Sèguito – soltanto ideale, visto che possiede attori diversi – di Zombi del 1979, uscito 6 anni dopo per mano magistrale dell’americano George Romero, ricomincia da dove ci eravamo lasciati a fine anni 70: delle persone a bordo di un elicottero alla ricerca di umani non ancora contagiati.
In breve. Un Romero poco noto al grande pubblico da’ prova di saper giocare sulle variazioni tematiche: Il giorno degli zombi si assesta come un gran film ottantiano, ricco di colpi di scena e trovare originali (a cominciare dallo zombi Bub).
I sopravvissuti all’epidemia che ha trasformato gli abitanti della Terra in morti viventi cannibali vivono sotto il controllo di un gruppo di militari: l’occasione diventa ghiotta per il regista per denunciare, senza retorica, razzismo, indifferenza dell’uomo verso l’uomo, maschilismo, deliri della scienza e manie di onnipotenza. Tutte cose che rimangono preopotentemente attuali dopo oltre 25 anni dall’uscita del film, forse tra i meno noti del registi (ma molto frequente nei passaggi televisivi, visto che la scena dell’incubo della protagonista la ricordo perfettamente dalle reti Mediaset, su cui il film è stato trasmesso più volte).
Gli uomini protagonisti, una minoranza sopravvissuta al cannibalismo dei più numerosi, vivono in un bunker sotterraneo, sorvegliati da militari senza scrupoli ed assieme a tre scienziati che cercano di comprendere il segreto della rianimazione degli zombi: a questo scopo usano catturarne un certo numero per sottoporti a test ed esperimenti di vario tipo. Il capitano dei militari, in particolare, è l’espressione del cinismo più bieco degli esseri umani, che vivono la situazione di predominio dei morti viventi come semplice scusa per smargiassate e prepotenze irragionevoli. Ma anche la figura del “dottor Frankenstein” non è certamente positiva, dato che usa macellare essere umani per condurre esperimenti senza scrupoli ed arriva a cibare di corpi di militari deceduti uno zombi “ragionevole” su cui sta conducendo vari test.
Il solito quadro desolante (e purtroppo realistico) che ha materializzato la poetica, spesso incompresa e sottovalutata, del grande George Romero fino ad oggi.
Notevole, nel film, l’uso della macchina da presa, gli effetti speciali di livello, l’interpretazione e la sceneggiatura tipicamente anni ottanta ed una trama avvincente che rende il tutto un “cult” assoluto da vedere e rivedere senza mai stancarsi. Interessante la figura dello zombi umanoide (Bub), paradossalmente uno dei “buoni” del film, capace di mostrare sentimenti ed intelligenza, paradossalmente maggiori di quelli dei suoi simili vivi. Nel film è presente una delle scene più truculente e meglio girate mai viste nel cinema, ovvero lo smembramento da vivo del capitano da parte di una folla di zombi, e l’impressionante sequenza iniziale del chirurgo che fa muovere un cadavere mediante impulsi elettrici.
Il finale si registra come uno dei pochi che lascino un filo di speranza per i protagonisti, lasciando comunque il consueto pesantissimo dubbio sul loro futuro.
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