Il boscaiolo dei Monty Python e le crisi d’identità sessuale

Episodio: The Ant, an introduction 1.9 (“Monty Python”, Ian MacNaughton, 1969)

L’episodio numero nove del Flying Circus, trasmesso e prodotto dalla BBC nel dicembre 1969 parte con il botto: vediamo subito The Llamas, una canzone incentrata sugli stereotipi spagnoli. Prima compaiono un chitarrista (Idle) ed un ballerino (Jones) vestiti in modo tradizionale, poi il cantante (Cleese) introduce ad una canzone sui lama, cantata in spagnolo e sottotitolata in inglese. A chiudere il delirio, Graham Chapman irrompe in scena con un motorino, gonfia un sacchetto di carta e lo fa scoppiare. The Llamas è anche lo sketch di apertura del recente Monty Python Live (mostly), spettacolo teatrale e musical del 2014, in cui i nostri si sono riproposti per l’ultima volta dal vivo.

A Man with a Tape Recorder Up His Nose è una summa della comicità paradossale più fisica del gruppo: un attore che aziona un registratore con la narice destra, e riavvolge il nastro con la sinistra (sarà riproposto con una piccola variazione nel successivo A Man with a Tape Recorder Up His Brother’s Nose).

Kilimanjaro Expedition (Double Vision) è nota anche al pubblico cinematografico (E ora qualcosa di completamente diverso, una bella antologia filmica dei migliori sketch del Flying Circus) e racconta di Sir George Head – organizzatore di una spedizione sul kilimangiaro – ed Arthur Wilson, alpinista. Il problema della discussione è che George vede doppio: per cui non solo è convinto di parlare con Arthur e suo fratello gemello, ma crede anche che il Kilimangiaro abbia due cime. Double Vision (visione doppia, con riferimento alla diplopia) è un piccolo capolavoro di commedia degli equivoci, sublimato dall’alpinista Chapman che devasta lo studio di George passeggiando sui mobili.

Homicidal Barber si inventa la figura di un barbiere assassino e di un cliente che non sospetta nulla, il quale durante il lavoro consulta uno schema anatomico, fatica trattenere l’istinto omicida e delira ripetutamente (viene citato anche Psycho di Hitchcock). The Lumberjack Song è la canzone del boscaiolo, una delle trovate più celebri del gruppo – riproposta in Italia da Elio e le storie tese con Claudio Bisio, nel tour di qualche tempo fa. Il barbiere assassino, in realtà, avrebbe voluto fare il boscaiolo, vivendo a contatto con la natura ed improvvisando una canzone (con tanto di coro vestito da ranger canadesi). Alla fine rivela di andarsene in giro di notte vestito da donna (la sua innamorata è Connie Booth). Quasi prevedendo le reazioni che la canzone avrebbe suscitato, i nostri leggono poco dopo la lettera di protesta (Letter and Britain’s Joke for the Rubber Mac of Zurich Award) di un ipotetico spettatore, che si scandalizza per il fatto di avere molti amici che fanno i boscaioli e che solo alcuni si travestano, e si firma come “signora”.

Ricompare poi il Gumby (Gumby Crooner), uno dei migliori personaggi dei Monty Python, qui in veste di professore, ed alle prese con improbabili considerazioni sui divertimenti di una volta – a suo dire molto più belli di quelli televisivi – prendendosi a mattonate in faccia tra una battuta e l’altra (la canzone che accenna è Make believe di Harry Nilsson). Si passa alla presentazione grottesca e iperbolica di Harry Fink, all’interno di una sala ricevimenti (The Refreshment Room at Bletchley); a quanto pare, si tratta di uno dei più grandi showman mondiali – che alla fine non può essere presente e viene sostituito dall’improbabile uomo dalle ginocchia gonfiabili (Ken Buddha and His Inflatable Knees).

Brian Islam and Brucie è una breve animazione curata da Gilliam che potrebbe ricordare, per certi versi, un proto-South Park (sono animate delle fotografie storiche ad improvvisare un balletto, con effetti comici e grotteschi), mentre Hunting Film mostra una improbabile battuta di caccia. I cacciatori sembrano particolarmente imbecilli, si sparano tra loro e stanano coppiette nascoste (molto di questo feeling sarà ereditato nell’episodio Il borghese più imbecille dell’anno, presente all’interno del succitato film E ora qualcosa di completamente diverso). The Visitors è l’episodio basato su un folle fuori programma: un incontro romantico tra un uomo ed una donna, a casa di lui, interrotto da una serie di ospiti inattesi – tra cui Mister Equator (un burbero individuo accompagnato dalla moglie dalla risata facile, in grado di propinare perle come “she smells a bit, but inside she has a heart of gold“) ed il chiacchierone visto nel pub del terzo episodio. Si tratta anche dellla prima volta in cui il gruppo compare nella sua interezza (tutti e sei) nella stessa scenetta.

The Ant, an introduction – senza dubbio tra i capolavori assoluti della prima produzione – consacra i Monty Python nell’Olimpo di una comicità moderna e che non stanca, la quale deve buona parte della sua verve ad intuizioni geniali quanto azzardate per l’epoca, al surrealismo, al dadaismo, al teatro dell’assurdo (soprattutto Ionesco) e ad una regia creativa e solida dell’ottimo Ian MacNaughton.

Le 45 puntate del Flying Circus sono disponibili, in inglese sottotitolato in italiano, all’interno di un bel cofanetto in 7 DVD, che trovate facilmente su Amazon: Monty Python’s – Flying circus (complete series).

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