leggendari “Amici miei”. Eppure “Io zombo, tu zombi…” con quei siparietti epici da Benny Hill zombizzato, quei doppi sensi a volte così pedanti, quella storia così prevedibile, è un film cult. E questo è quanto: sarà poco, sarà scontato, banale, troppo poco divertente, ma è così.

Gioca tutto su doppi sensi forse scontati quanto divertenti nel loro essere naive (“morti di stanchezza“, “di un bicchiere di vino non è mai morto nessuno” fino al leggendario “finchè c’è morte, c’è speranza“) ed altri meravigliosi quali “Sono mortificato – No, lei è uno stronzo!”: nel frattempo, la procace Nadia Cassini fa la bella-svampita, senza pero’ riuscirci troppo (a dirla tutta). Solo un autentico prodigio nella sceneggiatura riesce a mostrarcela nelle vesti di zombie-gnocca: eterna, indimenticabile per l’ennesima volta, a ballare su un tavolo in tacchi a spillo e con pochissimi centimetri quadrati di vestiti addosso.

“Infernale sarà lei! Io appartengo all’Azione Cattolica!”

A proposito, la storia. Tutto avviene dopo un incidente stradale che coivolge tre persone: il becchino (Montagnani) grazie alla lettura di un libretto horror sul voodoo fa risuscitare i morti che aveva appena messo nella bara. Molto presto il gruppetto inizierà ad infoltirsi e cerca disperatamente un modo per nutrirsi della prelibata carne umana: i risultati, pero’, sono scoraggianti. Dunque i nostri protagonisti si impossessano di un hotel dove iniziano ad accogliere strani personaggi, nella speranza di potersi cibare di almeno uno di loro. Nel finalone si trova il tempo di parodiare la celebre scena del supermarket di Zombie di G. Romero, e di fare lo sfottò, come se non bastasse, ai doppi finali tipici dei thriller-horror. Infatti il nostro Montagnani, nel rivedere la scena dell’incidente che ha iniziato quello che si rivela essere stato un suo sogno, com’è tradizione trash-italica, semplicemente se la da’ a gambe.

Nonostante tutto, credemi: potete anche ritenere una “blasfema” offesa al buon George (ricordo, uno dei miei preferiti) tutto questo, ma il siparietto iniziale con i quattro morti viventi nel cimitero che riecheggia brutalmente la celebre scena del primo film di Romero è da cineteca. Vigorosamente trash, con alti e bassi, da vedere con qualche amico, si segue meglio accompagnato da qualche alcolico e qualche commento impietoso.

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