92 minuti di applausi


Quando Luciano Salce (1922-1989) gira Il secondo tragico Fantozzi include la celebre scena dei 92 minuti di applausi, iperbole ed epitomo cinematografico del servilismo del dipendente medio: costretto a vedere alcuni “mattoni” cinematografici (tra cui una classicissima Corazzata Potemkin dal nome leggermente modificato) in azienda, secondo la moda dei cineforum dell’epoca, Fantozzi diventa l’eroe che smaschera l’intellettualismo medio, costringendo il povero Riccardelli (simbolo del cinefilo medio che apprezza film che, suo malgrado, a volte neanche capisce) a visionare b-movie rimanendo in ostaggio.

92 minuti di applausi è un’iperbole entrata nel linguaggio comune, del resto, ogni volta che si sfonda un tabù, che si dicono le cose come stanno, prima che la polizia si incazzi (ennesima iperbole fantozziana altrettanto simbolica), molto prima che certa destra si appropriasse del lessico e della morale “contro” il politicamente corretto e i suoi (quasi sempre immaginari) paletti semantici. 92 minuti di applausi è l’atto di ribellione popolare per eccellenza, ed è anche uno schiaffo al servilismo insopportabile delle claque sempre festanti e passive, che applaudiscono il potente e ne adulano le vanità – le stesse di cui troppo spesso i giornali scrivono acriticamente. 92 minuti di applausi, chissà perchè 92, poi. 91 o 85 erano troppo pochi, ma tanto basta. In numerologia il numero 92 potrebbe essere scomposto in due cifre, 9 e 2: il 9 è spesso associato alla spiritualità e all’illuminazione, mentre il 2 è collegato alla dualità e alle relazioni. La combinazione potrebbe essere interpretata come un periodo di crescita spirituale e di bilanciamento delle relazioni, oppure potrebbe essere prova del fatto che si può dire qualsiasi cosa, davvero, senza che nessuno si prenda la briga di verificarla o ne controlli la coerenza, prima di ripeterla a pappagallo.

Approfondimento: che cos’è una claque

La “claque” è un termine che deriva dal francese e si riferisce a un gruppo di persone pagate per applaudire o esprimere approvazione durante spettacoli teatrali, concerti, conferenze o altri eventi pubblici. Questo fenomeno era particolarmente comune nell’Europa del XIX secolo e all’inizio del XX secolo. La parola “claque” in francese significa letteralmente “schiaffo” o “colpo”, ed è stata originariamente utilizzata con questo significato. Tuttavia, nel contesto teatrale e dell’intrattenimento, il termine ha assunto un significato diverso.

Nel XIX secolo, in particolare, la parola “claque” iniziò a essere utilizzata per riferirsi a un gruppo di persone che venivano pagate per applaudire o esprimere approvazione durante spettacoli teatrali, concerti o eventi pubblici. Quindi, l’evoluzione semantica della parola “claque” nel contesto dell’intrattenimento ha portato alla sua associazione con il pubblico pagato che forniva reazioni positive per influenzare la percezione dell’evento.

Le persone coinvolte nella claque, chiamate “claquers”, erano spesso ben addestrate nell’arte di applaudire in modo sincronizzato e nel fornire una reazione entusiastica al momento giusto per influenzare l’opinione del pubblico. La claque poteva essere utilizzata per creare un’atmosfera positiva o per far sembrare che un’opera o un esibizione fosse più popolare di quanto fosse in realtà.

Con il passare del tempo, la pratica della claque è diventata meno comune e spesso è stata vista come sleale o manipolativa. Oggi, nelle performance moderne, l’applauso e le reazioni del pubblico sono generalmente considerati autentici e spontanei, anche se ci sono ancora casi in cui si sospetta l’uso di claquers per influenzare la percezione dell’evento.

La parola “claque” si legge in italiano come “clac.” La pronuncia è simile alla parola italiana “clac” o “claque,” ed è una riproduzione approssimativa del suono del termine originale francese.

 

 

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