Digressioni

La Chiesa dell’Anima Purificata (creepypasta)

Hollowbrook. Un nome che suona tranquillo, ma è solo la facciata di un sistema che nasconde qualcosa di molto più oscuro. La Chiesa dell’Anima Purificata: un edificio antico, scolpito nella pietra e intriso di segreti. Gli archi gotici non erano solo esteticamente affascinanti; era come se l’intero edificio stesse respirando, come se stesse aspettando, in attesa di qualcosa. E le vetrate colorate? Non erano solo bellissime, erano degli schermi, filtri che separavano la realtà dalla sua distorsione.

C’era una voce, però. Una voce che correva tra i byte e i gossip della città. Si parlava di un sacerdote. Arrivato da chissà dove. Non importava nemmeno più da dove. Importava quello che faceva. Il suo sguardo. Un occhio, il destro, maledettamente danneggiato. La sua espressione era quella di chi sa cose che nessuno dovrebbe sapere. E i suoi spostamenti? Un’ombra che spariva nel buio della cripta, un buco nero nei dati. Nessuno lo vedeva mai. Eppure tutti lo sentivano. La sua presenza c’era, e bastava un sussurro per farlo sapere.

Thomas. Un nome che ti viene in mente solo quando il sistema impazzisce. Un giovane curioso, un ingranaggio fragile che cede al richiamo del mistero. Thomas decide di infiltrarsi. Cos’altro avrebbe fatto? Non è il tipo da stare a guardare mentre il mondo si distrugge sotto i suoi occhi. Di notte, si connette, si fa strada tra le ombre e varca la soglia della chiesa.

Scende le scale, ogni passo più pesante del precedente, mentre il Wi-Fi della realtà sembra iniziare a laggare. Il server della paura va in overflow. Sente qualcosa. La pressione nell’aria si fa densa, come se il sistema stesse cercando di chiuderlo fuori, di eliminarlo. Ma non può fermarlo. La curiosità è un bug nel codice dell’anima, e Thomas non può farci nulla.

Arriva alla cripta. Una porta. Non una porta qualsiasi. Una porta con un numero inciso sopra. 666. Numeri. Codici. La dimensione del male. La connessione tra il piano che conosciamo e quello da cui provengono le cose che non dovrebbero esistere. La porta è socchiusa. Un bagliore rossastro. Un segnale, un allarme. Ma Thomas non indietreggia. Spinge. Lo fa. Una linea di codice, un’azione, e l’intero sistema si resetta.

Quello che vede è qualcosa che non può essere tradotto. Il sacerdote, o ciò che ne rimane, è lì, intento a scrivere simboli che non dovrebbero esistere nei libri della storia. Un altare, candele nere, una luce che pulsa come una sorta di heartbeat distorto. La connessione tra il mondo fisico e quello digitale è stata interrotta, e ora c’è solo oscurità. Solo il suono di una voce che sembra fuori fase, un flusso di dati corrotti.

Thomas cerca di indietreggiare. Ma qualcosa non va. Il sistema non lo lascia andare. I suoi piedi sono incollati al pavimento. La porta dietro di lui inizia a brillare, il numero 666 che ora è vivo, come un segnale che impone di restare. Il sacerdote solleva lo sguardo. E quel sorriso. Quello… sorriso. Era qualcosa di troppo, troppo vecchio. “Finalmente sei qui,” dice, e la sua voce è un eco. Non solo nella stanza. Non solo nelle sue orecchie. Ma nel cuore della rete, nel codice di tutto.

Poi, un blackout. La connessione viene persa. I bit sono fuori controllo. E Thomas non esiste più.

Il giorno dopo, la chiesa è in fiamme. Le fiamme non sono normali. Sembrano… alimentate da qualcosa che non è di questo mondo. C’è qualcosa che l’ha innescata, ma i protocolli per capirlo sono irraggiungibili. Thomas non è più registrato da nessuna parte. È solo un fantasma nei log di sistema. Nessuna traccia. Nessuna spiegazione.

La Chiesa dell’Anima Purificata è ora solo un ricordo sbiadito, un luogo evitato da tutti. Nessuno si avvicina. La porta non c’è più, il numero 666 è stato rimosso, ma non importa. Il terrore non può essere cancellato con una semplice formattazione. E di notte, se ascolti attentamente, tra il rumore del traffico e dei dispositivi accesi, puoi sentire. Un sussurro. Un canto incomprensibile che viene da un’altra dimensione. Dal cuore di quella cripta, che ora è una zona proibita. Un’area fuori rete. E chiunque provi a cercare… non torna mai indietro.

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