All’interno della sterminata produzione teatrale di Arthur Schnitzeler, medico e drammaturgo che si pregiò – tra le altre cose – di essere associato al pensiero di Freud, Girotondo occupa da sempre un posto speciale per il pubblico e la critica. La sua generale invenzione del “monologo interiore” per dar voce all’intimità dei personaggi, al loro profilo psicologico ed alle paure che li caratterizzano fece scuola, e in Girotondo la cosa vale all’ennesima potenza. Un dramma del 1900 per cui l’autore stesso ebbe a dire, in un carteggio, che qualcosa di più irrapresentabile non si è ancora visto. La sua forma è tipica del teatro moderno, con un accenno di sperimentalismo quasi beckettiano: un collage di dieci dialoghi tra personaggi differenti accomunati da brame sessuali, in cui ogni personaggio è di varia estrazione sociale, in cui il sesso si consuma fuori scena come un rituale invisibile, mentre l’approccio dei singoli appare, di fatto, stantìo e banale da ogni punto di vista.
Analisi e interpretazione più diffusa dell’opera
Gran parte dell’interpretazione di Girotondo deriva, per lo più, dalla prefazione dell’edizione Einaudi a cura di Paolo Chiarini, è datata 1983 ed è ancora quella presente nelle edizioni più recenti dell’opera. Tale nota critica, per inciso (e senza addentrarci in troppi dettagli) parte dall’evidenziare la spregiudicatezza del tema trattato per l’epoca, tanto che la casa editrice non accettò inizialmente di pubblicarlo. Le cronache raccontano altresì di interrogazioni parlamentari per bloccare il lavoro e proteste in sala (in molti casi pretestuose, come quelle che subì Eduardo Scarpetta). Fin quando poi, inaspettatamente, il giudice incaricato del caso non vide l’opera a teatro, e decise di allentare la presa; fu il pubblico a decretarne un ennesimo scandalo, contestando le rappresentazioni probabilmente mossi da sentimenti che dovevano essere un mix di antisemitismo e oclocrazia (dove per quest’ultima intendiamo il “rovescio della medaglia” del totalitarismo, che si verifica qualora la massa prenda acriticamente il potere e si decidano condanne, decisioni e assoluzioni “per alzata di mano”). Al di là degli episodi d’epoca – che chiunque abbia studiato Schnitzler dovrebbe conoscere – è interessante riprendere quel concetto di spregiudicatezza – per definizione, ostentata indipendenza e libertà di modi e atteggiamenti – e provare a declinarlo, per una nuova lettura dell’opera, in due possibili nuove direzioni.
La lettura più celebrata dell’opera tende a vederla, di fatto, come un saggio sull’impossibilità della durevolezza dei rapporti sentimentali.
Un girotondo matematico
L’opera di Schnitzler è sistematica, quasi matematica nel suo alternarsi di personaggi che sembrano godere (neanche a dirlo) della proprietà transitiva: se X è in relazione con Y e Y con Z, allora X e Z sono in fondo in fondo anch’essi in relazione (ad esempio se X è un amante di Y, la moglie di Z: hai visto mai, che si incontrino o già si conoscano?). Cosa che, a ben vedere, denota un approccio razionale e lucidissimo dell’autore sulle dinamiche sessuali, le quali travalicano convenzioni e rango sociale anche a costo, nella peggiore delle ipotesi, di essere condotte segretamente.
Il vero presupposto del Girotondo a questo punto sarebbe pertanto legato alle relazioni sessuali (non tanto a quelle sentimentali), oltre all’idea che ogni essere umano sia disposto a qualsiasi compromesso pur di ottenerlo (e se il letto fosse extra-coniugale, tanto meglio). Film pluri-citati su questa falsariga, quanto enigmatici, come ovviamente Metti, una sera, a cena hanno, a ben vedere, ereditato molto da quest’opera, seppur con uno spirito più difficile da formalizzare (e forse con qualche vezzo intellettuale di troppo).
al bando ogni romanticismo (?)
Tornando all’interpretazione più in voga, la lettura più comune di Girotondo, valida quanto abusatissima (a mio avviso quasi riduttiva) vede l’opera in questione come un saggio sull’impossibilità di amare, il che oggi rischia di risultare didascalico e poco soddisfacente. Per cui partiamo da altro: quella spregiudicatezza potrebbe trasformarsi in una più adeguato spietatezza, ad esempio. Un saggio di spietatezza sessuale a teatro, inteso non nell’accezione spaventosa del termine bensì in quella, circostanziata, definita dal saggio Eccitazione dello psicologo Michael Bader.
Sesso spietato
Spietatezza sessuale
, secondo l’autore, si dovrebbe infatti intendere il mood con cui una persona, di qualsiasi genere, ricerchi piacere dal partner (e in dieci piece diverse i personaggi non fanno praticamente nient’altro) badando esclusivamente al proprio benessere (e a costo di far credere all’altro qualsiasi corbelleria). Una forma di sessualità riflessiva che molti reprimono, e che sarebbe invece fondamentale per far esplodere il piacere; non sia mai che succeda a teatro, provocherebbe più scandalo del Rocky Horror Show! Quello della ricerca della spietatezza sessuale è sentiero non banale, ovviamente, irto di possibilità di errori, abbagli, sensi di colpa, soprattutto passabile di puro egoismo dall’altro – o dal Grande Altro, magari – eppure fondamentale, secondo l’autore, per una corretta armonia sessuale.
