Se avete visto il film 2022 I sopravvissuti potreste trascorrere diverse ore su Google e Facebook a cercare attinenze, “profezie” del mondo in cui viviamo, “rivelazioni” in cui sembra che quel film abbia “previsto tutto”. Ma tutto cosa, alla fine? Proviamo a chiederci se davvero questo film, dopo che l’abbiamo visto di recente, abbia fornito un quadro realistico del mondo in cui viviamo, e se sia pericoloso l’approccio riduzionista che lo rende un vessillo da negazionisti.
Soylent Green viene concepito dopo il boom economico di fine anni 60, che accomuna tante società occidentali e viene pesantamente contestato da alcuni scienziati e gruppi politici (sessantottini, gruppi extraparlamentari e così via). Sono gli anni in cui i DEVO, ad esempio, parlano per la prima volta di devolution, la devoluzione che sta facendo regredire l’Uomo ad uno stato demenziale e gli impediscono di prendere decisioni sensate. Sono anche gli anni in cui l’angoscia per l’indifferenza e l’insensibilità umana verso l’ecologismo trova sfogo in film come Frogs di George McCowan (un mondo corrotto in cui si immaginano rane e altri animali rivoltarsi contro l’uomo) e Godzilla – Furia di mostri, che racconta di una minaccia tossica aliena proveniente dallo spazio.
La sensibilità artistica generale si rivolta, in sostanza, contro la logica del profitto ad ogni costo, cosa che – è bene specificarlo, nei tempi in cui viviamo – la diffusione planetaria dei vaccini NON ha contribuito a fare (come chiarito saggiamente, ad esempio, da Wu Ming 1 nel suo recente La Q di Qomplotto, scrittore che è stato critico su tanti aspetti della pandemia ed ha espresso posizioni vicine a quelle dei No Green Pass. Nel libro, per inciso, esplicita come i vaccini non possano essere il miglior farmaco su cui lucrare, dato che esistono le varianti del virus e dato che è molto più agevole farlo con farmaci di malattie dallo storico più consistente, ad esempio la banale Aspirina).
Nei tempi in cui viviamo, esasperati dalla polarizzazione di pareri ed in cui chi la pensa in un certo modo non cambia mai idea, quegli spunti catastrofisti restano attualissimi, mentre assistiamo inermi al cambiamento climatico, alla sovrappopolazione e all’inquinamento più spudorato. Le fake news viaggiano veloci e i media mainstream (quelli apparentemente incorruttibili di un tempo) gli lisciano il pelo, mentre tanti leader politici abbracciano con disinvoltura negazionismi e complottismi che, fino a qualche anno fa, avremmo relegato al massimo agli sfoghi anonimi di qualche troll su internet.
Soylent Green racconta effettivamente il mondo che viviamo oggi, almeno in parte: un mondo in cui New York è una città sovraffollata in cui la classe media è scomparsa, in cui esistono persone molto ricche che vivono in appartamenti di lusso (in compagnia di donne puramente sessualizzate), mentre i poveri dormono e vivono dove capita, incluse le scale dei condomini. Il cibo sano è diventato talmente raro che solo i più abbienti possono permettersi un filetto di carne o della autentica frutta, mentre tutti gli altri si cibano di Soylent, cibo sintetico realizzato non si sa bene come.
Sembra la descrizione del mondo in cui viviamo, per certi versi, con tanto di ipersessualizzazione della donna, cibo tendenzialmente più scadente, povertà dilagante: ma bisognerebbe fare attenzione a non ricadere nel più classico dei cherry picking, la distorsione cognitiva con cui siamo portati ad adattare al nostro modo di pensare qualsiasi fenomeno che osserviamo, selezionandone le componenti più adeguate, un po’ come ci fa comodo scegliere le migliori ciliegie dal fruttivendolo. Chiunque pensi seriamente che Soylent Green abbia previsto lockdown, pandemie e addirittura il Green Pass dovrebbe, per completezza, non dimenticare che
- Soylent Green racconta un mondo cinico e anarchico, senza alcuna legge morale ed il cui il massimo lusso consiste in videogame coinop scomparsi da decenni (cosa che ad oggi non risulta)
- il film racconta di cannibalismo istituzionale e, peggio ancora, di uno stato che ha legalizzato l’eutanasia, dato che usa i cadaveri come componente del Soylent Green. Nella realtà di oggi, per quanto non sia difficile immaginare la legalizzazione del cannibalismo (specie da parte dei soggetti politici più cinici), è molto improbabile che venga accettato il suicidio assistito, soprattutto negli stati fortemente influenzati da credo religiosi come avviene ancora oggi.
2022 I sopravvissuti è oggettivamente un capolavoro della fantascienza ecologico-distopica, e andrebbe visto come tale, con attenzione e senza pregiudizi, prima di emettere qualsiasi giudizio o – peggio che peggio – piegarlo a narrazioni di comodo. Molto più semplicemente, andrebbe visto come film di culto e non per adeguarlo alle proprie eventuali credenze regresse, evitando di riservargli la fine indegna che è stata riservata a Essi vivono (altro film utilizzato come vessillo complottista basato sul cherry picking). Del resto non vogliamo infierire sui fan della cospirazione più di quanto non richieda la nostra scrittura, e ci basta ricordare l’esistenza del pensiero magico per spiegare tante false attinenze – e falsi ricordi, addirittura.
Sembra peraltro che i produttori abbiano subodorato la possibilità di rendere nuovamente virale Soylent Green, dato che un remake di Soylent Green pare sia stato tentato di recente (più di una volta), senza successo, almeno ad oggi. Di sicuro sarebbe un successo planetario, se venisse prodotto. E che non esca mai non è detto che sia un male, a ben vedere, dato che sono rari i remake di successo in questo ambito, e il più delle volte rifare un film anni 70 significa automaticamente depotenziarlo della carica sovversiva, shockante ed etico-politica che li caratterizzava. Tra l’altro Soylent Green non brilla per un messaggio esattamente progressista, a ben vedere, dato che ha come protagonista un anti-eroe puro, interpretato da un attore noto per le sue posizioni conservatrici (Charlton Heston), emblema di un egoismo di fondo che è forse tra le poche autentiche profezie che ci siamo trascinati nell’umanità moderna.
2022 I sopravvissuti resta un cult e rimarrà tale, per una buona ragione. Al netto dell’aspetto interpretativo e della narrazione solida e avvicente, effettivamente ha visto giusto per quello che riguarda le conseguenze del surriscaldamento globale, la crescita degli apparati repressivi e l’impossibilità di identificarsi in un vero e proprio “eroe” (il protagonista è un poliziotto che fa parte, senza alcun ripensamento, di quegli apparati repressivi). È bastato molto meno per bloccare l’economia e la crescita di una società che ritenevamo intoccabile, indiscutibile e invincibile. Per cui forse siamo effettivamente sulla strada di un futuro prossimo di natura distopica, in cui potrebbe essere molto più complicato ed eticamente complesso che doverci “ribellare” (le virgolette sono d’obbligo) contro un vaccino necessario. Del resto è chiaro che non si tratti semplicemente di fare i bastian contrari, alimentando il negazionismo imperante che, alla lunga, è diventato anch’esso mainstream.
Si tratta di rivedere le priorità, immaginando un mondo più bello e facendo lo sforzo di farlo senza sentirsi a disagio nel riferirlo agli altri esseri umani. Un mondo in cui le conseguenze, se fuori controllo, saranno difficili da immaginare – e da cui l’arte, come ha sempre fatto, prova a metterci in guardia.