Opstandelsen: un pregevole mediometraggio a tema zombi

Una famiglia viene assaltata da un gruppo di zombi durante la messa di un funerale. It’s simple!

Buona produzione splatter-orrorifica di origine danese: questo Haugegaard ci sa fare e conosce Romero molto bene, tant’è che riprende la sua  struttura di intreccio claustrofobico, con litri di sangue in ballo e gore ad ogni angolo. Saremmo di fronte ad un quasi-capolavoro se non fosse per una trama un po’ troppo esile: del resto non è semplice reinventare un genere che ultimamente è tornato di moda, spesso in varianti piuttosto interessanti (Dead snow, ad esempio). Qui i toni sono molto cupi, a cominciare dal tipo di riprese che danno una sensazione di pesantezza dal primo momento, a finire con le scene più crude che non ci vengono risparmiate nemmeno per un po’.

Scordatevi quindi le gradevoli trovate del lavoro di Virkola, o la leggerezza di fondo di Zombi Strippers e della procace Jenna Jameson: preparatevi piuttosto a trascorrere diversi minuti incollati alla poltrona, perchè questo film è scuro, nichilista e deprimente. Mattanza zombi in una chiesa? Questa mi mancava, devo riconoscere un’originalità di fondo niente male. Il regista poi non risparmia nessuno, e – da quello che si vede – sottende una critica al bigottismo religioso, che pero’ – se così fosse – resta solo sulla carta: era troppo preso dal farci saltare dalla paura, probabilmente, e meno male che quantomeno ci riesce in almeno un paio di casi. La fortuna di un quasi-esordiente, direbbe qualcuno, che dovrebbe essere al suo terzo lavoro. Sebbene molte scene siano già state filmate in altre pellicole, “Opstandelsen” riesce a dare una buona impressione allo spettatore, anche solo per il livello di effetti speciali davvero impressionante.

Una dinamica stringente, una discreta interpretazione da parte degli interpreti e – cosa migliore di tutte – un bel multi-formato video: alternato tra le classiche riprese da horror arrivando ad interessanti pseudo-amatoriali in soggettiva alla Cloverfield. È bene comunque specificare che non si tratta di una sorta di shockumentary romeriano tipo Le cronache dei morti viventi, visto che – per fortuna, direi – nessuno dei protagonisti possiede una telecamera. Forse la vera debolezza di “Resurrezione“, horror del 2010 non doppiato in italiano, al di là della sua durata (nemmeno un’ ora) risiede proprio nell’eccessivo caos che si nota in alcune scene clou: il regista è ambizioso e fa benissimo, ma le scene più sanguinolente e movimentate sarebbero uscite meglio con una gelida camera fissa piuttosto che “buttandosi nella mischia“.

Realmente agghiacciante, comunque, molto cinico nelle conclusioni e anche un po’ gratuito per certi aspetti: ma per la maggioranza degli appassionati, a cui il prodotto “affettuosamente” si rivolge, va benissimo così.

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