Nelle strade oscure di una città in rovina, un uomo solitario si aggirava con passo incerto.
Il suo volto era nascosto da un cappuccio, mentre gli occhi luccicavano di malefico interesse.
Credeva di poter leggere l’anima delle persone osservando i loro tratti fisici.
Definizione. La fisiognomica è la pratica pseudoscientifica di cercare di determinare la personalità, le caratteristiche e le inclinazioni di una persona analizzando i suoi tratti facciali, come lineamenti, proporzioni e espressioni. La fisiognomica non ha basi scientifiche ed è stata ampiamente respinta dalla comunità.
Un giorno l’uomo incappucciato incappò in un circolo segreto che praticava oscure arti arcane. Qui venne loro presentato un antico grimorio, che prometteva di rivelare i più profondi segreti delle persone attraverso la fisiognomica. L’uomo fu affascinato da quella nuova prospettiva di potere e conoscenza. Continuava a zoppicare, ma i cenci che lo coprivano impedivano di vedere la forma del suo male.
Si riteneva che il naso lungo fosse indicativo di intelligenza e leadership, mentre il naso corto era associato a impulsività e mancanza di autocontrollo.
Gli occhi che una volta brillavano di curiosità ora riflettevano solo una brama insaziabile di conoscenza distorta. Dedicò notti insonni a studiare le pagine ingiallite del grimorio, apprendendo rituali e incantesimi. Con ogni incisione e invocazione, credeva di avvicinarsi a un livello superiore di comprensione umana. Tuttavia, più scavava nel mondo dell’occulto, più il suo aspetto iniziava a mutare.
Occhi piccoli e ravvicinati potevano essere considerati segno di malizia, mentre occhi grandi e distanziati erano associati all’onestà e alla gentilezza.
Il suo volto, una volta ordinario, cominciò a mostrare deformità e scolorimenti. La sua ossessione per la fisiognomica aveva un prezzo.
Si credeva che le rughe e le pieghe del viso potessero rivelare il carattere di una persona. Ad esempio, rughe intorno agli occhi potevano essere associate a una personalità gioiosa e aperta.
Mentre si addentrava in profondità nell’oscurità della sua ossessione, iniziò a vedere mostri e demoni anche nei volti più innocenti. La sua mente era ormai corrotta, e il suo sguardo distorto gettava terrore su chiunque lo incrociasse.
La città fu avvolta nell’ombra dell’orrore. L’uomo zopp e incappucciato si aggirava per la città spargendo strali di terrore. Chiunque lo fissasse troppo a lungo moriva all’istante, contorcendosi nel terrore e senza capire cosa gli stesse succedendo. Il suo potere era quasi incontrollabile. Continuava a zoppicare da un piede che, da qualche tempo, aveva iniziato a sanguinare.
Sopracciglia spesse potevano essere interpretate come segno di forza di volontà, mentre sopracciglia sottili erano viste come indicativo di debolezza.
Il suo destino era segnato. Mentre tentava di esplorare i volti delle persone per l’ultima volta, i demoni che aveva evocato dal suo oscuro cammino gli provocarono una fitta a quel piede malato che non aveva saputo o voluto curare. Si contorse per il dolore. Seduto a terra, tolse la scarpa zuppa di sangue per scoprire mille occhi palpitanti che fuoriuscivano dalla sua pelle. E lo guardavano, giudicandone l’aspetto, ne era certo.
Un camion di passaggio fu l’ultima cosa che vide, prima di morire.
Nuovi adepti della fisiognomica si sarebbero presentati in città, di lì a poco.
L’obiettivo conoscitivo della fisiognomica prese una svolta quando cominciò a concentrarsi non sulla deduzione dell’interiorità dall’esteriorità, ovvero dei tratti morali a partire da quelli somatici, ma piuttosto sull’opposto processo di attribuire specifici tratti esteriori a passioni o stati spirituali particolari. Da questo cambiamento emerse la teoria dell'”espressione”, che divenne un elemento chiave nelle tecniche delle arti figurative. Tuttavia, questa trasformazione portò all’obsolescenza del vecchio termine “fisiognomica”, che alla fine si spostò – attraverso il passaggio da “fisiognomonia” a “fisionomia” – verso la realtà che aveva costituito il suo oggetto principale.