Sulle prime sembra solo una foto anni Ottanta come tante. È stata scattata con una macchina d’epoca, senza dubbio, e dalla forma quadrata potrebbe ricordare una Polaroid. È leggermente consumata sui bordi, il colore appare innaturale, vissuto, corroso dal tempo. Trasuda un feeling che è inevitabilmente anni Ottanta e – per via qualche meccanismo interiore di chi guarda e ha almeno trentacinque anni – esprime tanta nostalgia.
La foto ritrae dei ragazzi sul motorino, ragazzi e ragazzi spensierati e sorridenti, all’interno di una piazza di qualche imprecisabile città d’Italia. È una foto semplice, innocente, come tante quanto evocativa. Si presta comunque ad essere usata dalla propaganda. Sono tutti senza casco, o meglio: nella foto non si vede alcun casco. Magari qualcuno lo aveva pure – non tutti, certo – ed era appoggiato in una parte non visibile dello scatto. Tanto basta perchè la foto possa diffondersi sui social con una didascalia evocativa: “una volta eravamo tutti senza casco, stavamo bene e siamo sopravvissuti lo stesso”. È chiaramente una frecciata contro l’obbligo di uso del casco previsto dal codice della strada. Tanti like, tante condivisioni, tanti commenti. Hai ragione, è proprio così. Bei tempi. Si stava meglio quando si stava peggio. Eravamo giovani e forti. All’epoca nessuno ci obbligava a fare il vaccino per il Covid, ricordi? Bei tempi, sul serio. Prima o poi, magari, arriverà qualche cripto-nostalgico a tessere le lodi di Benito Mussolini.
Che il nostalgismo sia usato per targetizzare una propaganda subdola e profondamente emotiva attraverso l’uso dei social, al punto di farlo diventare uno strumento di promozione del conservatorismo in genere, non dovrebbe essere una novità. Da quando sentiamo parlare di post verità succede regolarmente, ed è noto come in genere i partiti di destra siano stati i primi ad insediarsi sui social con meme allusivi, nostalgicamente reazionari quando non razzisti o peggio.
Il riferimento agli anni Ottanta va ben oltre targetizzare il genitore boomer e il figlio conformista al seguito, in effetti: è una scelta che evoca a suo modo la spensieratezza dell’epoca, in risposta all’impegno politico degli anni Settanta – al punto che molti giornali parlarono di “riflusso“, inteso quale atteggiamento politico e sociale – in un clima di sostanziale tensione globale – inteso a recuperare valori ritenuti superati. Come quelli degli anni Ottanta, che se ne parli in giro probabilmente a qualcuno verrà un po’ da ridere o alla meglio non capirà neanche di cosa stiate parlando. Valori che, in altri termini, diventano uno scoglio a cui aggrapparsi nel mare in tempesta, con conseguente ripiego nella sfera privata e nel disimpegno politico. Meglio stare a casa a commentare foto anni Ottanta e atteggiarsi a proto-libertari contrari al casco, alle cinture di sicurezza, al vaccino e chissà a quante altre cose che fondersi in una realtà sempre più complessa. Una realtà che, come scrive sss nel suo bel saggio sss, dovrebbe rivedere con urgenza la tendenza al semplicismo che caratterizza molti di noi. Una tendenza a semplificare le cose, a dire che in fondo i problemi sono banali, sono semplici, quando in realtà non lo sono e vanno visti lucidamente in questa veste. Il che non va confuso con un banale individualismo, a ben vedere: diventa esattamente il background su cui la politica reazionaria fonda il proprio essere. Per dirla in altri termini: non vi preccupate se il mondo è in rovina, state tranquilli, ci pensiamo noi. Pensiamo a tutto noi, abbiamo comprato una bella divisa per l’occasione, voi nel frattempo aiutateci stando sui social per noi: saremo i vostri padri e madri, e nulla potrà fermarci – se ci lascerete lavorare.
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