Partendo dal presupposto che il piacere sia una rarità per molti di noi, a questo punto, mentre varie circostanze ci costringono a pagare prezzi considerevoli per ottenerne un po’ (si paga in senso lato come in senso materiale), Bader identifica nella spietatezza e nelle fantasie sessuali due potenziali “armi” con cui recuperare quel piacere. Che poi è quello che succede in Girotondo: quelle scenette potrebbero, di fatto, essere assimilabili a fantasie erotiche messe in scena. Una prostituta seduce un soldato, il quale si prodiga a sedurre poco dopo una cameriera, la quale non disdegna le attenzioni del proprio padrone e così via – fino ad arrivare ad un arguto e compostissimo conte, che si ritroverà nel letto della prostituta di cui sopra, facendo idealmente ripartire il loop.
Una vera e propria masterclass di spietatezza sessuale, che scandalizza per motivi diversi, ieri ed oggi: ieri perchè la reprimenda era insita nel “sistema”, oggi perchè godere è agevole e quasi sempre pubblico, il senso di colpa deriva più dall’evitamento relazionale che dalla mancanza di opportunità e, a conti fatti, vederne parlare su un palcoscenico fa effetto dato il sesso continua instancabilmente ad essere motivo irrazionale di scandalo.
Rileggere Lacan
Il secondo concetto che si potrebbe richiamare, a questo punto, si rifà al pensiero di Jacques Lacan, spesso accostato al Freud a cui Schnitzler veniva, a sua volta affiancato. Vale la pena di ricordare che il filosofo e psichiatra nacque nel 1901, un anno dopo la stesura e rappresentazione di Girotondo, ma sembra che la reale eredità dell’opera sia da legare a lui. Questo gioco di accostamenti evoca, peraltro, quello di incastri tra le dieci coppie che compongono altrettante piece in cui A ha una relazione con B, B ha una relazione con C e via dicendo, finchè L non ha inesorabilmente una relazione con A. Quasi a sottolineare una struttura che ricorda un po’ le comuni catene di omini di carta, un po’ l’affascinante nastro di Mobius: un concetto di topologia rappresentabile come una striscia, informalmente quasi a forma di numero 8, in cui i due bordi sono connessi dopo una rotazione di 180° di uno dei due.
Su quel sentiero non è banale capacitarsi della struttura su cui si procede: in fondo, è l’esistenza umana.
Per quanto gli estratti di un testo teatrale raramente rendano giustizia allo stesso, sembra opportuno riportare qualche monologo tratto da Girotondo a supporto di ciò che vi ho raccontato: il dialogo tra Conte e Attrice, ad esempio, è certamente uno dei più promettenti in tal senso. Il Conte ad un certo punto afferma:
Godimento, estasi, benissimo, non c’è nulla da dire, è qualcosa di certo. In questo momento io godo, d’accordo, lo so, godo. Oppure sono in estasi, va bene. Anche questo è certo. Ma quando è passato, è passato e basta. […] Il prima è incerto, il poi è triste.
Qualche pagina dopo, dopo aver consumato l’amplesso, è l’attrice, questa volta, ad esplicitare la natura materialista del proprio atto, confermando la tristezza pronosticata poco prima:
E sai cosa farò adesso? Ti dirò che non voglio più rivederti. No, no, sei troppo pericoloso, per me. Sei capace di far impazzire una donna.
Quel che resta dello scandalo
Si leggeva qualche mese fa che Schnitzler oggi non fa più scandalo, affermazione a cui qualsiasi lacaniano potrebbe rispondere evocando Capitan Ovvio. È chiaro che non lo faccia nel senso classico del termine, se immaginiamo ancora oggi (nell’era dei forum online di escort e di porno digitale in tutte le salse) distinti signori in monocolo e signore pudicamente nascoste dietro ad un ventaglio che meditano vendetta contro un affronto alla moralità. La psicoanalisi dovrebbe pienamente capacitarsi, prima o poi, che la società e l’inconscio hanno finito per invertire i propri ruoli: se la prima era portatrice di divieti e proibizionismo (tipica dell’era di Schnitzler) e il secondo di pulsioni represse o fuori misura, ad oggi l’inconscio sembra gravarsi del compito di regolare l’uomo, con una società sempre più edonista e fuori da ogni regola (diceva Lacan, sotto la guida di un Grande Altro ed un Super Io sempre pressanti).
In funzione di tale inversione, pertanto, l’obiezione che Girotondo non scandalizzi più nessuno potrebbe anche essere accettata acriticamente, ma non serve a molto; è la sua classica interpretazione (romantica o idealistica che dir si voglia, con quel didascalico quanto stantìo l’amore non esiste), semmai, a dover essere ridiscussa. Quella inspiegabile carovana di sensuale freddezza, una tipica contraddizione dei tempi in cui viviamo, ha ancora oggi molto da insegnare.
Foto di copertina di Free-Photos da Pixabay
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